di Michele Giorgio – Il Manifesto
È alla periferia est che
si gioca il destino di Mosul. I combattimenti si stanno facendo più
intensi su quel lato del fronte dove le forze governative irachene
cercano di avanzare ma i miliziani dell’Isis oppongono una strenua
resistenza. Ieri cinque commando delle forze speciali irachene sono
rimasti uccisi nel tentativo di prendere il controllo del quartiere di
Samaha, necessario per consolidare la testa di ponte aperta mercoledì
nel distretto di Gogjali.
Gli uomini del califfato non arretrano. Sono ancora attestati
a 300 metri dalle linee governative, ha riferito un inviato della tv
curda Rudaw. L’esercito di Baghdad per questo sta cercando di aprire un
secondo fronte, a nord-est di Mosul, in direzione dei quartieri
di Tahrir e Zahara. Deve però fare i conti con le incursioni dell’Isis
volte ad allentare la pressione su Mosul. Come quella avvenuta giovedì
nella città di Shirqat in cui sono rimasti uccisi 6 agenti di polizia,
20 jihadisti e 10 civili. Non lontano dal fronte sono attestati i 500
militari italiani della missione Presidium, che presidiano la diga di
Mosul.
Più la battaglia per Mosul entra nel vivo più aumentano le preoccupazioni per i civili. Ravina
Shamdasani, portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani,
ieri ha avvertito che 400 donne sono ostaggio dell’Isis a Tal Afar.
Donne che appartengono a minoranze, quindi ancora più esposte a
violenze e abusi. Lo Stato islamico, ha aggiunto Shamdasani, continua a
trasferire i civili con la forza. Martedì scorso, circa 1.600 persone a
bordo di camion sono state portate da Hamam al-Alil a Tal Afar.
Potrebbero essere usate come scudi umani.
Altrettanto importanti, ma meno riferiti dai media internazionali,
sono i civili uccisi dai raid aerei della Coalizione a guida Usa,
incluso quello di mercoledì scorso che ha ucciso quattro donne nel
quartiere di al-Qudus di Mosul. I civili, come si temeva, sono i più
colpiti e vivono in condizioni spaventose. L’Ong Oxfam denuncia che
migliaia di famiglie irachene di Mosul vivono in un «inferno pieno di
fumo» a causa degli incendi appiccati dai miliziani dell’Isis in
ritirata. Il fumo, scrive Oxfam, «oscura il sole e rende grigie le facce
dei bambini». Un problema che riguarda soprattutto la regione di
Qarayya dove l’Isis in ritirata ha appiccato incendi a 19 pozzi di
petrolio.
AGGIORNAMENTO ore 11.30 – SERIE DI ATTENTATI TARGATI ISIS
I miliziani dello Stato Islamico si difendono con gli attentati
contro i civili iracheni. Ieri una bomba ha ucciso 20 sfollati nella
zona di Hemrin, tra Hawija e Tikrit. Erano diretti nella città di
al-Alam, lungo il Tigri: stavano fuggendo a piedi verso nord quando
pattuglie della polizia irachena li hanno individuati e fatti salire.
Poco dopo l’esplosione. Una tattica precisa quella dell’Isis, che a
Mosul è sotto assedio: colpire lontano dalla città, nelle zone dove lo
Stato iracheno dovrebbe sentirsi più sicuro. Non è un caso che i civili
colpiti si erano posti sotto la protezione del governo, che sta
trasferendo molte famiglie per evitare che vengano trasformate in scudi
umani.
A Mosul intanto le truppe governative avanzano: le unità di
controterrorismo hanno ripreso almeno sei quartieri, Malayeen, Samah,
Khadra, Karkukli, Quds e Karama. Sugli edifici ora sventolano bandiere
irachene. L’Isis prova a difendersi: alla Reuters i residenti di Mosul
raccontano di artiglieria pesante e lancia-missili posizionati in mezzo
alle zone più abitate, nei quartieri residenziali.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento