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03/05/2020

Le “Sardine” hanno perso un’altra occasione per tacere

È capitato, almeno una volta nella vita, di sentirsi dire che in alcune occasioni è meglio tacere che parlare. Può essere capitato spesso nella fase adolescenziale e talvolta anche in quella della maturità. Ma le cosiddette Sardine sembrano non aver imparato dal tempo che passa e continuano a prendere parola quando sarebbe più opportuno un “bel tacer”.

Dopo l’infelice uscita su una patrimoniale più simile alla flat tax salvin/berlusconiana (una imposta straordinaria senza progressione ma uguale per tutti, ndr) che ad una imposta sulla ricchezza, adesso ne hanno sparata un’altra ancora più grave.

In un loro post sulla pagina ufficiale su fb scrivono testualmente:
“Gruppi eversivi, autonomi e organizzati mediante l’uso di #telegram, si preparano a riempire piazze per il 4 maggio. Il primo giorno di allentamento delle misure cautelative per la salvaguardia della salute pubblica, diventa, per certi individui, una scusa per dimostrare la loro forza individuale col supporto del branco.

Non c’è riflessione. Solo una sciocca impulsività che lede e mette a rischio la #salute di tutti coloro che le #regole le rispettano.

La parte più triste di questo scenario è la sensazione che alcuni esponenti politici, con le loro esternazioni, abbiano fomentato parti della popolazione ad assembramenti contro le scelte del governo. Quando la #propaganda supera il buonsenso, quando la presunzione di pochi può vanificare l’impegno dei più, lo stato deve intervenire e prevenire il rischio di ulteriori contagi”.
Due cose colpiscono al volo. La prima è quella di indicare “gli autonomi” nel 2020 come se fossimo ancora negli anni '70/'80, in cui ogni jattura veniva addebitata agli “autonomi”.

Le pagine dell’Unità, del Corriere della Sera, de La Repubblica, de Il Tempo erano in perfetta sincronia in quella demonizzazione. Chi c’era se lo ricorda bene. Le giovani Sardine devono averne sentito i racconti in famiglia (le loro ovviamente) non certo nelle strade, nei territori, nella società di quei e di questi anni.

In secondo luogo un movimento nato per riempire le piazze, se deve argomentare, sarebbe meglio che usasse un altro esempio come argomento di anatema.

Al contrario, è tempo che proprio nelle piazze si cominci a testare il fatto che, nelle condizioni di sicurezza fin qui decretate e che vanno rispettate perchè proteggono gli altri da se stessi – dunque mascherina e distanziamento – si possa verificare se le restrizioni fin qui imposte rispondano solo a input dovuti sulla salute pubblica, oppure stiano diventando il grimaldello per impedire l’espressione pubblica di idee politiche e istanze sociali, visto che le une e le altre vengono fortemente sollecitate a prendere parola da una condizione sociale e democratica sempre più preoccupante, soprattutto nella cosiddetta “Fase 2”.

Per verificarlo c’è solo un modo: osservarlo fattivamente dal 4 maggio in poi.

Per paradosso, poi, le eventuali manifestazioni dovranno trasgredire per legge ad uno degli articoli del Decreto Sicurezza di Salvini: i manifestanti dovranno obbligatoriamente indossare la mascherina – e dunque dovranno ricorrere al parziale travisamento del volto.

Ma tant’è. Sarà un automatismo mentale, sarà un tic psicologico, un istinto non elaborato, ma di fronte a tanta stoltezza (e un pizzico di sbirreria che viene da lontano) l’associazione di idee porta subito alle stoltezze che abbiamo ascoltato da Renzi, dentro e fuori le aule parlamentari.

Come diceva il vecchio saggio? Chi si piglia si somiglia.

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