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10/10/2012

Nuova finaziaria dal governo Monti

Il Consiglio dei ministri vara una legge di stabilità che contiene una sorpresa, su cui era sorto un giallo nel corso della serata: si tratta dell’abbassamento di un punto delle prime due aliquote dell’Irpef, che scendono dal 23 al 22% e dal 27 al 26%. Una scelta che alla fine spinge il presidente Mario Monti a dire che “la disciplina di bilancio paga”. Questa novità comporta però che dal luglio prossimo aumenterà l’Iva di un punto.
Durante la lunga notte del Consiglio dei Ministri, il sottosegretario al tesoro Gianfranco Polillo, ospite di Ballarò, aveva annunciato che la legge di stabilità avrebbe tagliato l’Irpef. Notizia immediatamente smentita in una nota da Palazzo Chigi che la definiva “destituita di fondamento”, mentre Polillo in trasmissione insisteva nel dire che la misura era presente nella bozza del provvedimento. Si tratta di una misura piuttosto onerosa che nessuno si aspettava. Il ministro Vittorio Grilli, incontrando nel pomeriggio le parti sociali aveva parlato piuttosto di 6,5 miliardi destinati ad evitare l’aumento di due punti delle due aliquote. ”Non ci sarà una nuova manovra” aveva rassicurato il ministro dell’Economia rivolgendosi in particolare alla Cgil che aveva già minacciato lo sciopero generale.
Alla fine il Consiglio ministri dà ragione a Polillo ed ecco che la legge di stabilità prevede il taglio delle due aliquote Irpef, compensate da un aumento di un punto ciascuna delle due aliquote Iva. Quindi la tassazione sui redditi sarà alleggerita mentre salirà quella sui consumi. “La pensavamo da mesi, ma siamo stati bravi a tenerla segreta”, ha detto al termine del Consiglio dei ministri Grilli.
L’uscita di Polillo ha rubato a Monti la soddisfazione di annunciare per primo l’abbassamento delle tasse dirette. “Possiamo cominciare a vedere e toccare con mano – ha detto soddisfatto nella (ormai consueta) conferenza stampa notturna – che la disciplina di bilancio paga, conviene. La nostra disciplina ci ha consentito di non inseguire il peggioramento della congiuntura con aumenti di tasse, come è avvenuto in altri Paesi”. Dunque, ha insistito Monti “abbiamo dato un chiaro segnale che quando ci sono segni di stabilizzazione ci si può permettere lievi sollievi”, come appunto la limatura dell’Irpef. “Speriamo che gli italiani – ha concluso – vedano in queste decisioni, che non è una modificazione della rotta, che questa stessa rotta ha un senso”.
A petto di questo, però, sono molte le misure di risparmio in vari settori: sanità, regioni, pubblico impiego e pubblica amministrazione per un totale di 11,6 miliardi di euro in tre anni. Con tante novità sorprendenti, contenute nella bozza del disegno di legge sulla stabilità. Eppure su alcuni punti non mancano i dettagli. Ad esempio, l’operazione “lampioni spenti”: risparmio energetico che si otterrebbe attraverso lo “spegnimento dell’illuminazione ovvero il suo affievolimento”. Ma c’è di tutto: meno 1,5 miliardi alla sanità, tagli ai rimborsi malattia sull’assistenza ai disabili. E niente aumento in busta paga per gli statali. Nella maggioranza è già tensione. Il Pd: “Se continuiamo con i tagli ai servizi al cittadino non andiamo da nessuna parte”.
In ogni caso, al di là di conferme e smentite, secondo lo stesso ministro Grilli “la legge di stabilità ha obiettivi che richiederanno risorse anche aggiuntive per finanziarli”. Tra cui, il primo, evitare l’aumento dell’Iva; il secondo, incentivare il miglioramento del sistema economico. Nel dettaglio Grilli aveva parlato di entrate complessive garantite dalla legge di stabilità oscillanti “tra i 10 ed i 12 miliardi , di cui 6,5 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva”. Le risorse verrebbero garantite da spending review e, garantiva sempre Grilli, dalla Tobin tax, anche se non è chiaro come, visto che i proventi della tassa approvata stamattina a livello comunitario dovrebbero andare direttamente a Bruxelles. Resta quindi fondamentale, per la manovra non manovra, per dirla con Grilli, la lunga serie di tagli elencati nella bozza della legge al vaglio del Consiglio dei ministri.
Ecco la bozza:




Nel dettaglio, ai fini della riduzione del saldo netto da finanziarie ci sono 6,6 miliardi nel 2013, 4,1 miliardi nel 2014, 900 milioni nel 2015. Tutto per evitare lo stop all’aumento dell’Iva previsto per il primo luglio 2013 che avrebbe dovuto portare 6,5 miliardi e finanziare le risorse per gli esodati, ma anche il Tav (790 milioni) e le penali per la mancata realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina (300 milioni).

