Il presidente Obama ottiene l'approvazione del Senato Usa all'intervento
militare in Siria e la Russia apre per la prima volta a un possibile
assenso al conflitto, a patto però che vi siano prove certe dell'impiego
di armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad. E che l'azione
venga autorizzata dall'Onu.
Ad aprire uno spiraglio nel braccio di ferro che da mesi vede gli Stati
Uniti - pronti a lanciarsi in una guerra contro il presidente siriano -
contrastati dalla Russia - che preme invece per una transizione politica
con il coinvolgimento di Assad - è stato Vladimir Putin stesso, in
un'intervista rilasciata ieri al primo canale russo. Il presidente russo
si è detto "pronto ad agire in modo più decisivo e serio", ma solo dopo
uno "studio molto dettagliato e profondo del problema e la presenza di
prove evidenti che dimostrino chi ha usato l'arma e con quali mezzi".
Sempre nel corso dell'intervista, però, Putin ha puntualizzato che "la
Russia non si impegnerà in un conflitto, né in Siria né altrove",
ricordando che intraprendere un'azione in Siria senza l'assenso del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu sarebbe "inammissibile" per il diritto
internazionale e rappresenterebbe un "atto di aggressione". La comunità
internazionale, già in gran parte contraria all'intervento militare in
Siria, ha decretato il suo no all'iniziativa statunitense con un voto in
Consiglio di Sicurezza in cui hanno pesato il veto russo e cinese. Ma
ora le carte in tavola sembrano cambiare.
Una virata importante per la Russia, da sempre impegnata a sostenere il
regime di Bashar al-Assad con iniziative diplomatiche volte alla
transizione politica interna, con il veto in Consiglio di Sicurezza a
qualunque iniziativa americana che contemplasse un intervento diretto o
indiretto nel Paese e con aiuti militari inviati a Damasco. Per la prima
volta dall'inizio del conflitto, infatti, Mosca ha sospeso la consegna di missili terra-aria S-300 a Damasco.
Ad annunciarlo è stato sempre il presidente russo, precisando però
che si tratta di una sospensione, e non di un'interruzione. "La Russia -
ha aggiunto Putin - continuerà a fornire assistenza militare alla
Siria, e lo farà sulla base della considerazione secondo cui collabora
con un governo legittimo, e non viola le norme internazionali".
Intanto Barack Obama, oltre allo spiraglio di apertura russa, incassa un
primo, significativo assenso interno dal Senato federale. I leader dei
due principali partiti americani della Commissione Esteri hanno
raggiunto un accordo sulla bozza di autorizzazione al presidente
americano per l'intervento in Siria. Si tratta di un intervento
limitato a 90 giorni, con un termine di 60 giorni per l'intervento
militare prolungato eventualmente di altri 30 giorni con
l'autorizzazione del Congresso. L'intesa esclude categoricamente il
dispiegamento di forze terrestri, mentre viene ventilata la
possibilità di una missione di soccorso in caso di emergenza. Con il
voto del Congresso atteso per il 9 settembre, la partita sembra ancora
tutta da giocare.
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