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04/04/2017

Assurdo processo per il giornalista Antonio Mazzeo

E' assurdo, ma è tutto vero. Il Comune di Falcone, nella provincia di Messina, ha inviato al proprio legale una nota con la quale comunica che lo stesso ha deciso di non costituirsi “parte civile” contro il giornalista messinese Antonio Mazzeo, denunciato dalla precedente amministrazione comunale per aver diffamato, con un suo articolo, l’"immagine del comune".

Il sindaco Carmelo Paratore – il quale, all’epoca dei fatti era all’opposizione – nella lettera inviata all’avvocato Rosa Ellena Alizzi, ha sottolineato che in parte condivide le tesi esposte nell'articolo da Antonio Mazzeo e, di conseguenza, il comune di Falcone è fuori dal processo.

Ma questo non ferma la macchina processuale. Il compagno Antonio Mazzeo, giornalista scomodo per le cricche politiche e per le cosche mafiose, impegnato nella lotta contro la militarizzazione della Sicilia, deve quindi essere necessariamente processato per diffamazione a mezzo stampa, in seguito alla vecchia querela presentata dal Comune di Falcone per l’inchiesta pubblicata sul periodico catanese "I Siciliani giovani" (n. 7 luglio – agosto 2012), dal titolo “Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona”.

"Mazzeo – spiega Scomunicando – in quell’articolo, aveva semplicemente raccontato, in una logica sequenze di dati e fatti, le origini e le dinamiche evolutive delle organizzazioni criminali che operavano sul territorio collegandole ad affari e investimenti. Un processo giornalistico deduttivo supportato dai riscontri emersi nelle diverse operazioni di polizia e indagini della magistratura sull’area compresa tra Falcone e Barcellona.Un articolo dove Mazzeo ha parlato di speculazioni immobiliari, delle devastazioni che aveva subito il territorio sotto il profilo ambientale e paesaggistico, dei lavori di somma urgenza post alluvione del 2008. Nulla di nuovo. Quanto scritto dal giornalista era stato oggetto di comizi e del dire comune nella passata campagna elettorale per le amministrative di Falcone – quindi già ampiamente pubblico – ed anche dal candidato sindaco sconfitto in quella tornata amministrativa, Marco Filiti, presidente del Comitato Rinascita Falconese. Il quale, sostenuto da Sel, Fli ed ex Pdl e dai consiglieri del gruppo d’opposizione “Falcone città futura” lo aveva messo in un documento inviato al Ministero degli interni e al Prefetto di Messina.

Antonio, da giornalista, ha esercitato un libero diritto di cronaca. Fatti sui quali sono state presentate tre dettagliate interrogazioni parlamentari. Ma questo non è bastato e quindi Antonio, a causa di un’inchiesta giornalistica pubblicata, dovrà sostenere un’accusa di diffamazione.

Nel tribunale di Messina, il 7 aprile, l'imputato Antonio Mazzeo troverà fra le parti da lui "offese", non il Comune Falcone, ma solo l’ex Sindaco. Ma l'assudità di questo processo non è finita: per due volte, in istruttoria, era stato chiesto il suo proscioglimento: la dottoressa Francesca Bonanzinga aveva richiesto addirittura l’archiviazione affermando "seppur utilizza toni particolarmente forti ed espressioni suggestive – riferendosi a Antonio Mazzeo – a parere di quest’ufficio non travalica il limite di critica politica-storica, posto che nella ricostruzione della storia del Comune di Falcone richiama fatti da sempre ricollegati al paese nonché problematiche sociali che attengono alla realtà del territorio locale".

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