Qual è la Regione che ha privatizzato di più i servizi pubblici e sociali? La Lombardia. E qual è la Regione dove ci sono più Fondazioni impegnate nel settore Non Profit? Sempre la Lombardia.
È infatti in Lombardia, vero e proprio modello di privatizzazione selvaggia e complessiva, che hanno sede la maggior parte delle Fondazioni: ben 75. Seguono Piemonte (32), Emilia Romagna (30), Lazio (19) e Toscana (18).
È fin troppo palese il perverso intreccio tra gli interessi e l’ideologia dell’impresa privata con quelli del mondo cattolico e piddino nell’assalto e la spartizione del welfare pubblico e dei servizi sociali tramite il business del Terzo Settore.
Sono 275 le fondazioni italiane di tipo erogativo o misto analizzate nello studio di Granter.it, una piattaforma dedicata proprio al settore Non profit.
Il campione è composto, nello specifico, da: 131 Fondazioni di Impresa e di Famiglia; 44 Fondazioni di Comunità; 82 Fondazioni di Origine Bancaria;18 da altre fondazioni filantropiche. Insomma quelle di impresa o bancarie fanno la parte del leone, mentre quelle propriamente filantropiche sono una infima minoranza.
Le fondazioni erogative sono quelle che contribuiscono alla generazione di servizi e iniziative attraverso l’erogazione di contributi (grants, bandi, borse di studio, sovvenzioni). Le fondazioni di natura operativa sono quelle che gestiscono direttamente progetti, servizi o curano un bene pubblico. Le fondazioni miste operano in entrambi i campi. Quelle erogative sono 178, mentre quelle miste sono 77.
Il boom delle Fondazioni c’è stato dopo il 2005 e ancora di più dopo il 2011.
Il 50% delle Fondazioni erogano contributi a fondo perduto al Terzo Settore, l’altro 50% promuove la co-progettazione. Ma un conto è finanziare il restauro di una chiesa antica o di un monumento, un altro è gestire servizi sanitari o sociali destinati alla popolazione, un altro ancora sono gli affari pubblici o lo sviluppo economico. Ed invece sono proprio questi ultimi due, insieme al terreno dei diritti umani, a interessare assai più di altro le Fondazioni “filantropiche” nel 2021.
Nel giro economico della “filantropia”, oltre alle Fondazioni ci sono anche le aziende private. Sono 3.608 le aziende in Italia che dichiarano sui propri siti web di svolgere attività di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI o CSR). Si tratta di circa 1 azienda ogni 2.000.
Rispetto ad alcuni anni fa la Responsabilità Sociale è diventata parte integrante della strategia di impresa delle aziende private. Un numero crescente di realtà di natura “profit” mette in evidenza questo tipo di attività.
Tra le aziende che dichiarano questa sensibilità alla “responsabilità sociale”, le più numerose sono quelle del settore manifatturiero (258), poi del settore medicale/scientifico (160) ed infine quelle commerciali (146). Quelle meno numerose sono nel settore primario: agricolo ed estrazione mineraria e quelle nel settore immobiliare (per sua natura assai poco incline a qualsiasi responsabilità sociale, ndr).
Anche nel caso delle aziende private agganciate al No profit, la Regione in testa è la Lombardia (372), seguita dall’Emilia Romagna (133), dal Veneto (109), dal Lazio (93) e dal Piemonte (56).
Quella che viene definita come Gift Economy (economia delle donazioni) movimenta quasi 7 miliardi di euro. Gran parte di queste donazioni proviene da persone fisiche per una cifra che raggiunge i 5,3 miliardi di euro l’anno, poi ci sono le Fondazioni bancarie per circa 900 milioni, infine le aziende per circa 600 milioni di euro.
Solo nei primi sei mesi del 2021, le Fondazioni hanno messo in campo circa 1,58 miliardi in bandi (escluse borse di studio, sovvenzioni, contributi).
Di questi il 25% sono in materia di diritti umani, il 23,8% affari pubblici, il 18% nella formazione e servizi educativi, il 17,4% per lo sviluppo economico e solo il 14,9% per l’arte e la cultura. Non deve ingannare il fatto che manchi il settore sanitario. Le Fondazioni Filantropiche sono intervenute direttamente in questo settore, offrendo supporto e contributi direttamente ai beneficiari (ospedali, strutture sanitarie etc.) bypassando le organizzazioni non profit. Durante la pandemia di Covid-19, i principali beneficiari dei contributi delle Fondazioni sono stati gli ospedali e solo al secondo posto le organizzazioni Non profit. Poca roba è andata all’amministrazione pubblica e poco o niente a scuole e università.
Non vorremmo dare l’impressione di voler mettere sulla graticola anche le buone intenzioni o iniziative meritevoli (quando disinteressate), ma ci preme mettere sull’avviso i nostri lettori sui molti lati oscuri del crescente business della benevolenza che sta via via sostituendo la responsabilità dei soggetti pubblici nella gestione del welfare e dei servizi sociali, affiancando e legittimando così le privatizzazioni che hanno devastato dal 1992 in poi il nostro paese.
Il collasso della sanità pubblica prima e durante la pandemia di Covid-19, ad esempio non può più essere accettato senza combattere per ripristinare la centralità e la priorità di finanziamento della sanità pubblica piuttosto che di quella privata. Ed è in proprio in quest’ultima che l’intreccio di interessi tra Fondazioni, imprese private e organizzazioni non profit si è fatto più velenoso.
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