Lasciata Roma, Barack Obama vola verso l’Arabia Saudita, alleata storica delle politiche americane in Medio Oriente e che compra in continuazione armi “made in Usa” per miliardi di dollari. Riyadh tuttavia da due anni manifesta parecchia insoddisfazione per la linea “prudente” del presidente americano, colpevole agli occhi della monarchia Saud di non aver scelto la guerra contro il “nemico sciita” Iran e di aver invece avallato l’accordo internazionale sul programma nucleare di Tehran. Non solo, Obama, secondo i sauditi, ha mancato lo scorso settembre l’occasione giusta per attaccare militarmente la Siria, alleata dell’Iran. I Saud hanno clamorosamente espresso la loro insoddisfazione per l’atteggiamento Usa rifiutando lo scorso ottobre un seggio come membro non permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
A
Riyadh Obama riaffermerà l’impegno degli Usa per rovesciare il
presidente siriano Bashar Assad e proverà a far digerire ai sauditi i
negoziati in corso tra i Paesi del 5+1 e l’Iran . Già stasera dovrebbe incontrare re Abdullah, che ieri ha nominato il principe Muqrin bin Abdulaziz, 70 anni, secondo in linea di successione dopo il principe ereditario Salman al Abdulaziz, 79 anni e seriamente ammalato.
Impegnato
a finanziare l’acquisto di armi pesanti a favore del Fronte Islamico –
la nuova potente coalizione jihadista che combatte Assad –, il regno
saudita tre giorni fa, durante il summit arabo in Kuwait, per bocca del
principe Salman, ha nuovamente accusato la comunità internazionale di
avere “tradito” i ribelli e ha chiesto di “cambiare gli equilibri sul
terreno” a loro favore. Parole rivolte agli Stati Uniti
contrari, almeno in apparenza, a fornire armi sofisticate alle forze che
combattono contro Damasco, nel timore che finiscano nelle mani di
gruppi jihadisti e qaedisti. E’ molto probabile che Obama, per
assecondare i fedeli alleati sauditi e per mettere fine ai contrasti,
finisca per accettare l’invio di altre armi ai ribelli siriani, anche se
non tutte quelle che vorrebbe Riyadh.
Stando a quanto ha scritto ieri il quotidiano panarabo Al Hayat,
Washington avrebbe tenuto all’oscuro l’Arabia Saudita sul «canale
segreto dei negoziati con Teheran aperto attraverso l’Oman». Un aspetto
che ha fatto ulteriormente irritare i Saud che vorrebbero il completo
isolamento dell’Iran, colpevole ai loro occhi di aver esteso la sua
influenza sulla regione e di aver dato vita a una “Mezzaluna sciita” che
sfida la supremazia sunnita.
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