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21/06/2020

Milano - Tre piazze per cacciare Fontana e Gallera


Nel pomeriggio di sabato 20 a Milano si sono tenute tre partecipate manifestazioni che hanno espresso l’indignazione e la rabbia dei cittadini rispetto all’inettitudine politica e all’inefficienza tecnica della giunta regionale lombarda, responsabile del crollo della sanità lombarda che ha provocato oltre 16.000 vittime, poco meno della metà di quelle registrate a livello nazionale.

Due i punti comuni alle tre manifestazioni: la richiesta che l’attuale giunta leghista se ne vada e che la legge regionale 23/2015, eredità della presidenza Maroni, che tanti guasti ha provocato, non sia confermata quando, nel prossimo mese di agosto, sarà sottoposta a verifica. Su altri punti, invece, sono state espresse sensibilità diverse, non riconducibili, come hanno fatto alcuni media, semplicemente a una maggiore o minore “radicalità”.

Davanti alla sede della Regione si sono dati appuntamento i sindacati di base, con una forte presenza della Cub, i giovani delle brigate volontarie per l’assistenza alle famiglie in difficoltà, promosse da diversi centri sociali, numerosi militanti di movimenti e organizzazioni di base che in questi mesi si sono impegnati nella denuncia delle mancanze strutturali della sanità lombarda e tanti cittadini indignati.

Molti, evidentemente, gli slogan contro la giunta, ma nessuno sconto è stato concesso al sindaco Sala – del quale si ricorda il video Milano non si ferma, a inizio epidemia – che è stato sempre assai attento alle esigenze della “produzione” e che ha evitato accuratamente, ben al di là del suo ruolo istituzionale, ogni chiara critica alla gestione regionale, dichiarandosi anche contrario al commissariamento della Regione.

A questa manifestazione ha partecipato Potere al Popolo che già sabato 13 aveva indetto un’affollata assemblea nei pressi della Prefettura per chiedere il commissariamento della Regione.

Parola d’ordine, quella del commissariamento, che è stata largamente presente nella manifestazione di ieri, dove tuttavia qualche cartello recitava “il commissariamento non basta”.

In effetti, se il commissariamento è un primo obiettivo, deve tuttavia essere considerato solo un passo iniziale verso una totale ridefinizione della struttura e dei compiti della sanità a cominciare da una netta separazione tra pubblico e privato e da un riequilibrio dell’attenzione tra strutture territoriali e preventive e istituzioni ospedaliere.

Proprio per questo era diffusa, tra i manifestanti, la consapevolezza che un semplice avvicendamento di giunta non può risolvere la quantità dei problemi sul tappeto. Infatti, è più in generale l’intero sistema Lombardia che deve essere messo in discussione, ovviamente sul terreno della sanità, ma anche nelle sue filiere produttive, nello sfruttamento eccessivo del territorio – la Brianza è il comprensorio dove a livello nazionale, ogni anno, il cemento inghiotte più aree verdi, ormai quasi sparite – e di conseguenza sull’enorme questione ambientale.

La degenerazione della sanità lombarda non è che la conseguenza di un sistema produttivo e di potere complessivo e di un assetto sociale iniziato 25 anni fa con Formigoni e che deve essere ribaltato.

In Piazza del Duomo si sono invece dati appuntamento i manifestanti chiamati da un cartello di forze e associazioni come Milano 2030, l’Arci, le Acli, i Sentinelli, Casa Comune, Medicina Democratica.

Toccante la testimonianza di una cittadina che ha raccontato di come la sua famiglia sia stata completamente lasciata sola, per due mesi, di fronte alla malattia nell’indifferenza istituzionale. Una situazione vissuta, purtroppo, da tante persone e famiglie.

Vittorio Agnoletto, dal palco, è stato il più applaudito quando ha chiesto il commissariamento della sanità lombarda, precisando che comunque, al di là della pandemia, la sanità lombarda andrebbe comunque profondamente riformata e che anche la fine dell’epidemia non ne risolverebbe, quindi, i problemi.

La richiesta di commissariamento, tuttavia, non riscuote consenso in alcuni settori dei partecipanti alla manifestazione, quelli più vicini al PD lombardo, che notoriamente è critico rispetto a tale richiesta. Infine, appaiono, nel cartello che ha indetto la manifestazione, diverse contraddizioni sulla necessità di rimettere in discussione anche la struttura produttiva e l’assetto territoriale e ambientale della Regione, non estraneo, ma invece responsabile ultimo di quanto accaduto.

Da Piazzale Loreto si è mosso invece un corteo indetto dall”“Area anticapitalista Tilt” a cui hanno partecipato alcune centinaia di giovani, seguiti da uno spropositato e minaccioso contingente di polizia. Parola d’ordine era “Non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema”.

Al di là delle diverse sensibilità e proposte, si ha l’impressione che la situazione sia in movimento e probabilmente le prossime settimane e mesi vedranno i movimenti, le forze politiche e le idee confrontarsi e dialettizzarsi tra loro a tutto campo, partendo dalla sanità ma pensando anche più in grande.

Un dibattito e un impegno sul futuro quando, tra poco, le piazze risuoneranno anche delle parole d’ordine di tanti lavoratori, studenti e cittadini colpiti dalla crisi economica e sociale che, più che annunciarsi, è già in atto.

Mentre i milanesi manifestavano contro la giunta, dove era il presidente Fontana? Era in visita dal Papa, con i vescovi lombardi a cui ha chiesto di andare presto in Lombardia. Un evidente tentativo di occupare spazio mediatico e di recuperare popolarità con la visita del pontefice, di carattere notoriamente simpatico e bonario. Vedremo come andrà a finire questo misero tentativo.

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