La campagna per le prossime elezioni politiche è già cominciata.
L'iniziativa referendaria sarà uno dei fronti caldi. Guai però a
sminuire l'importanza dei temi, ciascuno dei quali viaggerà
separatamente da quelli che saranno gli schieramenti e le alleanze alle
prossime consultazioni politiche. La Federazione della sinistra è
impegnata su due quesiti riguardanti il lavoro presentati già in
Cassazione con altre forze politiche, ai quali si aggiunge il quesito
sulle indennità parlamentari presentato dall'Idv – che la Fds sostiene –
più un quarto quesito sulle pensioni del Prc in via di formulazione.
Nel
pacchetto spiccano – si diceva – i due quesiti sul lavoro, uno
sull'abrogazione dell'articolo 8 che oggi consente la deroga alla
contrattazione collettiva, l'altro che punta invece al ripristino del
vecchio articolo 18 e della norma della reintegra del lavoratore
licenziato. A sostenere i due quesiti è un arco di forze che raggruppa
Idv, Federazione della sinistra e Sel, oltre alla Fiom e singoli
giuristi. Il Pd ha deciso di non sostenerli, ma singoli suoi esponenti
hanno fatto un'altra scelta. È il caso, per esempio, di Sergio
Cofferati, l'ex leader della Cgil che a difesa dell'articolo 18 impegnò
la propria organizzazione nel memorabile corteo dei tre milioni a Circo
Massimo nel 2002. Anche il senatore del Pd Vincenzo Vita ha deciso di
sostenere le proposte referendarie sul lavoro.
Nel dettaglio il
quesito sulla contrattazione collettiva chiede l'abrogazione
dell'articolo 8 del decreto legge del 13 agosto 2011, n. 138, (titolato
“Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo
sviluppo”), poi convertito in legge. Allora c'era ancora il governo
Berlusconi, oggi c'è il governo Monti. Ma le posizioni non cambiano.
Anche l'attuale ministro del welfare, Elsa Fornero, è una fan
dell'articolo 8. La norma vigente permette in sostanza la stipula di
contratti in deroga alla contrattazione collettiva nazionale.
Più
articolato il quesito sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (la
legge 20 maggio 1970), che chiede di abrogare diverse modifiche
introdotte dal ministro Fornero – sempre lei – per evitare la
riassunzione dei lavoratori ingiustamente licenziati. Per questi è
prevista solo la liquidazione con un indennizzo economico. L'intervento
più significativo sarebbe sul quinto comma che attualmente stabilisce,
nel caso di licenziamenti senza giusta causa, un semplice indennizzo
economico da parte del datore di lavoro. I referendari propongono di
abolire il seguente passaggio: «Il giudice, nelle altre ipotesi in cui
accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo
o della giusta causa addotti dal datore di lavoro, dichiara risolto il
rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e condanna
il datore di lavoro al pagamento di un'indennità risarcitoria
onnicomprensiva determinata tra un minimo di dodici e un massimo di
ventiquattro mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, in
relazione all'anzianità del lavoratore e tenuto conto del numero dei
dipendenti occupati, delle dimensioni dell'attività economica, del
comportamento e delle condizioni delle parti, con onere di specifica
motivazione a tale riguardo».
Un terzo quesito referendario,
presentato dall'Idv e sostenuto anche dalla Fds, riguarda la modifica
parziale dell'attuale legge per la «determinazione» dell'indennità dei
parlamentari. Nel dettaglio si propone la cancellazione dell'articolo
due e del terzo comma dell'articolo 5 che recita: «L'indennità mensile e
la diaria per il rimborso delle spese di soggiorno prevista dall'art. 2
sono esenti da ogni tributo e non possono comunque essere computate
agli effetti dell'accertamento del reddito imponibile e della
determinazione dell'aliquota per qualsiasi imposta o tributo dovuti sia
allo Stato che ad altri Enti, o a qualsiasi altro effetto».
Il quarto
quesito è in corso di stesura. Rifondazione - come spiega il
responsabile lavoro e welfare Roberta Fantozzi in questo numero di Ombre
Rosse – ci sta lavorando con l'aiuto dei giuristi. A giorni conosceremo
il testo.
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