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30/11/2018

Lo stupro “non-stupro” ne “L’ultimo tango a Parigi” – ricordando Bertolucci

Quante ne abbiamo sentite su questo particolare “avvenimento” cinematografico?

Ho adorato Bertolucci e i suoi film. A suo tempo adorai anche il film di cui parlo. Fino a quando non lessi le prime dichiarazioni dell’attrice. Come dubitare d’altronde del fatto che la scena di violenza fosse in qualche modo stata vissuta dall’attrice Maria Schneider come una violenza reale. Che le sue lacrime e il suo stato di shock fossero reali. Che la depressione conseguente fosse reale. Lo stesso Bertolucci disse qualche tempo dopo che aveva concordato con Brando di usare il burro per facilitare la sodomia (finta, per i perfezionisti del cinema). Nel copione c’era lo stupro ma non era descritto il modo in cui sarebbe stato commesso e non erano specificati alcuni dettagli aggiunti senza informare l’attrice, come lo stesso Bertolucci dichiara, ed ecco che quei dettagli resero lo stupro talmente credibile al punto da aver fatto diventare la scena cinematograficamente indimenticabile.

In “Novecento” bravissimi attori interpretano la scena di una violenza compiuta su un bambino che dopo viene orribilmente ucciso. Il senso stava nella totale assenza di morale e di coscienza di una classe sociale completamente acritica rispetto al male fatto nei confronti di chi era più debole. Quella scena era una finzione, come tanti delitti visti e filmati in molti altri film. Ma ne L’ultimo tango a Parigi i dettagli di quella particolare scena di violenza non furono concordati con l’attrice la quale si sentì come fosse stata realmente stuprata. Il fatto che qualcuno abbia ritenuto di non cercare di ottenere il consenso dell’attrice per una scena che la provò così tanto non può essere preso alla leggera.

Avete mai sentito parlare di una ripresa su una sodomia vissuta da un attore come una reale violenza, con dettagli dell’ultimo minuto, affinché la sua reazione fosse quella “vera” da “uomo”? No. Perché non esisteva culturalmente la reazione “vera, da uomo”. Esisteva invece la reazione vera e da donna, quella ricercata per quella particolare scena a costo di non avvisarla su tutti i dettagli che sarebbero stati applicati. Chi non coglie il senso dell’umiliazione realmente subita dall’attrice continua a dire che non ci fu penetrazione o che era un’attrice e dunque in nome di questo avrebbe dovuto essere ben contenta di farsi pagare per aver così ben interpretato una scena del genere. Ma del neanche poi tanto sottinteso sessismo insito in chi ragiona in questo modo non si rendono conto. Ovvero non si rendono conto del fatto che essere sorprese da gesti inaspettati, non consensuali, può comunque essere vissuto come una violenza.

Car*, se qualcuno decide nel corso di una qualunque performance artistica di stirarvi sul pavimento, spalmarvi del burro e costringervi ad una reazione “vera… da donna”, cosa ne pensereste? Ci sono stati altri casi di questo tipo con commenti indecenti sebbene la vittima sia stata un uomo. Parlo di Shia LaBeouf il quale dichiarò di essere stato stuprato durante una performance artistica. Ricordo che all’epoca quei commenti furono scritti da uomini e donne. Cose del tipo a chi non sarebbe piaciuto, che maschio sei, e via di seguito sembrarono normali per quel che non era stato consensuale. Si fosse trattato anche di qualcosa di meno, giacché non consensuale, lui sarebbe comunque stato una vittima.

Dunque, il punto è: che limite porre quando abbiamo a che fare con l’arte? L’arte può giustificare tutto? Anche l’umiliazione subita da una donna? Può una donna essere trattata come un pezzo di carne affinché essa viva una reazione “vera... da donna”?

Non so voi ma io, dopo aver riflettuto su questo, non ho più visto Bertolucci e quel film allo stesso modo. D’altronde – come dicono alcun* – noi femministe siamo talmente folli da voler vedere la violenza anche dove non c’è. Peccato che qui di violenza abbia parlato Maria e non le femministe. E sono convinta del fatto che se Maria fosse ancora viva avrebbe dedicato il suo #metoo a quell’episodio.

Ps: ricordo che in Italia la legge contro lo stupro fu cambiata nel 1996, tanto per capire quale fosse la cultura prima di quell’anno.

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