Che ha descritto lo scomparso come un autentico conservatore, un fine teologo, un vero papa, un campione della cristianità, un vero e proprio precursore delle odierne – bellicose e belliciste – ragioni della supremazia dell’Occidente sul resto del mondo.
Ora, la parte che riguarda la teologia cattolica e la mistica cristiana potrebbe pure rimanere nelle stanze vaticane.
Tuttavia, tanto per cominciare, non può quella che attiene alla funzione politica della Chiesa negli anni in cui Ratzinger ha affiancato papa Karol Wojtyla, da lui stesso nominato a capo della Congregazione della Dottrina della Fede, il nuovo nome che è stato dato al Sant’Uffizio, che prima ancora si chiamava Santa Inquisizione, la qual cosa spiega bene molte cose brutte che si sono storicamente registrate nel rapporto tra la Chiesa e la società, il potere politico, la morale, la cultura e la scienza.
Wojtyla, il “santo subito”, fu un accanito anticomunista. La sua azione politica per destabilizzare l’Est europeo, che coadiuvò la caduta del Muro di Berlino, costò alla Chiesa ingenti quantità di quattrini, tanti da prosciugarne le risorse, cosa che diede impulso a quelle illecite e spericolate attività finanziarie dello IOR ai tempi di Paul Marcinkus, arcivescovo implicato negli scandali che coinvolsero Sindona, Calvi, mafia e servizi, fascisti e malavita romana – o per meglio dire “magliana” – e il crack del Banco Ambrosiano.
L’anticomunismo viscerale di Wojtyla si spinse a coprire tutti gli scandali sessuali, per la ragione che venivano considerati argomenti con i quali i governi dell’Est Europa avrebbero potuto attaccare la Chiesa. A questa linea di condotta si uniformò Ratzinger. Le vittime degli abusi sono stati violentati non solo dai quei prelati che hanno abusato di loro, ma anche dalla stessa ragion di Stato Vaticano.
Quella stessa ragione di Stato che permise a Pio XII di non vedere lo sterminio degli ebrei in Europa, e a permettere la deportazione del ghetto di Roma, “città aperta”, senza muovere un dito per impedire che proprio dalla capitale del cattolicesimo fossero deportati e assassinati nel lager nazisti più di mille cittadini italiani di fede ebraica.
La “cecità” di fronte ai crimini di guerra non era una novità per Pio XII: non aveva visto lo sterminio delle guerre fasciste in Etiopia, la ferocia razzista in Somalia e Libia; aveva anzi sponsorizzato la guerra civile in Spagna e le aggressioni all’Albania, alla Grecia, alla Russia e alla Jugoslavia.
Tutto era lecito bastava che fosse “antibolscevico”. Anche dare rifugio ai criminali di guerra nazisti, tanto da fornirgli un passaporto vaticano col quale imbarcarsi da Genova alla volta del Sudamerica, e diventare poi preziosi consulenti, aguzzini della repressione delle giunte golpiste.
“Operation Condor”, per esempio, aveva sentore di “Endlösung der Judenfrage”, la soluzione finale, utile a difendere a tutti i costi l’imperialismo USA, che era proprio nei piani di Kissinger, il segretario di Stato ai tempi di Nixon, in piena “Guerra fredda”, che fu un braccio di ferro fra superpotenze in Europa, ma nient’altro che un sanguinario braccio armato in America Latina.
È questa la corrente di fede religiosa e di fede politica da cui viene Ratzinger, descritto da Ferrara sul Foglio come il gigante del conservatorismo dei “valori occidentali”. Quei valori che fecero dire a Umberto Eco:
“Ratzinger non è un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, e nemmeno uno studente della scuola dell’obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole.Su Il Corriere della Sera è stata ripubblicata giorno or sono un’omelia che Ratzinger, ancora cardinale, pronunciò nel 1978:
In sei mesi, potrei organizzare io stesso un seminario sul tema del relativismo. Si può stare certi che alla fine presenterei almeno venti posizioni filosofiche differenti. Metterle tutte insieme come fa papa Benedetto XVI, come se fossero una posizione unitaria, è estremamente naif”. (Intervista rilasciata alla Berliner Zeitung, come riportato da post.it il 20 settembre 2011).
