di Angelo Baracca - Il Fatto Quotidiano 19 ottobre 2022
Il 14-27 ottobre cade il sessantesimo anniversario della crisi dei missili a Cuba del 1962. In questi mesi di guerra in Ucraina è stato spesso richiamato il parallelo fra quella crisi e quella ucraina, ma è un confronto che non considera alcune differenze sostanziali. Pochi sanno come si sfiorò la guerra nucleare, e chi la evitò.
La Guerra Fredda innescò la competizione nucleare fra gli Usa e l’Urss: nel 1962 gli Usa avevano circa 30.000 testate nucleari, l’Urss 5.000: in abbondanza per incenerire il mondo! Il disegno aggressivo era realizzato in modo occulto.
Nel 1959 gli Usa avevano segretamente schierato in Turchia e in Italia missili nucleari in grado di colpire il territorio sovietico. Nel luglio 1962 Nikita Krusciov decise di schierare segretamente missili nucleari a Cuba (ovviamente con il consenso dei cubani), anche come deterrente per le interferenze di Washington.
Ma il 14 ottobre un aereo spia U-2 fotografa le prove che l’Urss sta costruendo a Cuba rampe di lancio. Inizia la più grave crisi dall’inizio della Guerra Fredda: per 13 lunghi giorni Urss e Usa si fronteggiano, arrivando a un passo dalla guerra. Kennedy ordina il blocco navale a Cuba.
Lo Stato maggiore Usa insiste per un’azione militare per eliminare le rampe missilistiche prima che queste diventino operative: non sanno che a Cuba si trovano già 140 testate nucleari sovietiche!
Intanto Krusciov ha inviato verso Cuba vari sommergibili, armati ciascuno di una torpedine con una testata nucleare di 10 kt (poco meno di quella su Hiroshima), di scorta ai mercantili diretti verso l’isola. La squadra di quattro sommergibili a propulsione diesel è al comando del capitano Vassili Arkhipov, che si trova sull’ammiraglia B-59 ma non ne è il comandante.
Su ogni sommergibile l’eventuale decisione di lanciare la torpedine nucleare richiede il consenso del comandante e dell’ufficiale politico: ma sul B-59 è necessario anche il consenso del comandante dell’intera squadra, appunto Arkhipov.
Quel fatidico 27 ottobre 1962 una squadra navale statunitense individua in acque internazionali il sommergibile B-59 e inizia una caccia a oltranza per costringerlo a emergere. La tensione a bordo è alle stelle. Il sistema di ventilazione dei sommergibili della flotta dell’Artico non funziona bene nell’Atlantico: la temperatura all’interno del sommergibile sale a 45-50 gradi; aumenta anche l’anidride carbonica, l’equipaggio (78 membri) non è quasi in grado di respirare.
È impossibile contattare Mosca e sotto la caccia degli americani il capitano del B-59 Savitsky è convinto che la guerra sia scoppiata, non vuole affondare senza combattere, decide di lanciare la testata nucleare contro la portaerei: moriremo anche noi, ma affonderemo anche loro.
L’ufficiale politico è d’accordo col capitano, ma sul B-59 è necessario anche il consenso di Arkhipov: la Terza guerra mondiale, nucleare, dipende da lui. E Arkhipov si oppone, ragiona, convince il comandante. Il quale non è lontano dal vero: quel 27 ottobre la crisi è al culmine, un aereo spia U-2 statunitense viene abbattuto su Cuba e un altro sulla Russia viene quasi intercettato.
Kennedy patteggia il ritiro dei missili da Cuba in cambio della promessa di non invadere più Cuba. I mercantili sovietici tornano indietro e il 28 ottobre Krusciov annuncia di avere ordinato la rimozione dei missili da Cuba.
Arkhipov convince il comandante Savitsky a fare emergere il B-59: rifiuta l’assistenza dei caccia statunitensi e fa rotta verso la Russia. La sua missione è fallita.
Arkhipov continuerà a prestare servizio nella Marina sovietica, il suo ruolo nell’avere salvato il mondo è rimasto sconosciuto fino a poco prima della sua morte, nel 1998, a 72 anni. Sua moglie Olga racconterà qualche anno più tardi, “Sono stata e sempre sarò fiera di mio marito. Lui è l’uomo che ha salvato il mondo”.
Ma c’è un altro aspetto non trascurabile della vicenda che si è saputo solo dopo 50 anni. Ho sottolineato come lo schieramento di missili nucleari in territori stranieri da parte di Washington venisse effettuato segretamente: e così avevano fatto nel 1961 anche in Giappone, a Okinawa, cosa che Krusciov sospettava, anche se la loro gittata poteva colpire parti della Cina ma non l’Urss.
I Kennedy Tapes hanno rivelato che questo era ignoto allo stesso presidente Kennedy, eletto nel gennaio 1961, e ne fu informato proprio quando scoppiò la crisi dei missili a Cuba. In ogni caso, nel suo discorso televisivo del 22 ottobre 1962, una settimana dopo lo scoppio della crisi, Kennedy ebbe l’impudenza di affermare: “I nostri missili strategici non sono mai stati trasferiti nel territorio di un’altra nazione sotto un manto di segretezza e inganno”.
Così solo nel 2015 è emersa una testimonianza di un militare di nome Bordne, in servizio a Okinawa, che proprio in quella fatidica notte del 27 ottobre il suo superiore, William Bassett (deceduto nel 2011), ricevette un ordine di lanciare i missili nucleari: ma intuì che in quell’ordine qualcosa non tornava, prese tempo, chiese chiarimenti, insistette per ben due volte, e finalmente ricevette il contrordine: fermare tutto!
Così oggi possiamo raccontare questa vicenda. Oggi le cose non stanno più così: con la motivazione di evitare gli “errori umani” si è sviluppata la tendenza ad affidare il controllo delle armi nucleari ad automatismi.
Il problema cruciale è l’errore, l’alto tasso di falsi positivi nella previsione di eventi rari. Sfortunatamente la decisione presa da una macchina sarà irrevocabile! Le macchine non solo possono sbagliare, ma possono anche venire ingannate da falsi segnali.
Un articolo del Bulletin of the Atomic Scientists del gennaio scorso commentava: “Se l’intelligenza artificiale controllasse le armi nucleari potremmo essere tutti morti!”.
Il parallelo fra la crisi dei missili a Cuba e il riaffacciarsi dell’incubo nucleare è certo evocativo ma inadeguato. Gli Usa con l’accordo del ritiro dei missili sovietici da Cuba del 1962 cedettero in cambio una cosa di importanza fondamentale per gli equilibri mondiali: più tardi ritirarono i loro missili schierati in Turchia e in Italia.
In questi anni la sicurezza in Europa è stata compromessa dall’estensione della Nato verso Est: quale concessione potrebbero offrire gli Usa per ristabilirla?
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