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30/07/2021

Green Pass: il certificato del fallimento dello Stato

Diciamo in premessa che la nostra critica al Green Pass non è sovrapponibile a quella di chi, in questo anno e mezzo, ha sistematicamente anteposto l’interesse individuale a quello collettivo.

Per noi vale il contrario.

Non ci assoceremo mai a chi mette al primo posto la libertà del singolo, o dell’impresa, specialmente quando si traduce in libertà di nuocere agli altri, ovvero nella libertà di mettere in atto comportamenti che vanno contro la salute pubblica.

Rifiutiamo il concetto di “dittatura sanitaria”, e invitiamo chi in questo momento si sente minacciato nella propria libertà individuale, a riflettere sul fatto che se c’è una dittatura da temere e da cui difendersi è quella del profitto e degli affari, che ci sono libertà che sono in realtà arbitri e sopraffazioni, come quella di licenziare e sfruttare, di devastare e avvelenare l’ambiente e la vita, di discriminare ed opprimere.

Non abbiamo mai negato la pandemia e la sua gravità. Chi lo fa, di fronte a 130.000 e più morti, è un criminale. Lottiamo per far sì che questa esperienza porti la collettività a concepire un cambio di paradigma nella società, con l’interesse pubblico al primo posto.

Siamo sempre stat* favorevol* ai vaccini e alla vaccinazione di massa, strumento di prevenzione indispensabile anche se non unico, e proprio per questo lottiamo contro il monopolio di BigPharma e per togliere i brevetti. Vogliamo un vaccino pubblico e gratuito accessibile a tutti i popoli del mondo, per questo sosteniamo lo sforzo incredibile di Cuba che ha realizzato un vaccino efficace nonostante il blocco criminale. Anche in Italia ci battiamo perché siano superati ostacoli, ritardi, discriminazioni in particolare verso migranti e pover*, che ancora impediscono l’accesso universale al vaccino.

Per queste ragioni non siamo contrari al Green pass in linea di principio; riteniamo che di fronte all’esigenza di tutelare la salute pubblica sia possibile adottare forme di limitazione delle libertà individuali. Saremmo quindi favorevol* ad ad una forma di certificazione sanitaria, se questa non fosse, com’è invece il caso del provvedimento adottato dal Governo, semplicemente un tentativo di autoassoluzione con cui tutte le autorità pensano di aggirare i nodi e le responsabilità sanitarie e sociali della pandemia.

Il fallimento dello Stato

Il decreto che introduce l’obbligo di un pass sanitario per l’accesso ad una serie di luoghi è, semplicemente, l’ammissione implicita di fallimento dello Stato, di questo governo e dei precedenti.

Ricapitoliamo per i/le distratt*.

In un anno e mezzo di pandemia lo Stato non è stato in grado di

  • allertarsi tempestivamente sulla pandemia;
  • potenziare la medicina di base e i servizi sanitari di prossimità;
  • elaborare un piano di assistenza sanitaria per i pazienti COVID non gravi;
  • continuare a mantenere i precedenti livelli di assistenza per le altre patologie, in primis le oncologiche;
  • istituire le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale);
  • mettere in piedi una campagna di massa di test e tracciamento, informazione ed educazione sanitaria;
  • potenziare il trasporto pubblico per evitare che diventasse veicolo di contagio;
  • vigilare sul rispetto delle regole sanitarie da parte delle imprese;
  • costruire una campagna vaccinale degna di questo nome, e non la pantomima con cui, faticosamente, si è arrivati a vaccinare un po’ più della metà della popolazione, con tempi diversi, una comunicazione disastrosa e buchi preoccupanti in alcune fasce d’età.

Infine si è scelto di convivere con il virus, invece che provare a fermarne la diffusione con lockdown veri e mirati, e questo ha aggravato la strage.

Ad oggi, niente ancora è previsto per non farsi trovare impreparat* di fronte alla quarta ondata ormai ampiamente annunciata, né sul piano sanitario, né sul piano scolastico, né sul piano della logistica.

Di fronte all’ennesimo disastro in arrivo, un governo che – per bocca dello stesso Draghi – ha a cuore esclusivamente la ripresa delle attività economiche, ispirato da Macron in Francia tira fuori dal cilindro l’escamotage perfetto per distrarre l’opinione pubblica dalle colpe immense delle istituzioni e scaricare le responsabilità sul singolo individuo.

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