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14/03/2014

Gaza, lo spettro di una nuova occupazione

Cresce in Israele la chiamata alla rioccupazione di Gaza. Dopo la dichiarazione, rilasciata ieri dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Liebermann a Channel 2, di non avere altre alternative se non la rioccupazione totale della Striscia, oggi il ministro dell’Intelligence Yuval Steinitz ha rincarato la dose. “Presto o tardi – ha dichiarato  Steinitz al network Channel 10 – dovremo prendere il controllo di Gaza per sbarazzarci del regime di Hamas. Non c’è bisogno di occuparla stabilmente, basta rimuovere da Gaza chi spara razzi contro di noi. Quando verrà il momento – e il momento è molto vicino – l’operazione dovrà essere rapida“.

Il modello auspicato da Steinitz sarebbe quello dell’operazione “Scudo di difesa” del 2002, in piena seconda Intifada, quando “Israele riprese il controllo di Jenin, Tulkarem ed Hevron solo temporaneamente: siamo andati lì, ci siamo liberati dei terroristi e ce ne siamo andati. Ora quelle aree sono molto più sicure”. Un’operazione che, con i suoi strascichi durati fino al 2006, ha ucciso circa 5 mila palestinesi, secondo il Centro palestinese di statistica, oltre a un migliaio di israeliani. Oltre ai feriti e ai danni permanenti al territorio, l’operazione ha avuto l’effetto di aumentare vertiginosamente gli insediamenti israeliani illegali intorno alle città più calde, con Nablus, Tulkarem ed Hebron letteralmente circondate dalle colonie.

A riprova della necessità di rioccupare Gaza, Avigdor Liebermann ha ricordato questa mattina su Facebook la tragedia del ritiro dalla Striscia – avvenuto nel 2005 per volontà dell’allora primo ministro Ariel Sharon – come “uno dei capitoli più difficili della storia di Israele, che ha causato una frattura interna e un trauma enorme agli 8.600 residenti di Gush Katif (il blocco costituito da 17 colonie illegali situato nel sud della Striscia di Gaza, a est di Khan Younis, stabilito a partire dal 1968 per volontà di Yigal Allon, convinto del fatto che unire gli insediamenti e bloccare la continuità palestinese fosse vitale per la sicurezza degli israeliani, ndr) buttati fuori dalle loro case. Alcuni di essi – prosegue Liebermann nel suo post – non si sono mai ripresi dalle sofferenze subite a causa di quell’esperienza”.

Il portale Arutz Sheva ha riportato anche le parole di Sharon, che all’epoca assicurava quelli che erano contro il disimpegno da Gaza che non ci fosse niente da temere: al primo problema che Israele avesse dovuto affrontare con Gaza, l’esercito avrebbe potuto tranquillamente rientrare. E riprenderne il controllo. “Niente di più sbagliato – continua Liebermann nel suo post – Gaza, dall’Intifada, si è trasformata in un regno del terrore”. Per questo, secondo Liebermann, l’unica soluzione è rioccupare interamente la Striscia.

Non sarà così facile ricatturare i territori a lungo occupati, a detta dei miliziani presenti a Gaza. Le brigate al-Quds, braccio armato della Jihad Islamica, hanno diffuso oggi un video su Youtube nel quale si rivolgono in ebraico agli israeliani, ai loro governanti e all’esercito, avvertendoli di non tentare di entrare a Gaza. Il messaggio per i cittadini israeliani è quello di “non lasciarsi comandare da leader estremisti, impegnati solo a intraprendere guerre e assolutamente non intenzionati a vivere in pace” e di “fuggire dalla nostra terra e cercarne una per voi”. Il messaggio ai soldati è stato altrettanto chiaro: “non sarete mai sicuri in Palestina”.

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