Il primo ministro britannico David Cameron ha avuto più di quello che
si aspettava nella Knesset israeliana quando ha visitato il Paese,
ricevendo una certa freddezza dai parlamentari ultraortodossi e
palestinesi che condividono alcuni interessi, in quanto comunità più
oppresse dallo Stato. La visita di Cameron alla Knesset si è svolta lo
stesso giorno in cui due controverse legge, la Legge di Coscrizione e la
Legge di Governabilità, sono state approvate dopo una lunga battaglia
legislativa. Mentre il premier Netanyahu accoglieva l’ospite d’onore, i
parlamentari ultraortodossi lasciavano la sessione plenaria in protesta
con i colleghi e i membri palestinesi della Knesset che rifiutavano di
partecipare all’evento. È stato il punto culminante di diversi
mesi di dure proteste contro la Legge di Coscrizione che porta in
superficie le contraddizioni tra sionismo e giudaismo.
Centinaia di migliaia di ultraortodossi (Haredim) sono scesi nelle
strade di Gerusalemme per opporsi alla bozza di legge molto prima che
questa passasse. Durante una preghiera di massa, i manifestanti-fedeli
hanno dichiarato la loro lealtà allo studio della Torah piuttosto che
all’esercito. Uniti sotto un striscione che diceva “Lo Stato di
Israele combatte contro il Regno del Cielo”, hanno mostrato cartelli in
cui definivano il servizio militare un suicidio spirituale.
L’evento non è stato una mera dimostrazione dell’opposizione alla legge,
ma piuttosto un grido di battaglia contro la legittimità di uno Stato
che viola la loro autonomia spirituale e mette in pericolo la libertà
religiosa.
Dietro lo slogan “Uguaglianza nei doveri”, sia il sionista religioso
Naftali Bennet che il sionista laico Yair Lapid sono stati eletti e sono
diventati i più forti partner di coalizione del governo senza gli
Haredim. La campagna chiamava alla coscrizione forzata degli
ultraortodossi e ha ottenuto un ampio sostegno dall’opinione pubblica
israeliana. A differenza del gruppo purista Edah HaHaredit che proibisce
ai suoi membri di partecipare alle elezioni e di ricevere finanziamenti
dallo Stato sionista, i consigli dei rabbini Haredi che hanno chiamato
alla protesta di massa hanno i loro rappresentanti eletti alla Knesset. Sono usciti dalla sessione plenaria definendo Netanyahu un nemico della religione,
anche se questo non ha impedito al premier di accogliere Cameron con un
discorso di benvenuto che iniziava con “David, benvenuto nella Città di
Davide e nella Knesset ebraica”.
La legge prevede l’aumento costante anno per anno del numero di
studenti ultraortodossi che dovranno servire nell’esercito, fino a
giungere a 5.200 nel 2017. Le scuole religiose che invieranno i loro
studenti nell’esercito riceveranno incentivi finanziari ma, nel caso
l’obiettivo non sia raggiunto, l’arruolamento sarà imposto a tutti gli
ultraortodossi e saranno previste sanzioni economiche. Gli
ultraortodossi ritengono che sanzionare e criminalizzare gli studenti
della Torah è la prova che lo Stato di Israele non può più definirsi uno
Stato ebraico. Lapid e Bennett, i promotori della legge insieme al
premier Netanyahu, sono stati rappresentanti in un film animato mentre
abusavano di un ebreo Haredi e lo chiudevano dietro le sbarre.
Il popolo del libro, non il popolo del fucile
La coscrizione forzata degli ultraortodossi in un esercito che è
estraneo alla loro cultura è vista dagli Haredim come il tentativo
sionista di distruggere la loro millenaria tradizione di studio
dell’ebraismo. La proposta di legge è anche riuscita nella rara
impresa di unire tutte le correnti religiose non sioniste dei sefarditi,
gli ashkenazi, chassidi e lituani che oggi lavorano insieme in un
comitato d’emergenza. Un’immensa protesta di oltre 150mila
persone si è svolta negli Stati Uniti la scorsa settimana, unendo tutte
le principali denominazione ebree ultraortodosse. Ma la legge ha
ottenuto molto di più della semplice unità dei gruppi Haredim. Ha anche
permesso alle voci più radicali, come quella del rabbino Mahara Satmar,
di riguadagnare attenzione. Mentre la protesta iniziale faceva
riferimento alla parola “Israele", il rabbino Satmar l’ha fatta omettere
convincendo tutti gli altri rabbini a firmare di nuovo la dichiarazione
comune emendata, dove non si dà un briciolo di legittimità allo Stato
sionista.
Se i sionisti religiosi vedono il servizio militare come un obbligo
sacro, gli ultraortodossi credono che studiare la Torah sia l’obiettivo
finale della vita di un ebreo. Gli ultimi giorni hanno mostrato una
chiara divisione tra questi ultimi e i religiosi sionisti con il
giornale Haredi “Hamodia” che si riferiva ai secondi in termini nuovi,
definendoli come “collaboratori di Satana”, “profondamente messianici” e
“fedeli dello Stato”.
Nazionalismo religioso, contraddizione in termini
Sconvolto dalla dichiarazione del venerato consiglio dei rabbini
Haredim, che definiva lo Stato di Israele un nemico della religione di
Israele, il rabbino Haim Duckman, leader spirituale del partito
nazionalista Casa Ebraica di Bennet, ha ordinato ai suoi studenti di non
partecipare alle manifestazioni di massa. Per gli ultraortodossi, un
rabbino contrario a incontrarsi per pregare è la dimostrazione della
falla del sionismo religioso per il quale, per dirla brutalmente, lo
Stato va onorato più dell’Onnipotente.
