Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

16/06/2020

Venezuela - Nuove supercazzole imperialiste contro la rivoluzione bolivariana



Il mondo occidentale rotola verso dinamiche di guerra, in mano a una classe dirigente inetta, volgare, prepotente, ignorante.

In una parola: di destra.

L’aspetto peggiore, e più preoccupante, è il drastico calo della “professionalità”, anche nelle più consuete operazioni da servizi segreti internazionali.

La notizia rimbalzata ieri su tutti i media era di quelle ghiotte, per giornali costretti ad occuparsi delle miserie della politichetta italiana: “Il Venezuela ha mandato 3,5 milioni (di euro o di dollari, non si capisce bene) al Movimento 5 Stelle”.

Col passare delle ore arrivano i dettagli. La cosa sarebbe avvenuta dieci anni fa, quando il M5S era agli albori (ed elettoralmente non contava niente).

A riceverli sarebbe stato Gianroberto Casaleggio (che nel frattempo è morto, quindi non può neanche smentire).

A portare materialmente la valigetta con i soldi sarebbe stato un personaggio poi condannato per traffico di droga e anche lui, nel frattempo, morto oppure detenuto negli Usa.

A fare da “intermediario” sarebbe stato l’attuale console venezuelano a Milano, che si mette ovviamente a ridere.

Lo scopo – già da solo è una autosmentita della notizia – sarebbe stato quello di appoggiare un nuovo “movimento rivoluzionario anticapitalista e di sinistra nella Repubblica italiana” (i Cinque Stelle?).

Il resto è ordinaria miseria da politichetta italiana, tra noti quaquaraqua che si trincerano dietro un apparentemente rispettoso “attendiamo le indagini della magistratura” e la destra più squallida che cavalca l’onda momentanea senza farsi neanche una domanda.

L’occasione arriva (o viene prodotta) nel momento giusto, mentre i Cinque Stelle sono attraversati da febbri più alte del solito intorno a domande che davvero non tolgono il sonno a nessuno: “sarà o no Giuseppe Conte il nuovo capo del Movimento?”, “il ritorno di Di Battista prelude a una scissione?”, “le battute di Beppe Grillo cosa significano davvero?”, ecc.

Roba buona per il ripetitivo salottino seriale di Lilli Gruber (ricordiamolo: ammessa alle riunioni del Bilderberg insieme a Mario Monti, Vittorio Colao e Chicco Testa; qualcosa vorrà dire...), non certo per fare luce su cosa accadrà in questo Paese dopo l’estate (quando scadranno gli ammortizzatori sociali straordinari e i nuovi disoccupati andranno contati a milioni).

Anche la provenienza dello “scoop” lascia molto a desiderare: uno spagnolo che si definisce giornalista “free lance”, che ha ricevuto una busta per posta con dentro qualche foglio, e che piazza il suo servizio sul giornale Abc, ritenuto piuttosto vicino alla destra franchista di Vox, forza emergente del neofascismo iberico e per questo “simpatica” a Salvini e Meloni.

Il tizio – tal Marcos Garcia Rey – si professa “un esperto” in materia, assicurando di aver “verificato” l’autenticità di documenti e notizia. “Non sono un novellino incosciente: ho 46 anni, coordino un master di giornalismo investigativo, faccio parte dell’Icij, l’International consortium of investigative journalists”; il che significa semplicemente che il tuo indirizzo è tra quelli “appetibili” per mandare “documenti scottanti”.

Il giornalismo libero, o free lance, è una nobile professione, che con fatica e senza soldi facciamo anche noi. E qualcosina, in materia di notizie difficili da verificare, ne sappiamo...

Quelle che riguardano i servizi segreti (oltretutto di altri paesi!) e che arrivano per posta hanno due caratteristiche costanti:

a) non sono verificabili con gli strumenti che possiede un giornalista (qualche numero di telefono di “addetti ai lavori”, al massimo; e vale anche per i professionisti dei “grandi giornali”), il processo di verifica consiste nel chiedere a un paio dei tuoi “contatti” se la cosa è attendibile o meno; ma i tuoi “contatti” sono molto probabilmente o all’oscuro di tutto oppure sono i mittenti del documento che hai ricevuto;

b) stuzzicano il desiderio individuale di fare “il grande salto” nel “giornalismo vero”, ossia quello con stipendi importanti per editori importanti.

Il foglio in questione (chiamarlo “documento” è un’esagerazione) è qui a fianco, potete leggervelo da soli e farvi rapidamente un’opinione. Sta di fatto che già stamattina, a meno di 24 ore dallo “scoop”, i giornali più importanti – affidandosi ai loro “contatti” con i servizi segreti italiani – lo smontano pezzo per pezzo. Timbri sbagliati, diciture inesistenti... una bufala fatta pure male.

Tra i giornali più importanti, da decenni, non può essere annoverata Repubblica, che invece ospita un subacuto commento di Filippo Ceccarelli, tutto incentrato sulle antiche infatuazioni giovanili latinoamericane di alcuni grillini di prima fascia (lo stesso Di Battista, Di Stefano, ecc) e – Udite! Udite! – rispolvera un “può essere” pronunciato nientepopodimeno che dal narcotrafficante Juan Guaidò, autonominatosi “presidente del Venezuela” su investitura della Cia.

Il governo venezuelano, dal canto suo, si è giustamente rifiutato di commentare certe “bambinate”, affidando a un tweet del ministro degli esteri Jorge Arreaza l’unica reazione ufficiale all’ennesima bufala contro il suo Paese.

“La mitomania dei media di destra del mondo contro il Venezuela è un’antologia di antigiornalismo. Sono fabbriche di menzogne, infamie, falsità e calunnie. Riciclano vecchie notizie false con spudorato sensazionalismo. In questo e in altri casi intraprenderemo un’azione legale. Basta!”

Com’è noto, quando soffiano tempi di guerra, la prima vittima è la verità. E il “giornalismo” viene arruolato...

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento