Uno spettatore che, in una domenica solare e sonnacchiosa di fine marzo, si sia avventurato in qualche telegiornale prima della passeggiata ha potuto notare uno spettacolo sicuramente singolare. Tale Matteo Renzi da Rignano, presidente del consiglio, che inveiva contro la casta dei "politici" che vuol "mantenere i propri privilegi". Il Renzi, con il piglio dell'operoso provinciale atterrato a Roma per fare pulizia, ribadiva così l'importanza dei tagli alla politica e, prima di tutto, al corrotto senato.
Insomma, più che Renzi sembrava di vedere Spartaco che, contro la corruzione di Roma, si appresta a sconfiggere gli eserciti pretorili. Il punto è che l'attuale presidente del consiglio, di questo consesso dei "politici" fa parte. Non solo, ci risulta proprio essere uno di quelli che, una volta, si chiamavano "mantenuti dalla politica". Ovvero il tipico soggetto che, appena uscito dall'università, faceva subito carriera prima nel partito. Di solito, guardando le biografie, questi soggetti si trovavano negli anni '60 e '70. Anzi, è il caso di D'Alema, a volte non potevano nemmeno finire gli studi per dover essere subito richiamati per alti incarichi. Renzi invece comincia la carriera politica nemmeno fosse uno Zaccagnini qualsiasi, segretario del PPI a 24 anni, presidente della provincia di Firenze a 29.
In tutto questo vorticoso e giovanile fiume di impegni di lavoro come si intende normalmente non se ne vede traccia. Di spedizioni inutili di curriculum o colloqui di lavoro umilianti il Renzi non ne ha fatti. Non è quindi mai stato assunto secondo le regole neoschiaviste presente nel suo decreto lavoro. Dove le uniche certezze sono il bassissimo stipendio, a volte solo simbolico, e il licenziamento in mano all'azienda. Insomma, un politico classico, stipendiato come tale fin da giovane, che invece inveisce contro i privilegi dei "politici".
Non suona strano? No, per chi conosce la capacità mimetica di un certo modo di fare politica. Né per chi sa che la politica oggi si ristruttura, tagliando rami secchi ritenuti inutili come in ogni settore. La politica deve rimanere in mano a pochi grandi gruppi privati. Per chi non l'avesse capito. Questo inveire contro "i politici" nasconde questo scopo. Intendiamoci, il processo di sottrazione dal lavoro tramite la professione politica è comprensibile e, quando praticata in modo egualitario, oltretutto auspicabile. Ma farsi prendere in giro da un mestierante che, oltretutto, recita battute buone per il mercato coperto, secondo la nobile arte del parlare di politica incartando il macinato, spacciandole come se fossero aforismi dello Zarathustra proprio no.
Siamo di fronte al tardo prodotto di una politica che fu, quella che usa i beni pubblici per la propria rete di potere privato, che vuol chiudere ogni sfera pubblica. Tardo prodotto che inveisce contro "i privilegi" per rafforzare i propri. E' bene saperlo e raccontarlo. In un paese dove la gente, presa da tanti gravi problemi, ha cominciato a fare i conti sperando di vedere in busta lo sgravio fiscale promesso da questo soggetto.
Neanche sospettando che il taglio dei servizi pubblici, derivato dai tagli fatti per finanziarie lo sgravio, costerà loro molto più di quanto vedranno in busta paga. Basta vedere le previsioni di spesa del governo per l'avanzo primario di bilancio. Ecco a che razza di cioccolatai è finito in mano questo
paese.
Ah a proposito. L'argomento a cui Renzi risponde "tagliamo i privilegi ai politici" tratterebbe della struttura costituzionale del paese, non proprio una questione da dirimere alla fermata dell'autobus. Quantomeno potrebbe sforzarsi di motivare la cancellazione di un organo costituzionale con delle argomentazioni leggermente più solide rispetto ai consueti spot che recita per la tv, visto anche che la sua legge elettorale Italicum (Porcellum2) non è che dia grosse garanzie costituzionali.
redazione 31 marzo 2014
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