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02/04/2024

Il “triangolo del litio”

1) Introduzione

È un fatto insolito che un documento di proposta per la transizione nel settore industriale europeo colleghi esplicitamente, nei suoi obiettivi, tecnologia, crescita, sicurezza energetica e ordine pubblico.

La pandemia, e soprattutto la guerra in Ucraina, hanno agito da acceleratori per una “transizione verde” basata sulla tecnologia che ora ha una nuova missione.

Solitamente lo definivamo come quadro generale, proposto principalmente da istituzioni del Nord del mondo, per collegare la lotta contro l’emergenza climatica e il degrado ambientale con una nuova strategia di crescita economica.

In questa fase dobbiamo aggiungere anche la dimensione della sicurezza.

Considerando tutto ciò, questa pubblicazione nasce dall’interesse per l’analisi critica di questo nuovo contesto. Di fatto, le sue ragioni affiorano dalla traiettoria dell’Observatori del Deute en la Globalització e da un gruppo di organizzazioni, collettivi e reti di ricerca di attivisti globali che esaminano i progressi della “transizione verde” a livello globale.

Tuttavia c’è da considerare che il vero elemento base è stato il lavoro sul campo svolto dall’Osservatorio nel cosiddetto “triangolo del litio”, uno dei territori strategici per la transizione.

Per affrontare questa sfida, abbiamo proposto di esaminare LA MINIERA, LA FABBRICA E IL NEGOZIO nonché le Dinamiche Globali della “transizione verde” e le sue conseguenze nel “triangolo del litio”, suddividendo il testo in tre parti con diversi approcci.

Nella prima parte esamineremo la situazione globale dell’estrazione delle risorse, dell’industrializzazione e dei mercati che richiedono “tecnologie pulite”. Questo capitolo, più analitico e descrittivo, esamina come la centralità dell’impegno tecnologico nella “transizione verde” e la sua funzione di sicurezza siano un imperativo per espandere la frontiera mineraria, l’industrializzazione e garantire i mercati di vendita. È qui che i più rilevanti attori internazionali hanno messo in campo numerosi strumenti – i piani quinquennali dall’11° al 14° della Cina, i fondi Next Generation EU, il REPowerEU, l’Inflation Reduction Act, il Critical Raw Materials Act, il Green Deal Industrial Plan, il Net Zero Industry Act e il Global Gateway, tra gli altri – per ottenere l’egemonia sulla scena internazionale con l’obiettivo di estrarre minerali e produrre e vendere tecnologia.

Nella seconda parte ci spostiamo su una situazione territoriale specifica: le alte saline andine tra Cile, Argentina e Bolivia dove si estrae, o si intende estrarre, il litio, prezioso minerale necessario per le batterie dei dispositivi elettronici mobili e dei veicoli elettrici. Qui il testo riprende voci del territorio che subiscono gli impatti dell’attività mineraria tra resistenza, inquietudine, rassegnazione, divisione, conflitto o, semplicemente, attesa di un lavoro o di un compenso che contribuisca a soddisfare i propri bisogni primari insoddisfatti.

Infine, la terza parte cerca di rispondere alle sfide dell’emergenza climatica, la perdita di biodiversità e l’esaurimento delle risorse a partire dall’accelerazione di altre transizioni. Il nostro approccio, tra il propositivo e il rivendicativo, non mette in discussione l’urgenza di agire, ma sostiene alternative che superino il tecno-ottimismo e il suo imperativo tecnologico.

Notiamo con preoccupazione che la dimensione della giustizia globale non è presente nella “transizione verde” e che la massiccia domanda di tecnologia può avere effetti devastanti sui territori del Sud del mondo.

Ci auguriamo insomma che il testo contribuisca a una migliore comprensione della disputa globale e del ruolo degli attori più rilevanti, a stabilire un maggiore legame con le altre realtà territoriali, e che continui ad aprire il dibattito su come affrontare una situazione di emergenza climatica, ambientale e sociale in modo davvero equo.

2) Pandemia e crisi energetica: accelerare la transizione securitaria e tecnologica

Dopo l’Accordo di Parigi del 2015, le istituzioni pubbliche hanno iniziato a proporre numerosi strumenti, piani e strategie per intraprendere una “transizione verde”. Tra questi spicca per portata e copertura il Green New Deal, un quadro programmatico e strategico per combattere l’emergenza climatica attraverso l’intervento pubblico nell’economia (1).

Sia la pubblicazione nel febbraio 2019 del Green New Deal per gli Stati Uniti, che l’approvazione, alla fine dello stesso anno, dell’European Green Deal nell’Unione Europea, sono stati i principali riferimenti per la politica di transizione climatica ed energetica in un momento di forti mobilitazioni sociali sul clima.

La creazione di reti internazionali di attivisti come Fridays for Future, Extinction Rebellion o By2020 We Rise Up, hanno aumentato la pressione sulle istituzioni, sia in termini di contenuto delle loro rivendicazioni che per la pratica della disobbedienza civile.

Nello stesso anno, in America Latina, hanno avuto luogo proteste e rivolte popolari, iniziate in Cile che poi si sono riprodotte in Bolivia, Ecuador e Colombia, espressioni di quello che oggi è riconosciuto come l’anno dell’esplosione sociale, le cui radici affondano nei gravi problemi di violenza sistemica e di ingiustizia sociale e ambientale, conseguenza dello sfruttamento sistematico dei beni comuni, degli ecosistemi e dei territori.

Un anno più tardi arrivava la pandemia.

