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02/08/2013

Tunisia: tra manifestazioni antislamiste e attacchi di Al Qaeda

Nel paese continuano le manifestazioni contro gli islamisti di Ennahda al governo, che perde pezzi e apre ad un esecutivo di unità nazionale. Continuano anche gli attacchi delle milizie vicine ad Al Qaeda.

Ha rassegnato le dimissioni il ministro dell’Istruzione, Salem Labyedh, professore di sociologia e tecnocrate laico, che era entrato a far parte del governo tunisino  nel marzo scorso. Labyedh ha dichiarato che la sua decisione è stata motivata dall’uccisione, una settimana fa, del deputato nazionalista di sinistra Mohamed Brahmi. L’opposizione, a cominciare dal Movimento popolare, partito laico di cui Brahmi era il leader, punta il dito contro gli islamisti di Ennahda al governo, accusati di essere i mandanti o comunque di coprire e tollerare le aggressioni e le scorribande dei commandos salafiti.
Da diversi giorni proteste di strada si svolgono nel paese del Nord Africa nelle ore serali, quando si interrompe il digiuno del ramadan: i manifestanti dell'opposizione chiedono le dimissioni dell’intero governo, la formazione di un esecutivo di unione nazionale e la dissoluzione dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) con l’indizione d'immediate elezioni. Finora hanno sospeso le proprie attività in parlamento 73 deputati su un totale di 217, paralizzandone i lavori.
Nelle ultime ore, la direzione di Ennahda ha ammorbidito le proprie posizioni. Dopo aver respinto ogni possibile scioglimento del governo, alti esponenti del partito della Fratellanza Musulmana si sono detti “aperti a tutte le proposte per raggiungere un accordo sulla formazione di un gabinetto di unione o di salvezza nazionale” ha dichiarato Ameur Larayedh. Parole accolte come un segnale di apertura verso le rivendicazioni dell’opposizione ma anche di Ettakatol, uno dei tre partiti dell’attuale coalizione di governo. “Invece la dissoluzione dell’Anc è una linea rossa da non varcare” ha precisato il dirigente di Ennahda. Anche il ministro dell’Interno, Lofti Ben Jeddou, altro indipendente in carica da quattro mesi, si è detto “sul punto di rassegnare le dimissioni”, invitando tutte le parti a “superare i propri egoismi per far fronte alle sfide e combattere il terrorismo”.

Nuove manifestazioni si sono registrate nella notte in Tunisia. In piazza sono scesi migliaia di tunisini, sia i sostenitori del governo e del partito di maggioranza Ennahda che gli oppositori. I primi si sono radunati a Tunisi nella zona di piazza del Bardo, davanti alla sede dell'Assemblea nazionale costituente.
A Tunisi ieri sera migliaia di persone hanno commemorato gli otto soldati uccisi sul monte Chaambi per mano di un gruppo armato islamista. La gente è affluita in piccoli gruppi davanti al palazzo del Ministero della Difesa, alla Kasba, e molti portavano candele, oltre a bandiere nazionali. Alla manifestazione hanno preso parte giovani e giovanissimi e tante donne e molti non sono riusciti a trattenere le lacrime. La gente, quando la piazza si è riempita, ha recitato una fatiha, una preghiera in ricordo dei soldati assassinati. Dopo che la militante dei diritti dell'Uomo e avvocato Leila Ben Debba ha indirizzato un breve messaggio alla folla ed è stato osservato un minuto di silenzio, i manifestanti hanno cantato l'inno nazionale. Ma poi dalla folla si sono levati slogan contro il partito islamico Ennahda ed il suo leader Rached Gannouchi, bollato come assassino.

Il principale sindacato tunisino, l'Ugtt (Unione generale dei lavoratori tunisini), ha rinnovato il proprio appello per l'organizzazione di proteste ''pacifiche'' contro il ''terrorismo'' in tutto il Paese. Ma non sempre le proteste contro il governo sono pacifiche: un gruppo di manifestanti ha preso d'assalto gli uffici del partito tunisino al potere nella città di Ghardimaou, nel nordovest della Tunisia; per bloccare i dimostranti le forze di sicurezza sono intervenute duramente.

Oltre alla crisi politica causata dall’uccisione di Brahmi e prima ancora del leader comunista Chokri Belaid la Tunisia sta facendo i conti con i continui attacchi e attentati di gruppi armati islamisti legati alla rete di Al Qaeda. Nelle ultime ore nella regione del monte Chaambi (ovest), al confine con l’Algeria, la tensione è nuovamente cresciuta. Ieri nella zona sono state segnalate violente sparatorie tra truppe d'elite tunisine ed una formazione armata islamista. Quando l'eco delle sparatorie è giunta nei villaggi ai piedi del monte, decine di uomini, armati di bastoni, pugnali e coltelli sono corsi verso le zone degli scontri per schierarsi accanto ai soldati, e si sono udite anche delle detonazioni, provocate probabilmente dallo scoppio di mine. Potrebbe trattarsi di ordigni artigianali che i terroristi hanno disseminato nella zona e che hanno già fatto delle vittime tra i militari e feriti tra i civili. Una bomba controllata a distanza è esplosa stamattina all'alba al passaggio di una pattuglia della Guardia Nazionale tunisina nei pressi di Mamdhia, a sud di Tunisi, senza tuttavia provocare vittime.

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