In risposta, un editoriale sul quotidiano Haredi “Yated Ne’eman” ha
compiuto un azione dura e inusuale, ovvero pubblicare il nome di
Druckman senza l’appellativo di rabbino. Il parlamentare ultraortodosso
Aryeh Deri si è rivolto al membro di Casa Ebraica, Ayelet Shaked,
presidentessa del comitato per la proposta di legge, definendola
“traditrice del giudaismo” e affermando che “Casa Ebraica e Ayelet
Shakejd non solo hanno tradito gli Haredim, ma hanno tradito la Torah”.
Tale pagana unione tra sionismo e religione è quella che la società israeliana percepisce come identità ebraica. Al contrario, la
prospettiva ultraortodossa vede il sionismo come un’aberrazione del
giudaismo, insistendo che il sionismo va contro il giudaismo seppur
affermi il contrario. Il professor Leibowitz, studioso
ortodosso, filosofo e teorico della separazione tra Stato e religione,
spiegava: “Il nazionalismo religioso sta alla religione come il
nazionalsocialismo sta al socialismo. Il nazionalsocialismo non è
socialismo, ma è l’opposto, e allo stesso modo il nazionalismo religioso
non è religione, ma il contrario”.
Boicottare lo Stato, salvare il giudaismo
L’opposizione al sionismo non è un elemento nuovo per gli
ultraortodossi. Fin dall’inizio, il movimento sionista fu duramente
condannato da quasi tutti i rabbini in Palestina e nel mondo, che
proibirono ad ogni ebreo di abbracciare tale ideologia. Come risultato,
l’ideologia sionista ha preso piede quasi esclusivamente tra gli ebrei
laici, quegli ebrei per etnia piuttosto che per religione.
Mentre gli israeliani laici detestano gli Haredim, rari episodi di solidarietà sono recentemente apparsi tra la minoranza degli israeliani progressisti.
Il gruppo “Democrazia o Ribellione” afferma che uno Stato che nega
uguaglianza civile e diritti delle minoranze non è democratico. Con le
sue attività ha anche raggiunto la comunità ultraortodossa, ha
pubblicato messaggi di solidarietà nei muri di Me’ah She’harim a
Gerusalemme e ha partecipato alle proteste a Tel Aviv.
Un nuovo discorso sta emergendo ora nella comunità Haredi. Alcuni
chiamano al riallineamento politico con i partiti progressisti e anche
con elementi della sinistra radicali. Altri chiamano al boicottaggio
delle colonie e dei loro prodotti, mentre un numero sempre crescente di
rabbini si appella agli ebrei all’estero perché boicottino e non
investano in Israele. Un gruppo chassida è arrivato a fare
piani per un’emigrazione di massa negli Stati Uniti, per chiedere asilo
politico con l’assistenza di senatori americani.
Né ebreo né democratico
Durante la visita di Cameron alla Knesset, nel suo discorso il
premier Netanyahu si è focalizzato su tre elementi: il boicottaggio è
razzista, gli ebrei hanno diritti nazionali religiosi sulla terra, e i
palestinesi indigeni difficilmente esistevano prima della colonizzazione
sionista. A parte il fatto che tali dichiarazione sono palesemente
false, un approccio più razionale e umano sarebbe quello di
proporre la fine delle politiche criminali contro il boicottaggio,
insistendo sull’uguaglianza tra ebrei e non ebrei e riconoscendo diritti
al popolo indigeno.
Il cosiddetto Stato “ebraico e democratico” non né ebraico né
democratico. Religiosamente parlando, il sionismo è un movimento laico
che è giunto a disumanizzare e a deridere gli ebrei religiosi europei.
La maggioranza in Israele è laica e non religiosa ed è difficile
affermare che le politiche oppressive dello Stato sono vicine ai valori
ebraici. Se una religione viene “nazionalizzata”, si presentano
difficoltà anche per quegli ebrei praticanti che scelgono un percorso
diverso dalla forma di giudaismo di Stato.
A livello etnico, la maggioranza degli ebrei nel mondo preferisce
vivere all’estero piuttosto che in Israele, allo stesso tempo, le
statistiche israeliane mostrano che gli ebrei per etnia non sono più la
maggioranza nella terra dal mare al fiume, senza contare i palestinesi
che vivono in esilio.
Fondamentale per il progetto sionista in Palestina è
dichiarare che la terra è esclusivamente ebraica e che tutti gli altri,
anche gli indigeni, sono estranei e indesiderati. Non è una
coincidenza che Israele rifiuti di avere una costituzione o di
riconoscere la nazionalità israeliana perché questo significherebbe,
almeno sulla carta, che i suoi cittadini non sono trattati allo stesso
modo. Invece, il gruppo privilegiato è quello con nazionalità “ebraica”
mentre gli altri sono “arabi”, “druzi” o “circassi”, nessuna delle quali
è una nazionalità. Su queste basi, la discriminazione viene codificata
in legge.
Il regime israeliano può essere così categorizzato come
un’etnocrazia che pratica il crimine dell’Apartheid, così com’è definita
dal diritto internazionale. Israele è solo “ebraico” nel senso
di supremazia etnica, nello stesso modo in cui il Sud Africa era
bianco. Di conseguenza, la richiesta di riconoscere il suo carattere
ebraico è discutibile come legittimare la supremazia bianca in Sud
Africa.
Dopo molti decenni, si stanno forgiando vincoli nuovi tra
anti-sionisti, ultraortodossi, palestinesi e progressisti. Mentre si
smantella il mito del sionismo, un nuovo sentiero viene pavimentato
nella Terra Santa. Prendiamolo.
Fonte
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