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07/04/2023

Manodopera che non si trova? Colpa degli stipendi troppo bassi

Lo sapevamo già e, purtroppo, non crediamo che i risultati di questo studio europeo faranno cambiare la scaletta o le argomentazioni dei conduttori di talk show, tanto meno quelle di Confindustria e dei suoi leccapiedi di governo.

Però è importante che esca fuori da una ricerca condotta con i criteri – certo non “socialisti” e molto rispettosi del “pensiero unico liberista” – di un istituto europeo finanziato dai “sindacati complici” aderenti al Ces (come CgilCislUil, insomma), che infatti citano Biden mica Fidel...

A prescindere dalle robuste differenze tra paesi “frugali” e “cicale” meridionali; a prescindere dalle culture di riferimento, nazionali o giovanili, il risultato è identico: se i salari sono troppo bassi, addirittura al di sotto del livello di sopravvivenza e di riproduzione della forza lavoro, la gente preferisce rifiutare le offerte di lavoro “non congrue”.

La nostra esperienza diretta e le nostre argomentazioni sono certamente più radicali di quelle alla base di questa ricerca, ma non c’è dubbio che anche questo poco risulta incompatibile con gli insulti vomitati dall’establishment di ogni colore (ultimo il cognato-ministro dell’agricoltura Lollobrigida).

Lasciamo in questo caso volentieri la parola all’Agenzia Agi (controllata dall’Eni, non da Lenin...)

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La carenza di manodopera in Europa e il livello record di posti vacanti sono la conseguenza di salari troppo bassi rispetto all’attuale costo della vita e alle peggiori condizioni di lavoro. È quanto emerge da uno studio dell’European trade union Institute (Etui), il centro studi della Confederazione europea dei sindacati.

“Il tasso di posti di lavoro vacanti in Europa è attualmente a un livello record e lo scorso anno più di un quarto delle imprese dell’Ue ha lamentato problemi di produzione a causa della carenza di manodopera“, si ricorda nel documento.

La risposta dei governi finora si è concentrata sull’aspetto delle competenze dei lavoratori. Tuttavia, a detta dell’Etui, “quei settori in cui la carenza di manodopera è aumentata maggiormente dal 2019 al 2022 tendevano a offrire condizioni di lavoro generalmente peggiori” con ulteriori problemi nel trovare personale per quelle mansioni che offrono “una retribuzione relativamente inferiore“.

Inoltre “le carenze di manodopera sono più elevate nei settori e nei profili che non richiedono necessariamente competenze più elevate“, si legge ancora nello studio.

Benché sarebbe dunque consigliabile aumentare i salari per attrarre più lavoratori, “in metà degli Stati membri dell’Ue lo scorso anno i salari reali sono diminuiti“. E ciò è avvenuto “nonostante il fatto che i profitti reali siano aumentati“.

“Come ha detto Joe Biden, la risposta è semplice: pagateli di più“, è il commento di Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati. “È ora che i politici europei smettano di girare intorno al motivo della nostra carenza di manodopera e mandino un messaggio altrettanto chiaro ai datori di lavoro“, ha aggiunto la sindacalista.

“L’Ue dovrebbe anche seguire gli Stati Uniti nel subordinare i finanziamenti pubblici per le aziende all’impegno a pagare salari dignitosi, fornire condizioni eque e migliorare le competenze dei lavoratori insieme a un chiaro obbligo in materia di contrattazione collettiva“, ha concluso Lynch.

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