Non si chiama più Imu, si chiamerà da gennaio Service tax. E l'unica certezza è che, mentre prima pagavano solo i proprietari di case, dall'anno prossimo anche gli inquilini dovranno mettere mano al portafoglio.
L'orrida tassa il cui nome solo al pronunciarlo fa tanto orrore al Pdl per ora viene tolta a metà. Via la prima rata di giugno, c'è «l'impegno politico» a fare altrettanto con la seconda. Che non ci sia la copertura, e che sia improbo trovarla senza mettere nuove imposte visti i salti mortali sin qui fatti per recuperare un po' di soldi, sembra essere una sine cura.
IL TRIONFO DELL'IPOCRISIA. Ma nonostante il governo lo sappia benissimo, a Palazzo Chigi è andato in scena il trionfo dell'ipocrisia. Per un Enrico Letta tutto teso a rivendicare con enfasi la perdita della data di scadenza che pendeva sul suo esecutivo, c'era un Angelino Alfano che esaltava quel misero maquillage contabile come una riforma epocale.
Così, drammaticamente in bilico per le disavventura giudiziarie del Cav, le larghe intese hanno improvvisamente ritrovato slancio e sicumera, anche se con una penosa finzione. Politicamente, si tratta di un vero pastrocchio.
Si notino le giravolte. L'Imu, che con il nome di Ici era stata tolta dall'ultimo governo Berlusconi, fu rimessa da Mario Monti con l'appoggio dello stesso Cav. Che poi, con Letta premier, ha di nuovo cambiato idea. Così come l'ineffabile presidente della Bocconi il quale, dopo aver detto che se lui avesse cancellato l'Imu l'esecutivo seguente avrebbe dovuto inasprirla di cinque volte, ora se pur mugugnando ne appoggia l'abolizione.
IL PD HA LASCIATO L'INIZIATIVA. Sempiterno spettatore della pochade il Pd, che in questa battaglia sulla fatidica tassa si è fatto tirar dentro di malavoglia, lasciando tutta l'iniziativa ai berluscones. I quali ne hanno ben presto fatto una questione di principio a cui il partito di Epifani ha dovuto soggiacere. L'importante era tener sotto schiaffo gli alleati-avversari, alzare la posta al punto da far capire bene chi comanda nell'anomala coalizione.
Ma era davvero una così cogente priorità l'eliminazione della tassa sugli immobili? Certo che no, visto che a detta di tutti sono le imposte che gravano sul lavoro e sulle imprese a frenare i pur labili segnali di ripresa.
Però occorreva dare un contentino a Berlusconi, depotenziarne la bellicose (ma solo sulla carta) intenzioni di far saltare il governo sulla mina della sua agibilità politica.
PER SILVIO È UN SUCCESSO. Un copione che potrebbe di nuovo andare in scena sul paventato aumento dell'Iva, che è l'altro tema con cui il Pdl sta dettando l'agenda di governo.
Ma intanto il Cav incassa una netta vittoria politica, così netta che non ha potuto esimersi dall'esternare tutta la sua soddisfazione. Con un gran sospiro di sollievo per gli esegeti delle grandi intese, Quirinale in testa, che a questo punto sanno bene che dopo cotanto plauso Berlusconi non potrà far cadere il governo sui suoi ultimi guai giudiziari. Tanto più che l'idea di un salvataggio del condannato sta trovano importanti sponde anche in campo avverso, con Violante, Fioroni & C. a rivendicare il rinvio alla Consulta della legge Severino sull'incandidabilità.
RESPIRANO LETTA E LE COLOMBE PDL. A questo punto ci sta che Letta si sbilanci, pronosticando di durare l'intera legislatura. Ci sta anche che Alfano e le colombe del Pdl gridino allo scampato pericolo. Plaudendo alla vittoria interna sui falchi che avrebbero voluto sfasciare tutto, nonché alla conservazione della poltrona, che di questi tempi non è poco.
Tutto ciò almeno fino al prossimo intoppo, che ancora una volta ha le fattezze del Cav. Sulla cui testa, aggirato l'ostacolo della condanna in terzo grado per i diritti Mediaset, pendono altri processi.
Così l'Imu è solo un momento di bonaccia in un mare in tempesta. Un escamotage per dare al governo centrale quella boccata d'ossigeno che viene tolta a livello locale, dove gli amministratori dovranno fare i salti mortali per supplire a un gettito da cui dipendeva l'erogazione di molti servizi.
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