La multinazionale Whirlpool ha annunciato che non si avvarrà della ridicola raccomandazione contenuta nell’inutile avviso comune sottoscritto solo venti giorni fa da Governo, Confindustria, CGILCISLUIL.
L’azienda, che sta facendo affari e profitti in tutta Italia, non metterà in cassa i lavoratori per qualche settimana, ma li licenzierà tutti e 322 subito.
Se si decide lo sblocco dei licenziamenti le aziende licenziano, questa la banale verità che i complici di Draghi stupidamente speravano di poter nascondere. Secondo la stima più bassa tra le tante effettuate, quella dell’ufficio parlamentare di bilancio, sono 70.000 le lavoratrici ed i lavoratori che in poco tempo rischiano di finire in mezzo alla strada.
Secondo l’INPS invece sono 330.000 finora i licenziamenti che sono stati fermati dal blocco, che ora non c’è più.
In tutti i casi è un massacro sociale di cui io non credo che nessuno dei governanti fosse all’oscuro. Semplicemente così come si è fatta la scelta criminale di convivere con il virus, che ci ha portato 128.000 morti, si è fatta quella altrettanto criminale di avviare la ripresa economica assieme ai licenziamenti.
Non credete a quelli che piangono lacrime di coccodrillo o ai ministri cialtroni e ridicoli che balbettano che ci vorrebbero altri modi. I licenziamenti sono un affare, le imprese che li fanno guadagneranno di più, i fondi finanziari pure, gli azionisti anche. La Borsa va bene come non mai mentre la gente precipita nel disastro.
La Whirlpool poi è un riassunto degli imbrogli del sistema e della viltà della classe politica di fronte ai padroni. C’era un accordo che prevedeva la continuità produttiva dello stabilimento.
Cosa hanno fatto ministri e politici M5S, PD, Lega e compagnia per farlo rispettare?
Niente. Draghi, qui come su tante altre questioni, ha solo messo il suo potere confindustriale sopra la nullità degli altri.
Ora sentiremo le solite supercazzole ministeriali, quando è chiaro che se si vuole agire sul serio c’è una sola cosa da fare: colpire la multinazionale, costringerla a tornare indietro e a riprendere la produzione, oppure requisire lo stabilimento, nazionalizzarlo e costruire con i lavoratori una nuova strategia produttiva.
O nazionalizzazione o disoccupazione, queste sono le alternative reali in campo, in mezzo ad esse ci sono solo chiacchiere in malafede, come ben sanno i lavoratori dell’Embraco e tanti altri imbrogliati come loro da quelle chiacchiere.
Mi si dirà: hai anche ragione, ma in questo quadro politico è impossibile. Vero, per questo tutte le vertenze sul lavoro devono diventare vertenze politiche che individuino nel governo dei padroni di Draghi non l’improbabile mediatore, ma il primo avversario.
Bisogna che il governo sia COSTRETTO a cambiare strada e che si assuma diretta responsabilità di tutte le crisi, di tutti i licenziamenti. E questo potrà essere ottenuto solo da un movimento di lotta radicale nelle forme e nei contenuti, cioè da una lotta operaia e popolare che rompa le regole nelle quali finora è stata confinata anche dai riti subalterni di CGILCISLUIL.
Bisogna occupare le fabbriche, bloccare le strade, fermare tutto ciò che si può fermare. E poi si deve arrivare ad uno sciopero generale vero, che colpisca tutte le lunghe catene degli affari e dei profitti che si estendono sopra i licenziamenti di massa.
“Insorgiamo” dicono i compagni della GKN di Firenze. Sì questa è la dimensione della lotta nella quale dobbiamo organizzarci. Forza, non bisogna mollare.
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