Come è stato commentato l’ultimo Consiglio Europeo dai giornali italiani? Tutto sommato, con soddisfazione. Il fronte del rigore della Merkel s’è impantanato di fronte alle resistenze di Hollande, con Monti a gongolarsi nel ruolo di mediatore. Dunque: niente super commissario (probabilmente tedesco) a vigilare e a bacchettare gli Stati cattivi che non rispettano i patti e sforano coi bilanci.
In Inghilterra, però, sono state ben diverse le reazioni. Il Premier Cameron, presentandosi alla Camera dei Comuni alle 7 e 30 del mattino, ha riferito quanto è stato discusso e deciso a Bruxelles. Ebbene sì, questi Inglesi hanno la bizzarra abitudine di pretendere che il loro primo ministro, di ritorno da ogni vertice o consiglio europeo, si rechi immediatamente in Parlamento ad esporre una relazione riassuntiva delle varie riunioni tenute, delle iniziative intraprese e delle proposte avanzate, e poi si sorbisca un’ora e mezza di domande da parte dei vari deputati che gli chiedono ulteriori chiarimenti o ne criticano la condotta.
“Il nostro Paese non è nell’eurozona e non ha alcuna intenzione di entrarci” ha esordito Cameron, tra l’apprezzamento generale. “È da molto tempo che lo vado ripetendo: entrare a far parte dell’eurozona implica entrare a far parte di un’unione bancaria, di cui il nostro Paese non farà assolutamente mai parte. Le nostre banche nazionali saranno controllate dalla Banca Centrale del nostro Stato, non dalla Banca Centrale Europea, e i nostri contribuenti non andranno certo ad assicurare o a salvare le banche dell’eurozona”.
Fin qui, si dirà, nulla di trascendentale. La tendenza britannica a curare soltanto i propri interessi, senza preoccuparsi troppo del resto del Continente, è risaputa. Ma nel prosieguo del discorso, Cameron ha detto cose un po’ meno scontate e prevedibili, su cui bisognerebbe riflettere: “Ciò di cui noi abbiamo davvero bisogno è che i membri dell’eurozona portino a compimento quell’unione bancaria. Unione bancaria che però non può essere davvero efficiente se la si priva delle prerogative più importanti, come stabilire le garanzie di mutualizzazione del debito, una politica condivisa di stabilizzazione finanziaria, e un organismo chiamato a decidere sul salvataggio delle banche in crisi. E abbiamo anche bisogno di evitare che l’elevato indebitamento dei singoli Paesi dell’eurozona vada a destabilizzare l’intero sistema bancario europeo”.
In sostanza, Cameron dice: noi stiamo fuori e pensiamo ai nostri affari, e non gradiamo alcun tipo di ingerenza; ma pretendiamo che voi che state dentro mandiate avanti a dovere la baracca. E infatti ha continuato: “L’organismo che attualmente garantisce la regolarità dell’operato della banche europee all’interno del mercato unico è l’EBA (Autorità Bancaria Europea). Ebbene, noi dobbiamo essere sicuri che tale autorità continui a lavorare garantendo in maniera efficace la correttezza e le capacità decisionali”.
Poi, in mezzo a un coro di approvazione generale, ha concluso: “A novembre si prevede un nuovo accordo per decidere i piani di spesa europei per il 2014/2020. Ecco, noi non abbiamo introdotto misure «lacrime e sangue» in Inghilterra per poi andare allegramente a Bruxelles e firmare per un aumento di spesa in Europa. Io non credo affatto che gli elettori tedeschi lo vogliano più di quanto lo vogliono gli elettori britannici, ed è per questo che il nostro Governo s’è schierato in prima fila nel pretendere delle riduzioni di spesa”.
Ora, la cosa curiosa è proprio questa sorta di assist alla Germania. È come se l’Inghilterra, di fronte al rischio – a questo punto concreto – di restare sempre più isolata (anche dai Paesi scandinavi, che non stanno gradendo molto la politica estera di Cameron), lanci un appello alla Germania: “chi ve lo fa fare a spendere soldi e fare sacrifici per sistemare i disastri fatti dai PIGS?”. E la cosa ancor più bizzarra è che Cameron, questo appello, lo lanci proprio nel momento in cui con più fermezza ribadisce la volontà dell’Inghilterra di non immischiarsi nei pasticci dell’eurozona. E infatti, dopo che Cameron e Milliband se ne sono dette di tutti i colori per una decina di minuti, rinfacciandosi errori e incompetenze reciproche, un deputato laburista, molto pacatamente, ha chiesto al Premier: “Ma quando lei ha espresso queste sue osservazioni alla cancelliera Merkel, lei cosa ha risposto?”. E Cameron: “La Merkel ha convenuto con me che è necessario rinforzare la stabilità dell’eurozona e giungere ad una più forte unione bancaria. Ma ovviamente ha rispettato l’indipendenza economica e finanziaria dell’Inghilterra, che ha una propria moneta e un sistema bancario autonomo”.
Delle due l’una: o Cameron ha raccontato panzane per raccogliere consensi in Patria – visto che sia i Laburisti sia la parte più radicale dei Conservatori gli chiedono maggiore fermezza in Europa – oppure si stanno aprendo degli scenari nuovi. Che sono quelli di una Europa bipolarizzata, in cui i Paesi più forti economicamente (dalla Germania in su) si mettono a capo di un’unione bancaria con una moneta forte, e quelli in difficoltà s’arrangiano come possono. E in questo nuovo scacchiere, l’Inghilterra potrà continuare a dialogare con i più virtuosi, senza dover sborsare una sterlina per intervenire nel salvataggio dei Paesi in difficoltà.
Fonte
Al netto del titolo originale del pezzo, a mio parere fuorviante, e delle balle di Cameron in merito al sistema bancario inglese che di nazionale ha solo la localizzazione geografica (come il nostro del resto), trovo che gli scenari prospettati dalle parole del primo ministro britannico sia alquanto sinistri.
Con
declinazioni differenti sembra profilarsi la medesima simpatia che l'Inghilterra nutriva per i totalitarismi italiani e tedeschi del primo '900, che tanto
piacevano (prima che s'allargassero troppo) a Churchill perché
estremamente efficienti nella repressione delle istanze dei proletari di
allora in favore del consolidamento degli interessi borghesi.
In questo senso, Cameron sembra intenzionato ad accordarsi con Merkel sulla spartizione dell'Europa: all'Inghilterra il predominio sulle speculazioni finanziarie (la cui capitale è Londra da un pezzo), alla Germania la dominazione industriale e commerciale, a tutti gli altri, calci in bocca.
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