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04/10/2012

Genova, stretta tra il mare e le grandi opere

Con una mozione a favore delle Grandi Opere Inutili (chiamate infrastrutture), ancora una volta nella Superba assistiamo all’attacco del partito del cemento che in nome del “progresso e dello sviluppo” vuole sgomberare il campo dai possibili dubbi sulla realizzazione della Gronda autostradale di Ponente.
Un nuovo tratto autostradale definito dallo stesso amministratore delegato di SPEA Castellucci come “lo scavo più grande del mondo”,un’enorme cantiere per realizzare 42 km di gallerie (pari a 4 trafori del Monte Bianco), 4 km di viadotti ed 11 km di innesti all’aperto ed in galleria, 10 milioni di metri cubi di smarino (terra di scavo) provenienti dagli scavi, dei quali 5 milioni contenenti amianto (certificato da sondaggi eseguiti dalla stessa società Autostrade).
Tutto questo giustificato dai sostenitori dell’opera come ”insostituibile infrastruttura necessaria a rompere l’isolamento di Genova dal resto dell’Europa…”. Come se non bastasse, ci mettiamo anche il Terzo Valico Ferroviario che con i suoi 53 km di nuova linea ferroviaria, verrà a costare “solo” 6,2 miliardi di euro (115 milioni di euro a km), per portare fantomatiche merci in alta velocità verso il nord Europa.
La Liguria è la regione italiana con maggior indice di consumo di territorio : 69 km di autostrade ogni 100 km quadrati di superficie regionale (indice 0,0069); per il Comune di Genova l’indice è addirittura 0.173, con i suoi 42 km di tratte autostradali su una superficie di 243 km quadrati. Nonostante questi dati, la vecchia classe politica continua a sostenere la cementificazione del territorio come un bisogno della gente, promuovendo falsi percorsi partecipativi, mimando malamente la democrazia partecipata o il dibattito pubblico.
Il 18 Settembre 2012 in Consiglio Comunale a Genova il Movimento 5 Stelle ha portato con forza in aula le ragioni e i dati che senza ombra di dubbio provano la completa inutilità della nuova infrastruttura autostradale, evidenziando inoltre i grossi rischi sulla salute dei cittadini, derivanti dalla cantierizzazione dell’opera in mezzo alla città.
Sorprendenti sono state le argomentazioni dei paladini del cemento che tra le file del Pd, Pdl, Idv, Udc hanno acclamato una voglia di rinascita della città misurata in corsie autostradali, gallerie, viadotti, promettendo posti di lavoro per tutti e auspicando flussi di denaro che non debbano interrompersi.
”Percorsi ormai avviati”, dicono, per dare continuità a quella vecchia politica che sta consumando il nostro territorio e stringendo sempre più Genova tra il mare e le grandi opere.

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