I TAGLI.  Il livello del fabbisogno del servizio sanitario nazionale e del correlato finanziamento è ridotto di 1,5 miliardi di euro a partire dal 2013. Passano invece da 1 a 2 miliardi, i tagli lineari previsti dalla prima spending review per le Regioni a statuto speciale. Per i dipendenti pubblici, invece, resta confermato il blocco dei contratti fino al 2014, ma alla scadenza non sarà erogata l’indennità di vacanza contrattuale. Accetta anche sui permessi previsti dalla legge per il disabile o per la cura di parenti affetti da handicap. La retribuzione per i giorni di permesso (tre al mese) scende infatti al 50% a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie dello stesso dipendente pubblico o per l’assistenza ai figli o al coniuge. Al via anche l’operazione lampioni spenti: per il contenimento della spesa, il risparmio energetico e la razionalizzazione e ammodernamento delle fonti di illuminazione in ambienti pubblici è infatti previsto lo spegnimento dell’illuminazione ovvero il suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle ore notturne. Stop, poi, all’affitto e all’acquisto di nuovi immobili da parte di tutte le amministrazioni pubbliche. Ma anche all’acquisto e il leasing di autovetture ovvero di arredi. Stretta, poi, sulle spese di consulenze informatiche. Colpito dalla razionalizzazione anche il settore istruzione. Il budget delle Università potrà crescere del 3% all’anno.Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4. Ok alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari. Non è finita, c’è anche un non meglio specificato taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015. Infine torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.

I FINANZIAMENTI. Tra le buone cause della manovra, spicca la detassazione degli aumenti salariali. Quelli che saranno dati in relazione a incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa saranno tassati nel 2013 al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi. E’ previsto uno stanziamento massimo di 1.670 milioni nel 2013 e 526 milioni nel 2014. Ma tra le voci che pesano di più sul conto, c’è l’assegnazione di una dotazione finanziaria aggiuntiva di 300 milioni di euro per l’anno 2013 al Fondo per lo sviluppo e la coesione per far fronte agli oneri derivanti dalla mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
E’ invece di complessivi 790 milioni la somma che il governo vorrebbe stanziare per il finanziamento di studi, progetti, attività e lavori preliminari, lavori definitivi della nuova linea ferroviaria Torino-Lione voci per le quali è autorizzata la spesa di 160 milioni di euro per il 2013, di 100 milioni di euro per il 2014 e di 530 milioni per il 2015. Sale poi a 1,6 miliardi la somma che verrebbe destinata al Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario. Mentre alle Ferrovie sono destinati 500 milioni per il 2013 per il finanziamento degli investimenti relativi alla rete infrastrutturale ferroviaria nazionale e 300 milioni per assicurare la continuità dei lavori di manutenzione straordinaria della rete ferroviaria inseriti nel contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rfi. Pronti 300 milioni anche per l’Anas. Obiettivo: assicurare la continuità dei lavori di manutenzione straordinaria della rete stradale inseriti nel contratto di programma tra il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e il gestore della rete.
Lo Stato, poi pensa anche per sé. Con una mossa a doppio taglio il governo predispone infatti la possibilità di fare erogazioni liberali al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e usufruire di uno sconto fiscale pari al 19% dell’imposta lorda. Tra gli zuccherini, infine, c’è l’istituzione dell’Agenzia per la Coesione che dovrebbe intervenire nella promozione dello sviluppo economico e della coesione economica, sociale e territoriale e nella rimozione degli squilibri economici, sociali, istituzionali e amministrativi del Paese al fine di favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona.

Fonte

Vale la pena spendere due parole sulla nuova finanziaria del governo perché al solito i titoloni dei giornali sono leggermente fuorvianti.
La carta stampata fa infatti eco a quel Monti secondo cui la “la disciplina di bilancio paga” perché finalmente si abbassano le tasse. Purtroppo, invece, si tratta sempre delle solite sparate berlusconiane però in salsa tecnica.
La riduzione delle due aliquote Irpef più basse a partire da gennaio 2013 è, infatti, uno specchietto per le allodole, perché controbilanciata (anche se l'ipotesi più probabile è quella del saldo negativo nelle tasche degli italiani) dall'aumento dell'iva di un punto percentuale a partire da luglio 2013.
Per capire meglio vale la pena fare due conti.

Allo stato attuale delle cose, un lavoratore dipende con un reddito lordo di 25 mila euro annui (quindi uno che sta bene visti i tempi) è  tassato del 23% per i primi 15 mila euro che compongono il suo reddito e del 27% per ciò che rimane, carta e penna alla mano esce quanto segue:
  • Prelievo relativo alla prima aliquota 15000 x 0,23 = 3450€
  • Prelievo per la seconda aliquota (25000 - 15000) x 0,27 = 2700€
  • Totale della tassazione: 6150€
Aggiornando i conti alle aliquote stabilite per il 2013 i conto sono questi:
  • Prelievo relativo alla prima aliquota 15000 x 0,22 = 3300€
  • Prelievo per la seconda aliquota (25000 - 15000) x 0,26 = 2600€
  • Totale della tassazione: 5900€
Numeri alla mano il governo ci lascerebbe in tasca 250€ all'anno che diventano 19,23€ in tredici mensilità.

Sapendo che l'aumento dell'iva va ad impattare sull'acquisto di ogni bene tanto essenziale quanto superfluo, mi gioco la testa che 20€ scarsi, un lavoratore li fa fuori in meno di una settimana di banalissima vita da anni di crisi.
In buona sostanza, quindi, la disciplina di bilancio che paga è una presa per il culo, soprattutto quando si distrugge quasi 1 miliardo di euro tra TAV e penali per il ponte sullo stretto di Messina.

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