I rumors sul ruolo del Fondo monetario internazionale
rispetto alle scadenze promesse dal governo Berlusconi sono diventati
realtà. Già il Corriere della Sera, questa mattina, raccontava di un
incontro fra Berlusconi, Tremonti, la presidente del Fmi Lagarde, gli
europei Van Rompuy e Barroso e gli immancabili Merkel e Sarkozy. Tema: i
44 miliardi di euro di precautionary credit line, linea di
credito precauzionale, da iniettare subito e potenzialmente il doppio
tra un anno, tutti crediti rinnovabili per un biennio. In contropartita -
riferiva l'articolo del Corsera - il Fondo vorrebbe verificare che il
Paese stia affrontando sul serio le proprie vulnerabilità.
Questa mattina fonti europee dicevano: intervento del Fondo, ma senza il via libero italiano al credito. Poi fonti italiane hanno smentito la richiesta del credito, ma hanno ammesso che abbiamo accettato l'attività di monitoraggio(eufemismo per giustificare un'imposizione). Che verrà svolta da Unione europea e Fondo monetario, appunto.
La notizia c'è ed è di una certa gravità, per chi ricordi cosa
significhi finire sotto l'azione del Fondo monetario internazionale,
anche se per un semplice monitoraggio (sulla cui invasività resta ancora
tutto da chiarire). L'Italia ricorse al Fondo solo nel 1974 nel periodo
del cosiddetto shock petrolifero: in quel caso il prestito avvenne.
Un'era fa.
Il tema della sovranità nazionale e di quanto della stessa stiamo appaltando a soggetti che si trovano a invadere un'area
in cui non sono legittimati da nessun riconoscimento scaturito dalle
urne, si fa drammatico. Forse anche tragico, anche se nel concetto
classico la tragedia greca prevedeva che l'eroe cercasse con tutti i
mezzi di sottrarsi a un destino inevitabile, senza però riuscire a
sottrarvisi. Qui di sforzi eroici non c'è traccia. I fiumi di inchiostro
che hanno irrorato negli ultimi giorni i quotidiani nostrani, ma
soprattutto stranieri, riguardano un'agonia di governo che nessuno
riesce a terminare. Nemmeno quelli che una volta erano considerati
poteri forti. Nemmeno i salotti di una finanza ormai sconvolta. Il
perché rimane, per ora, oscuro.
Lo iato incolmabile fra il Palazzo, tutto, è la realtà che
vive la società 'normale' vive a sua volta della scissione che si sta
conclamando fra maggioranza e governo. Ma il tema di fondo riguarda la salvaguardia della democrazia rappresentativa.
Se i cittadini votano per i propri rappresentanti politici, risulta
particolarmente divaricato il meccanismo per cui sia poi la Banca
centrale europea a dettare gli impegni e le riforme, e più ancora che il
Fondo monetario internazionale si palesi a mo' di avvoltoio sulla
spalla. È tempo di stabilire delle priorità, come dice in maniera chiara
Rossana Rossanda oggi dalla prima pagina del
Manifesto, denunciando il silenzio assordante che ha fatto seguito al
ricatto dei Grandi rispetto all'esigenza - per fini politici o meno in
questo momento non è influente - del premier greco di chiedere un parere
al popolo. Cosa di più normale in una democrazia?
Oltre alla voce di Rossanda, c'è un altro intellettuale - Luciano Canfora
- che torna dalle pagine de l'Unità a esercitare una memoria ormai
assopita nell'opinione pubblica. Sempre sulla cessione di sovranità
nazionale a soggetti terzi, non rappresentativi. "Al premier Papandreou
- sostiene Canfora - è stato persino imposto di riformulare il
quesito, in modo da estenderlo alla permanenza stessa nell'euro. Un
atteggiamento semi-coloniale, e la conclusione, cioè la rinuncia della
Grecia alla consultazione, è uno scacco mortale alla democrazia. I capi
dell'Europa si sono mossi come il brigante Mackie Messer dell'Opera da
tre soldi di Brecht, con il coltello in mano".
Tornando allo squallore politico romano. Resta la pistola alla tempia che si chiama spread,
cioè - come gli italiani hanno imparato ormai a memoria - il
differenziale fra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli
tedeschi. Stamane, dopo le voci sull'intervento del Fondo, siamo rimasti
in apertura dei mercati a 428 punti, un paio sotto i 430 di ieri sera.
Non un buon segnale. La pressione persiste, forte. Sulla fiducia si
gioca un copione ormai scritto. Chi ha rotto, non pagherà. I cocci sono
tutti nostri.
Fonte.
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