Il presidente venezuelano Nicolás Maduro, durante il cosiddetto Mercoledì Produttivo (giornata dedicata agli aspetti economici), ha annunciato che il Paese ha fatto progressi nella produzione e nella sovranità alimentare e pertanto prevede che il prossimo anno sarà all’insegna del benessere e della crescita.
“Con la Missione Alimentare, la Missione AgroVenezuela, i CLAP, le Case dell’Alimentazione e altri sforzi, abbiamo fatto progressi nella produzione e nella sovranità alimentare del Paese”, ha dichiarato il presidente sul suo account Twitter.
“Il 2023 promette di essere un anno di maggiore benessere e crescita”, ha sottolineato dunque Maduro.
In un altro messaggio pubblicato sul social network, il presidente Maduro ha affermato che “il Venezuela sta iniziando a consolidare l’obiettivo dell’autosufficienza”. Obiettivo imprescindibile per un paese sotto sanzioni draconiane volte a strangolarlo.
“Ci stiamo impegnando al massimo per raggiungere l’obiettivo delle esportazioni, grazie allo sforzo collettivo di consolidare le forze produttive della Patria su un percorso chiaro. Produrre è vincere, e noi stiamo vincendo”, ha dichiarato il leader bolivariano.
Nell’ambito del Mercoledì Produttivo, guidato dal Presidente Maduro, il Ministro dell’Agricoltura e dei Territori Urbani, Wilmar Castro, ha fatto una valutazione del Piano Produttivo Globale nel settore agroalimentare del Venezuela.
Castro ha precisato che l’anticipo della produzione è di 11.145.000 tonnellate di alimenti, di cui 7.800.000 corrispondono al settore agricolo e 3.342.000 al settore zootecnico.
“Il raccolto di mais di quest’anno è stato un raccolto molto importante, siamo riusciti a seminare 514.299 ettari, con una resa di 4,5 tonnellate per ettaro, dando una proiezione di 2.314.000 tonnellate di mais, raggiungendo così una cifra rappresentativa” mai registrata, ha ricordato il ministro.
Parlando dell’andamento della coltivazione del riso, Castro ha affermato che si è raggiunta una superficie di 67.000 ettari, tra gli Stati di Guárico e Portuguesa, che indica una crescita del 27% rispetto agli anni precedenti.
Il ministro ha quindi osservato che la coltivazione del caffè ha raggiunto i 223.000 ettari nel Paese sudamericano.
Il Ministro della Pesca e dell’Acquacoltura, Juan Carlos Loyo, ha dichiarato che il Venezuela ha registrato 118.000 tonnellate di catture alieutiche.
Economia in ripresa
Al contrario di quanto afferma una certa rozza propaganda anti-venezuelana (in Italia spicca il solito Fatto Quotidiano) che dimentica le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e utilizza dati inattuali e sorpassati, l’economia registra numeri positivi in termini di crescita, espansione e diversificazione nel corso del 2022.
“L’economia del Venezuela sta andando molto bene quest’anno nonostante il blocco, la persecuzione finanziaria, la persecuzione petrolifera, con più di 700 misure coercitive imperialiste unilaterali. Il Venezuela sta avanzando in termini di crescita, espansione e diversificazione economica”, ha sottolineato Nicolas Maduro.
Secondo il capo di Stato, la nazione bolivariana sta iniziando a sentire la nuova economia petrolifera post-rentier, che produce beni, servizi e ricchezza per il Paese.
Cooperazione con la Cina per la sovranità alimentare
Il Venezuela è da tempo impegnato con alleati come la Cina per raggiungere la completa sovranità alimentare. E forse sarebbe anche riuscito a raggiungere questo obiettivo se non fosse stato investito da un’ondata di sanzioni imperiali miranti a soffocare Caracas.
Nell’ormai lontano 2011, a tal proposito, Venezuela e Cina (Beidahuang) diedero vita a una impresa mista per aumentare la produzione alimentare nel paese sudamericano. Un paese storicamente costretto alla dipendenza dagli Stati Uniti che esportavano i propri prodotti in cambio del petrolio che il Venezuela possiede in abbondanza.
All’epoca dell’accordo il presidente Chavez evidenziava che l’azienda cinese Beidahuang era capace di produrre cibo per 100 milioni di abitanti.
L’accordo consentiva al Venezuela di attivare la produzione alimentare a livello bilaterale, nella formazione, nelle infrastrutture, nell’irrigazione, nei canali. Migliorando la vita degli agricoltori e della popolazione in generale.
Il Venezuela si era insomma avviato sulla strada giusta, come affermava anche la FAO, proprio nell’anno in cui gli Stati Uniti guidati da Barack Obama designavano Caracas una “minaccia inusuale e straordinaria alla sicurezza nazionale” dell’ingombrate vicino nordamericano.
“A nome dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, vorrei congratularmi con voi (…) Qui abbiamo un esempio molto vivido di come i contadini, le contadine, i consigli comunitari, i comuni e il governo stanno raggiungendo la sovranità e la sicurezza alimentare; quindi, congratulazioni a tutti voi per l’iniziativa”, affermava il rappresentate della FAO Marcelo Resende, in occasione dell’attivazione del piano nazionale per la produzione socialista di ortaggi e sementi agro-ecologiche.
Ribadiva inoltre, in una trasmissione della Venezolana de Televisión, la volontà della FAO di continuare a sostenere il Venezuela nello sviluppo della sua sovranità alimentare.
“C’è un momento nuovo in Venezuela (…) La FAO si unisce a questo progetto, che è di fondamentale importanza per l’agricoltura familiare”, aggiungeva, in riferimento al nuovo programma, promosso attraverso un accordo tra il Venezuela e il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra del Brasile.
Nel giugno 2013, a Roma, la FAO riconosceva al Venezuela di aver raggiunto in anticipo l’obiettivo proposto dal Vertice Mondiale sull’Alimentazione, tenutosi nel 1996, in cui si stabiliva di dimezzare il numero di persone sottonutrite in ogni Paese entro il 2015.
Secondo i dati dell’Organizzazione, tra il 1990 e il 1992, il Venezuela registrava il 13,5% della popolazione che soffriva la fame, mentre tra il 2007 e il 2012 questa percentuale si attestava ad appena il 5%.
Il resto è poi storia nota: sanzioni draconiane, blocco economico, guerra economica e finanziaria. Il Venezuela grazie anche all’aiuto di alleati come Iran, Cina, Russia e Turchia, è riuscito a resistere agli assalti imperialisti e adesso torna a vedere la luce. Con i principali dati che indicano un paese addirittura meglio in salute rispetto ad altri della regione sudamericana che in questi anni venivano decantati come esempi virtuosi.
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