di Francesco Dall'Aglio
La reazione iraniana alla fine è arrivata. Almeno tre ondate di droni sono diretti verso il territorio israeliano, e secondo fonti dell'intelligence sia USA che israeliana dopo sarà il turno dei missili balistici. L'Iraq ha comunicato che non prenderà contromisure per i missili iraniani che sorvoleranno il suo territorio, mentre la Giordania ha aperto il suo spazio aereo ai jet USA e israeliani.
Nella foto, il primo sciame di droni mentre sorvola la città irachena di Kerbala.
Chi parla di attacco iraniano fallito, o al contrario di successo straordinario e umiliazione israeliana, o anche di operazione coreografata e inutile, dimostra di capire molto poco del linguaggio della deterrenza, dell'escalation e della de-escalation, e del fatto che le guerre non sono lo sfizio dei dittatori folli ma l'ultima risorsa a disposizione quando la diplomazia fallisce e che è sempre il caso di cercare di evitarle.
L'Iran era obbligato a rispondere all'attacco israeliano alla propria ambasciata a Damasco, e lo ha fatto. L'obiettivo non era la distruzione dello stato israeliano e nemmeno fare troppi danni: che le basi militari israeliane siano ben protette da svariati sistemi di contraerea è un fatto noto, e certo il numero di droni e missili lanciati stanotte non poteva pretendere di esaurire le capacità israeliane di difesa.
Intanto, però, i missili sono partiti e qualcuno è anche arrivato, con danni alle infrastrutture militari da verificare e che naturalmente le due parti massimizzano o minimizzano a seconda della convenienza; Israele ha utilizzato un bel po' di materiale, e se gli iraniani decidessero (cosa che hanno esplicitamente dichiarato di non voler fare) di continuare gli attacchi anche in futuro e magari moltiplicarne la portata, cosa per la quale hanno i mezzi, c'è da chiedersi quanto l'antiaerea israeliana riuscirebbe a reggere.
Inoltre, l'Iran ha dato un saggio delle sue capacità militari con una operazione precisa e mirata alle installazioni militari, specialmente quelle implicate nell'attacco alla sua ambasciata in Siria, senza colpire indiscriminatamente il territorio evitando vittime civili; si è dimostrato in grado di reggere sul piano diplomatico alla pressione congiunta di USA e Israele; e si è accreditata come il membro più valido e importante del cosiddetto "asse della resistenza". Quindi ha vinto.
Israele ha retto all'attacco senza eccessivi problemi, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali. Le sue difese antiaeree si sono dimostrate ancora una volta eccellenti, così come la sua aviazione; non si segnalano vittime né danni gravi. Quindi ha vinto.
Gli USA hanno prima sollecitato l'Iran a non rispondere all'attacco alla sua ambasciata (implicitamente riconoscendo che era un attacco che meritava risposta e che non lo avevano approvato); poi, quando l'Iran ha manifestato la volontà di procedere comunque alla rappresaglia, hanno ribadito il sostegno all'alleato israeliano e partecipato alla difesa ma hanno anche dichiarato che non sarebbero intervenuti militarmente in operazioni di attacco all'Iran, e imposto a Israele di non rispondere alla rappresaglia iraniana con ulteriori rappresaglie. Quindi hanno vinto.
Quando vincono tutti non c'è bisogno di fare la guerra. Se qualcuno invece ci sperava dovrebbe fare i conti con la sua coscienza.
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