“Dio non ha operato – come noi sogneremmo e come poi Karl Marx ha gridato a gran voce al mondo – in modo da far scomparire il dolore e cambiare il sistema, così che non ci sia più bisogno di consolazione.Consolazione? Sembra implacabile Leonardo Boff, esponente di rilievo della Teologia della Liberazione, quando scrive:
Questo significherebbe toglierci l’umanità. Ed è quello che nel segreto desideriamo. Sì, essere uomini ci è troppo pesante. Ma se ci venisse tolta la nostra umanità, smetteremmo di essere uomini e il mondo diverrebbe disumano.
Dio non ha operato così. Ha scelto un modo più sapiente, più difficile, da un certo punto di vista, ma proprio per questo migliore, più divino. Egli non ci ha tolto la nostra umanità, ma la condivide con noi. Egli è entrato nella solitudine dell’amore distrutto come uno che condivide il dolore, come consolazione.” (corriere.it)
“Il teologo Joseph Alois Ratzinger è un tipico intellettuale e teologo mitteleuropeo, brillante ed erudito. Non è un creatore, ma un eccellente esponente della teologia ufficiale. (...) Non ha introdotto nuove visioni, ma ha dato un altro linguaggio a quelle già tradizionali, fondate specialmente in Sant’Agostino e San Bonaventura.Boff ci dà una precisa visione della situazione interna alla Chiesa cattolica, quando ci ricorda che in “Europa vive solo il 23,18% dei cattolici e in America Latina il 62%, il resto in Africa e Asia. La Chiesa Cattolica è una Chiesa del Secondo e Terzo Mondo (ibidem)”.
Forse qualcosa di nuovo è la sua proposta della Chiesa come un piccolo gruppo fedelissimo e santo come “rappresentanza” del tutto. (...) Accade così che all’interno di questo gruppo di puri e santi ci fossero pedofili e persone coinvolte in scandali finanziari, che ha demoralizzato la sua comprensione della Rappresentanza". (leonardoboff.org, traduzione dal portoghese di Gianni Alioti).
Con buona pace dei tifosi del ruolo del conservatorismo occidentale, Boff dice che Ratzinger “Intese la Chiesa come una sorta di castello fortificato contro gli errori della modernità, ponendo come principale riferimento l’ortodossia della fede, sempre legata alla verità” (ibidem).
Leonardo Boff, dunque, dice chiaramente che “Il teologo Joseph Ratzinger si è mostrato nemico degli amici dei poveri (i teologi della liberazione, ndr). Questo sarà ricordato negativamente nella storia della teologia. Sono molti i teologi che affermano che egli era preso da un’ossessione per il marxismo, sebbene avesse fallito in Unione Sovietica” (ibidem).
Ecco la continuità con l’anticomunismo come fede cieca, come “consolazione” dei misfatti della ragion di Stato Vaticano.
E poi un giudizio politico preciso, per non dire definitivo: “Con tutta la sua astuzia ha polemizzato con i musulmani, con gli evangelici, con le donne e contro il (Concilio) Vaticano II insieme al gruppo fondamentalista (…) È stato un rappresentante legittimo della vecchia cristianità europea con i suoi fasti e il suo potere politico-religioso” (ibidem).
La lotta intestina interna alla Chiesa cattolica è dunque lo specchio di uno scontro tra visioni contrapposte del mondo: da un lato l’arroccamento dell’occidente nella moderna visione euro-atlantista, così come ci appare dalla crisi della globalizzazione indotta dalla pandemia e implosa con la guerra in Ucraina, che è quello che il benemerito Ratzinger e i suoi epigoni hanno tentato di rappresentare; dall’altra l’apertura all’idea di una nuova dialettica che consideri lo spostamento del baricentro decisionale globale in altre aree dl mondo, che è quello che papa Bergoglio fatica a sostenere.
Lo scontro mondiale tra l’agguerrita minoranza dei più ricchi e forti e la maggioranza che cerca di liberarsi dallo sfruttamento, sia degli esseri umani che della natura, diventerà sempre più feroce.
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