È raccapricciante pensare che 60 milioni di persone siano nelle mani di un personale politico come quello oggi a disposizione. Verrebbe da gridare “aridatece De Michelis e Cirino Pomicino”...
Non c’è osservatore politico dotato di senno che non abbia notato come nel bailamme “politico” di questi giorni di tutto si parli meno che delle questioni fondamentali:
a) la guerra cui stiamo partecipando sotto gli ordini della Nato, foraggiando ed armando una junta di estrema destra (con parte delle truppe dichiaratamente naziste);
b) una crisi energetica gonfiata non solo dalla guerra ma anche dalle sanzioni volute dagli Usa, che stanno provocando un aumento spaventoso delle bollette e dei costi di produzione, annunciando dunque un ulteriore esplosione dell’inflazione mentre i salari restano inchiodati ai valori di 30 anni fa;
c) una crisi economica che si innesta su un pluridecennale processo di deindustrializzazione del Paese, favorita dalle politiche di austerità decise dall’Unione Europea (a favore delle economie che si dicono “frugali”, con in testa Germania e Olanda) e dalla vigliaccheria imprenditoriale dei “nostri” industriali, che hanno preferito non investire un soldo nell’innovazione, preferendo “competere” comprimendo i salari fino alla fame.
Su questi temi anche il (forse) futuro governo a guida postfascista promette e giura di muoversi nel solco dell’”agenda Draghi”. Dunque nessuna variazione in politica estera (obbedienza cieca alla Nato) e nelle politiche economiche (applicazione rigida del Pnrr e delle direttive europee).
Ma, allora, su quali temi si sta svolgendo la rissa politica dentro e fuori il Parlamento?
Davvero si può pensare che stiamo tutti appesi ai problemi giudiziari di Berlusconi, alle paturnie integraliste-cattoliche di un Fontana o alle “contumelie” ricevute (in Parlamento e nelle piazze) dal neopresidente del Senato?
Certo, come ricordiamo spesso, il fatto che “il cuore” della decisione politica – guerra, crisi economica e sociale – sia stato delegato a organismi e poteri sovranazionali riduce al minimo la materia del contendere. I vari “comitati d’affari” sono obbligati ad accapigliarsi sulle “cosette interne”, sulle poltrone da cui comunque si può spremere potere clientelare e arricchimento personale, accontentando gruppi industriali o finanziari “di riferimento”.
Tutte cose necessariamente meno “ricche” che in passato, ma comunque molto interessanti per i vecchi marpioni o i nuovi squaletti di Palazzo.
In questo guazzabuglio è ancora una volta emersa con forza – per debolezza generale – la figura di Berlusconi, nonostante l’età, i barcollamenti, le amnesie, ecc. Si sprecano le analisi “psicologiche” (non riesce ad accettare di non essere lui a dare le carte, stavolta), quelle strumentali (un ministro della giustizia che gli eviti un’altra condanna ed elimini la “legge Severino”), quelle cliniche (è fuori di senno).
Non frequentando Arcore o la villa sull’Appia Antica, preferiamo attenerci all’analisi politica. E quindi ci siamo dovuti porre la domanda: “com’è possibile che stia picconando il governo di cui farà parte prima ancora che si formi?”.
Le risposte, detto alla romana, sono “c’è, o ci fa?” (sottinteso: il matto).
Le analisi ad personam accennate prima ovviamente tendono ovviamente per la prima ipotesi. Ma in quel caso il problema è facilmente risolvibile, anche se può essere complicato trovare un medico disposto a firmare un Tso...
Se invece ci fa, allora il quadro si fa decisamente più intrigante.
In questo caso giova ricordare che Berlusconi ha portato Forza Italia nel Partito Popolare Europeo, insieme ai democristiani tedeschi e di mezza Europa. Il fronte che in realtà governa il Vecchio Continente (in sempre precaria coabitazione con ex socialdemocratici e liberali), e che guarda con qualche preoccupazione la nuova conformazione politica che dovrebbe assumere l’Italia.
Preoccupazioni certamente esagerate ad arte, perché la UE – come ha ricordato anche Ursula von der Leyen – “dispone degli strumenti” per ricondurre qualsiasi governo alle proprie direttive (chiedere ad Alexis Tsipras o a Conte-Salvini). Ma comunque utili a mantenere il “guinzaglio stretto” su un gruppo di politicanti che si affaccia per la prima volta nelle stanze del potere nazionale in posizione dominante.
Giorgia Meloni e lo stesso Ignazio La Russa avevano già ricoperto ruoli di governo, ma “sotto Berlusconi”, in posizione decisamente subordinata. Oggi si sentono ovviamente “padroni di casa”...
“Padroni” in grado di decidere ben poco, certo. Ma anche quel poco deve essere gestito in modo da non provocare turbolenze dannose mentre c’è un’escalation bellica e i termosifoni attendono di essere accesi tra aumenti folli e razionamenti promessi.
Sarà una sfortunata coincidenza, ma ad ogni “mattata” del Caimano – specie quelle su Putin e dintorni – spingono i postfascisti e i leghisti ad accentuare le proprie professioni di fede euro-atlantica...
Insomma, se Berlusconi “ci fa” la cosa ha un senso. E l’ombra dell’ennesimo “governo di salvezza nazionale”, dopo qualche mese di baldoria, torna a farsi pressante.
Cosa c’entra tutto questo con la vita della nostra gente? Nulla, certo. Per questo ci ascolteranno solo se cominciamo a scendere in piazza e gridare forte. Ma molto forte, “alla francese”...
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