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27/11/2018

SalviMaio, benvenuti a bordo dell’establishment!

Il vertice notturno Salvini e Di Maio lo dovevano fare di venerdì notte, a mercati chiusi per bloccare la speculazione finanziaria, lo avrebbero dovuto fare per dare alla Banca d’Italia gli strumenti per agire in questa direzione. Poi, con la pistola carica andare a Bruxelles e minacciare invece che essere minacciati.

Invece il vertice notturno lo hanno fatto per spostare i soldi da destinare alle pensioni e al reddito di cittadinanza alle imprese (investimenti) o alla riduzione del deficit. Cioè hanno deciso di fare quello che gli imponeva l’Europa.

Non si tratta solo di decimali ma di miliardi, che invece di andare “al popolo” vanno in un’altra direzione, quella che vuole la borghesia.

Bruxelles è in crisi, ma da questa vicenda esce compatta e rafforzata. Bruxelles da ieri sera ha iniziato a dettare la manovra al Governo che subisce il vincolo esterno cedendo sovranità.

Il bluff gialloverde doveva durare almeno fino alle europee, ma l’Unione Europea ed i mercati speculativi li hanno costretti a mostrare le carte molto prima.

Così ieri sera abbiamo capito tutti che non c’era nessun poker da calare, ma solo una “Coppia di vice premier”; i quali, l’unica cosa che sono riusciti a fare in questi mesi, è stato il portare avanti il programma di Minniti; con più ferocia verso i migranti, occupanti di case, e chi fa picchetti per difendere il diritto al lavoro.

Con il decreto sicurezza di Salvini, per esempio, i giacchetti gialli francesi che protestano contro il caro benzina bloccando la circolazione in Italia finirebbero tutti in galera.

Prodi li applaudirà perché con l’Europa bisogna trattare (cosa che lui ha saputo fare benissimo devastando il nostro sistema paese), Confindustria e Confartigianto e Confcooperative ed il resto della combriccola li incoraggeranno sottobanco perché vedono negli investimenti (come la Tav) il loro biberon. Le banche tirano un respiro di sollievo perché con lo spread a quei livelli perdevano una paccata di soldi ogni giorno.

Vedrete domani i giornali della borghesia stracciona come diranno che alla fine i gialloverdi hanno dimostrato di essere politici pragmatici. Hanno fatto così anche con Tsipras, che prima ha fatto un referendum illudendo il popolo greco e poi lo ha costretto a farsi macellare.

Le elezioni del 4 marzo erano un referendum per rompere l’austerity, il popolo italiano aveva dato questo compito al Parlamento premiando M5s e Lega.

Lo hanno tradito ieri notte.

Certo Salvini e Di Maio possono permettersi ancora di ballare sul ponte della nave del governo, perché l’opposizione è peggio di loro, ancora più serva di Bruxelles. Twittino pure il loro odio e continuino a parlare delle sostituzioni del Milan. Gli italiani però da ieri sera hanno capito che il pilota automatico che guida il timone del Governo è lo stesso di prima.

C’è dell’altro: da ieri notte Salvini e Di Maio sono entrati simbolicamente a far parte dell’élite della governance europea. Quella che dobbiamo combattere.

Ho aderito a Potere al Popolo perché almeno su questo siamo chiari e lo diventeremo ancora di più. Rompere l’Unione europea senza avere timore dei governi che la servono.

“La Sinistra”, parola da seppellire con il suo carico indecente di fallimenti, non è in grado, come campo politico e culturale in questo paese, di poter provare ad intercettare la collera popolare; non riesce ad andare fino in fondo sul terreno della rottura con l’Ue.

La necessità di dotarsi di un programma di rottura dell’Ue credibile e concreto, praticabile e di classe, diventa oramai ineludibile anche in Italia. È arrivato il tempo di costruire una forza popolare che faccia sul serio su questo tema, che sia disposta a pagare anche il prezzo della sconfitta, della piazza che ci attende, dello scontro sociale che si deve aprire.

È arrivato il tempo di costruire nella solidarietà e nel mutuo soccorso lo spazio di difesa economica del nostro blocco sociale, non per gettarlo nel campo del cretinismo elettorale, ma per costruire uno strumento di difesa da chi ci attacca nel giorno per giorno.

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