di Michele Giorgio
Sono 1200 i
prigionieri politici palestinesi reclusi in Israele, in maggioranza del
partito Fatah, che oggi hanno iniziato lo sciopero della fame ad
oltranza indetto da Marwan Barghouti per ottenere una serie di
miglioramenti nelle condizioni di detenzione. La protesta
indetta nel “Giorno dei Prigionieri” e alla quale nei prossimi giorni
dovrebbero aderire altre centinaia di detenuti è stata battezzata “La
battaglia degli stomaci vuoti” e “Lo sciopero dell’onore”.
Il ministro israeliano per la sicurezza interna Ghilad Erdan ha minacciato serie misure disciplinari verso chi sciopera
e ha fatto allestire ospedali da campo per evitare che nelle prossime
settimane dozzine, se non centinaia, di prigionieri in precarie
condizioni debbano essere ricoverati nelle strutture sanitare
israeliane.
Il digiuno a tempo indeterminato ha anche un obiettivo
politico interno: mettere sotto pressione i vertici palestinesi accusati
di aver “dimenticato” le migliaia di detenuti politici in Israele.
Barghouti, noto tra la sua gente come il “Mandela palestinese” e dirigente di Fatah più popolare nei Territori occupati, è
stato messo in disparte nonostante sia risultato il più votato tra i
membri del Comitato centrale al recente congresso del partito. Non è
stato nominato vice presidente del partito come si aspettava.
La carica è stata assegnata a Mahmud al Aloul, personalità politica
stimata ma non carismatica e popolare come lui. Al Aloul ora è nelle
condizioni migliori per ambire alla poltrona di presidente dell’Anp.
Barghouti non condivide la linea morbida di Abu Mazen verso
gli Usa e contesta il proseguimento della cooperazione di sicurezza tra
l’Autorità nazionale palestinese e Israele. La protesta ha
avuto inizio mentre il presidente dell’Anp si prepara a partire per
Washington dove sarà ricevuto da Donald Trump alla Casa Bianca.
Dal carcere ora sfida al Aloul e tutti coloro che si sono candidati a sostituire l’82enne presidente Abu Mazen. Da giorni la moglie Fadwa, esponente di primo piano come lui di Fatah, sui social, lancia accuse ai piani alti del partito. Se riuscirà a costringere Israele ad accogliere le sue richieste, Barghouti dimostrerà in modo inequivocabile la sua leadership
forte dell’appoggio di migliaia di prigionieri, dei loro familiari e di
tanti altri palestinesi che sono chiamati a scendere in strada in
appoggio alla protesta.
«Di fronte ad un successo dello sciopero della fame i vertici del
partito e dell’Anp non potranno continuare a tenere Barghouti nel
congelatore. Allo stesso tempo (Barghouti) avrà bisogno che il digiuno
dei detenuti vada avanti senza defezioni per diverse settimane, in caso
contrario perderà la sua battaglia», ha spiegato un militante di Fatah
che ha chiesto l’anonimato.
AGGIORNAMENTO
Marwan Barghuti messo in isolamento dopo la pubblicazione del suo
articolo sul New York Times. Il ministero degli esteri israeliano
protesta e definisce Barghouti e gli altri palestinesi condannati non
“prigionieri ma terroristi” responsabili di violenze e attentati. Il
ministro dell’intelligence Israel Katz ha evocato l’introduzione della
pena di morte.
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