Un sessantaduenne è stato multato per 4.000 euro a Amburgo, perché giudicato colpevole di aver viaggiato per la città, nel marzo scorso, con un foglio di dimensioni “A4” recante la lettera “Z” attaccato a un finestrino della propria vettura.
Nel procedimento, avendo l’uomo dichiarato che la “Z” è per lui semplicemente l’ultima lettera dell’alfabeto, la giudichessa (si dice così nella “sinistra” che tifa per Kiev e per la guerra?) ha dato ragione al poliziotto che a marzo aveva fermato l’uomo, decidendo che, nel contesto di allora, la “Z” simboleggiasse la guerra della Russia e che quindi l’uomo, con quel A4 al vetro dell’auto, volesse dire “Io sto con Putin”.
Ieri, la riproduzione di un post su feisbuc con questa notizia, ha provocato il pronto intervento dei campioni della “lotta alla disinformazione”, i quali hanno perentoriamente segnalato, per prima cosa, che «Il post contiene informazioni che fact-checker indipendenti hanno dichiarato essere false», e poi, di seguito, che «Il tuo post non include informazioni controllate da fact-checker indipendenti».
La ferrea logica che unisce le due segnalazioni è pari solo a quella dell’asina Balaam che parlava al suo padrone Balak. Ma, di fronte a cotanta autorevolezza…
Chi invece non abbisogna di alcuna supervisione «da fact-checker indipendenti» e si prodiga da solo a diffondere il verbo, è un articolista, (a giudicare da tutto, in odore di santità a Kiev), il cui servizio era presentato ieri con un titolo a cinque colonne sulla prima pagina de il manifesto: «Mosca millanta la “bomba sporca” di Kiev»; e lo fa, com’è ovvio a tutti i “fact-checker indipendenti”, «senza prove».
Il fact-checker indipendente, pagato però da via Bargoni, ha visionato le notizie provenienti da Mosca e ha risolutamente messo nero su bianco che, vista l’origine, non si può che decretare «essere false»; anzi, millantate, che meglio le avvicina al 346-bis del codice penale italico.
Ora, quali sono le dichiarazioni “del nemico”? In sintesi, dato che ormai i lettori ne sono a conoscenza, il Ministero della difesa della “perfida Rus” ha detto di essere in possesso di informazioni secondo cui due enti ucraini hanno ricevuto istruzioni specifiche per mettere a punto la cosiddetta “bomba sporca” e che i lavori sono allo stadio finale.
Mosca è inoltre a conoscenza di contatti tra Presidenza ucraina e esponenti britannici per il possibile ottenimento di tecnologia atta a creare armi nucleari, per le quali Kiev dispone di base produttiva e potenziale scientifico adeguati.
I siti ucraini che hanno scorte di sostanze radioattive da poter utilizzare per la “bomba sporca” sono tre centrali nucleari attive: a Južnoukrainsk (regione di Nikolaev), Netešin (regione di Khmel’nitskij) e Varaš (regione di Rovno) che hanno 9 pozze di combustibile nucleare esaurito, con circa millecinquecento tonnellate di ossido di uranio arricchito all’1,5%.
Altri componenti – decine di migliaia di elementi con uranio-238, uranio-235 e plutonio-239 – sono nella centrale di Chernobyl, pur se dismessa; lo stesso per le decine di migliaia di metri cubi di scorie radioattive del sito “Vektor”, dell’impianto chimico di Kamenskoe (la sovietica Dneprodzeržinsk), dei siti di smaltimento di scorie “Burjakovka”, “Podlesnyj”, “Rossokha”.
E c’è anche l’impianto di estrazione “Vostočnyj in cui, da due pozzi minerari su tre, si estraggono circa mille tonnellate l’anno di uranio.
Il Ministero della difesa “nemico” sottolinea anche che Kiev dispone pienamente delle basi scientifiche necessarie a creare la “millantata” bomba: l’Istituto di fisica e tecnologia di Kharkov, i cui scienziati avevano preso parte al programma nucleare sovietico, e dove operano tuttora varie strutture sperimentali, termonucleari (“Uragan”), così come l’Istituto per la ricerca nucleare dell’Accademia delle scienze di Kiev, presso il cui reattore WWR-M sono in corso ricerche con l’utilizzo di materiali altamente radioattivi.
Qui, come pure all’impianto di estrazione di Žëltye Vody (distretto di Kamenskoe, nella regione di Dnepropetrovsk) sono attesi per i prossimi giorni gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
Ieri, il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, ha definito «inammissibili» le reazioni occidentali al pericolo della “bomba sporca” ucraina denunciato (qualcuno vorrà dire: millantato?) da Mosca. Si tratta, ha detto Peskov, di «un approccio niente affatto serio; un approccio che definirei inammissibile, sullo sfondo del pericolo di cui parliamo… Poniamo ancora una volta l’accento sul grande pericolo che si cela dietro la realizzazione dei piani ucraini».
Il riferimento di Peskov era alle reazioni del Segretario alla difesa USA, Lloyd Austin, che respinge gli avvertimenti russi, e del Segretario di Stato, Antony Blinken, secondo il quale sarebbero “infondati” i moniti di Mosca sul possibile impiego della “bomba sporca” da parte ucraina.
Ligi, come fossero a via Solferino, al Verbo emesso da Washington, a via Bargoni hanno dunque pensato bene di proclamare che tale pericolo è “millantato” e «senza prove».
Di più: credendo forse di far dispetto al governo fascio-leghista di casa nostra – per definizione “amico e accolito di Viktor Orbán” – si sono incaricati di mettere alla berlina «la solita voce dissidente» dell’Ungheria, colpevole di «aver chiesto un cessate il fuoco immediato e colloqui di pace tra funzionari ucraini e russi il prima possibile».
Un tradimento, quello perpetrato a Budapest, con una «una capovolta mediatica che assomiglia a quelle di Mosca», che i reazionari italici si guardano però bene dal plaudire. Ma, soprattutto, una “diserzione” inconcepibile per chi, sulla scia di Vladimir Zelenskij (ieri, alla cosiddetta “Piattaforma di Crimea”, a Zagabria) pronostica che «dopo la de-occupazione dell’Ucraina, sarà la volta di Transnistria, Abkhazija e dei “territori del nord”», come i giapponesi chiamano le isole Kurili.
Non la pace, dunque, invocano gli autodefiniti “fact-checker indipendenti”, ma che l’intero “mondo libero” abbia «un’unica lingua e uniche parole»(Genesi, 11-1): quelle che incitano alla vittoria sui nemici dell’Occidente.
Requiem per un giornale.
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