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05/09/2013

Siria, doppio assenso per Obama

Il presidente Obama ottiene l'approvazione del Senato Usa all'intervento militare in Siria e la Russia apre per la prima volta a un possibile assenso al conflitto, a patto però che vi siano prove certe dell'impiego di armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad. E che l'azione venga autorizzata dall'Onu.

Ad aprire uno spiraglio nel braccio di ferro che da mesi vede gli Stati Uniti - pronti a lanciarsi in una guerra contro il presidente siriano - contrastati dalla Russia - che preme invece per una transizione politica con il coinvolgimento di Assad - è stato Vladimir Putin stesso, in un'intervista rilasciata ieri al primo canale russo. Il presidente russo si è detto "pronto ad agire in modo più decisivo e serio", ma solo dopo uno "studio molto dettagliato e profondo del problema e la presenza di prove evidenti che dimostrino chi ha usato l'arma e con quali mezzi".

Sempre nel corso dell'intervista, però, Putin ha puntualizzato che "la Russia non si impegnerà in un conflitto, né in Siria né altrove", ricordando che intraprendere un'azione in Siria senza l'assenso del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sarebbe "inammissibile" per il diritto internazionale e rappresenterebbe un "atto di aggressione". La comunità internazionale, già in gran parte contraria all'intervento militare in Siria, ha decretato il suo no all'iniziativa statunitense con un voto in Consiglio di Sicurezza in cui hanno pesato il veto russo e cinese. Ma ora le carte in tavola sembrano cambiare.

Una virata importante per la Russia, da sempre impegnata a sostenere il regime di Bashar al-Assad con iniziative diplomatiche volte alla transizione politica interna, con il veto in Consiglio di Sicurezza a qualunque iniziativa americana che contemplasse un intervento diretto o indiretto nel Paese e con aiuti militari inviati a Damasco. Per la prima volta dall'inizio del conflitto, infatti, Mosca ha sospeso la consegna di missili terra-aria S-300 a Damasco. Ad annunciarlo è stato sempre il presidente russo, precisando però che si tratta di una sospensione, e non di un'interruzione. "La Russia - ha aggiunto Putin - continuerà a fornire assistenza militare alla Siria, e lo farà sulla base della considerazione secondo cui collabora con un governo legittimo, e non viola le norme internazionali".

Intanto Barack Obama, oltre allo spiraglio di apertura russa, incassa un primo, significativo assenso interno dal Senato federale. I leader dei due principali partiti americani della Commissione Esteri hanno raggiunto un accordo sulla bozza di autorizzazione al presidente americano per l'intervento in Siria. Si tratta di un intervento limitato a 90 giorni, con un termine di 60 giorni per l'intervento militare prolungato eventualmente di altri 30 giorni con l'autorizzazione del Congresso. L'intesa esclude categoricamente il dispiegamento di forze terrestri, mentre viene ventilata la possibilità di una missione di soccorso in caso di emergenza. Con il voto del Congresso atteso per il 9 settembre, la partita sembra ancora tutta da giocare.
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