Sono 100 anni che i fascisti “rubano” le parole al movimento operaio (anche i “fasci siciliani” erano un movimento socialista di fine ‘800). È accaduto pure con “L’ordine nuovo” (giornale di Gramsci e Togliatti), il “Fronte della gioventù” (la Fgci clandestina), l’Olp di Delle Chiaie (alquanto diverso da quello di Arafat...). Ecc.
Ma solo dei presunti “sinistri” senza memoria possono rinnegare valori e concetti per concentrare la propria pseudo-opposizione sulle parole (o sui tacchi della Meloni).
Vi proponiamo quindi un intervento sui social di Marco Sironi, uno dei purtroppo pochi che molto succintamente ricorda l’essenziale.
E suggeriamo anche di dare un’occhiata ad una delle tante interviste rilasciate da chi, sull’obiettivo della “sovranità alimentare” ha fatto decisamente qualcosa di pratico, e che non ha nulla a che vedere col cognato Lollobrigida...
Ma solo dei presunti “sinistri” senza memoria possono rinnegare valori e concetti per concentrare la propria pseudo-opposizione sulle parole (o sui tacchi della Meloni).
Vi proponiamo quindi un intervento sui social di Marco Sironi, uno dei purtroppo pochi che molto succintamente ricorda l’essenziale.
E suggeriamo anche di dare un’occhiata ad una delle tante interviste rilasciate da chi, sull’obiettivo della “sovranità alimentare” ha fatto decisamente qualcosa di pratico, e che non ha nulla a che vedere col cognato Lollobrigida...
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Sentire gente che si ritiene di sinistra esaltare gli OGM e banalizzare la necessità di una sovranità alimentare, non si può accettare.
È proprio per questa subalternità di “certa sinistra”, che di fatto è altrettanto destra, che la destra più reazionaria oggi si può appropriare di un concetto, ma direi anche di un valore, come quello della “sovranità alimentare” che significa tutelare le coltivazioni, le produzioni di cibo, le tradizioni culinarie del nostro Paese dall’invadenza delle grandi multinazionali e dal cibo spazzatura e insano che producono e vendono.
Certo, la destra lo fa per fini strumentali e non di equità sociale. Un motivo in più per cui tale concetto dovrebbe essere recuperato e attuato dalla sinistra.
Per la sovranità alimentare, che vuol dire tutelare le coltivazioni autoctone e dei contadini che lavorano la terra, si battono da sempre tutti i movimenti di liberazione nazionale. Era una degli obiettivi della Rivoluzione Cubana: superare la monocoltura della canna da zucchero imposta dagli Usa. Era uno dei principi base del grande Thomas Sankara (il Che africano) capo di stato del Burkina Faso, assassinato negli anni '80 dagli ex colonizzatori francesi.
È alla base della lotta del “Movimento dei Senza Terra” in Brasile. Era una delle richieste del movimento noglobal di Seatle e Genova.
Sovranità alimentare la chiedeva anche il Social Forum sull’agricoltura che tenemmo proprio a Bergamo nel 2017 contro il vertice ufficiale del G7 organizzato proprio nella nostra città.
Vuol dire opporsi all’espropriazione delle terre dei contadini da parte delle multinazionali dell’agroalimentare, all’utilizzo di diserbanti nocivi, alla pratica deleteria delle monocolture che rendono completamente dipendenti le economie dei Paesi del sud del mondo e impoveriscono le masse contadine costrette a lasciare i propri campi e ad emigrare. Vuol dire opporsi alle guardie armate e private delle grandi multinazionali che nei Paesi poveri massacrano i contadini che si ribellano.
Studiate la storia di Rigoberta Menchù, campensina guatemalteca che si ribellò agli squadroni della morte che la tenevano schiava e che negli anni '90, per la sua lotta, fu insignita del Premio Nobel per la Pace.
Mangiare bene e sano è un diritto di tutti, anche dei ceti popolari, dei poveri, dei diseredati.
Perché coltivare la propria terra, anche in forma associata e cooperativa, è un diritto dei contadini di tutto il mondo.
La sovranità alimentare, in opposizione all’imperialismo, è un concetto fortemente internazionalista.
Fonte
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