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), preoccupata dai livelli allarmanti di diffusione e gravità del COVID-19, emise una pubblica dichiarazione di pandemia (2). Solo due mesi dopo, istituzioni come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e la Commissione Europea iniziavano a diffondere la necessità di un Green Recovery (3) e di un Build Back Better (BBB) (I).

L’obiettivo era, in altre parole, quello di superare gli impatti negativi del COVID-19 sull’economia rafforzando la “transizione verde”.

È stato questo il primo acceleratore della transizione: la ripresa economica dalla pandemia, di cui uno degli attori più importanti è l’Unione Europea e i suoi fondi NextGenerationEU (4) (di seguito NGEU), ad oggi un potenziale di 806 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per gli Stati membri che dovrebbero servire alla ripresa e alla trasformazione dell’economia europea mettendola sulla strada dell’European Green Deal.

Nello specifico, il 37% dei fondi doveva essere destinato a progetti (II) e riforme che contribuissero agli obiettivi climatici dell’Unione, il 20% alla digitalizzazione, il 10% alla biodiversità, e tutti erano regolati dal principio di “assenza di danni significativi”, ossia i progetti e le riforme approvati non potevano sostenere o svolgere attività economiche che avessero causato danni significativi a qualsiasi obiettivo ambientale. (5)

Seguendo la linea temporale, il 25 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina.

Nel mezzo di un panico diffuso in Europa per il prezzo e la continuità dell’approvvigionamento energetico, la guerra ha agito come un secondo acceleratore della “transizione verde”, riformulandone le priorità.

Lo stesso REPowerEU (6), il piano per porre fine alle dipendenze energetiche dalla Federazione Russa, riconosce che “la rapida e progressiva eliminazione delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia influenzerà la traiettoria della transizione” e potrebbe comportare investimenti mirati verso infrastrutture per il gas e per il petrolio, e per l’uso di carbone e nucleare al di là di quanto previsto (III).

Nella stessa ottica, la riunione dei ministri dell’energia, clima e ambiente del G7 (IV), tenutasi a Sapporo (Giappone) nell’aprile 2023, ha avuto come obiettivo quello di approfondire i temi della sicurezza energetica e della transizione verso l’“energia pulita” (V).

I due giorni di incontri hanno incluso discussioni su materie prime critiche, efficienza energetica, energie rinnovabili, gas naturale, idrogeno, emissioni di carbonio, trasporto stradale e decarbonizzazione delle industrie pesanti. Nel documento finale si legge: “Riaffermiamo il nostro impegno ad accelerare la transizione dell’energia pulita verso le emissioni zero netto (...) e riconosciamo l’importanza di promuovere un’efficiente diversificazione delle fonti di approvvigionamento per migliorare la sicurezza energetica e l’accessibilità economica dell’energia” (7).

Alla fine, il consenso verso la narrazione dei principali attori internazionali cerca di ottenere legittimità dai cittadini del Nord globale attraverso campagne come “You are the EU”, promossa all’inizio del 2023 dalla Commissione Europea.

Il loro intento è quello di coniugare i valori europei di “democrazia, libertà, uguaglianza, tolleranza e solidarietà” con l’indipendenza energetica e “l’energia, pulita e rinnovabile, prodotta in Europa” (8), riaffermando il legame tra transizione, sicurezza e tecnologie, in una sorta di nazionalismo energetico e tecnologico che rende imperativo un impegno accelerato e massiccio verso le “tecnologie pulite”.

3) La miniera, la fabbrica e il negozio

3.1 Catene globali di approvvigionamento e valore

La situazione descritta nel capitolo precedente, con una “transizione verde” vincolata alla sicurezza energetica che spinge verso una massiccia domanda di tecnologia, mette alla prova gli attori più rilevanti sulla scena internazionale. Tuttavia, se analizziamo la situazione globale delle filiere delle principali “tecnologie pulite”, possiamo notare quattro posizioni di partenza chiaramente differenziate: dominante, avvantaggiata, importatrice e subordinata.

Da un lato c’è la Cina che detiene una posizione dominante, con una presenza sufficientemente egemonica nelle diverse fasi della catena di approvvigionamento tale da esercitare un elevato grado di controllo e influenza. Nel 2019 la Cina è stata, a livello globale, responsabile del 69% dell’estrazione di cobalto, del 64% di grafite e del 60% di terre rare.

Nelle operazioni di lavorazione dei materiali ha raggiunto il 35% per quanto riguarda il nichel, il 65% per il cobalto, l’87% per le terre rare e il 58% per il litio. Le imprese cinesi hanno inoltre effettuato investimenti significativi in aree di risorse minerarie come l’Australia, il Cile, la Repubblica Democratica del Congo e l’Indonesia. (9)

È stata la Cina, nel 2021, a guidare la fornitura globale di “tecnologia pulita”. Il 65% delle batterie per veicoli elettrici, circa il 60% dei pannelli fotovoltaici e delle turbine eoliche e il 40% degli elettrolizzatori sono stati prodotti in territorio cinese. (10)

Dall’altra parte ci sono gli Stati Uniti che si trovano in una posizione avvantaggiata perché hanno la capacità installata per realizzare la maggior parte delle attività di filiera all’interno dei propri confini: hanno risorse energetiche, minerarie, industriali e domanda interna.

Nel 2020 sono stati il secondo maggior estrattore di terre rare e il sesto per riserve (11), e hanno una filiera ben sviluppata per la mobilità elettrica (saldo commerciale positivo del 3% nel 2021), ma meno per eolico (-38%) e fotovoltaico (-65%), per i quali dipendono dalle importazioni. (12)

Ciò che invece caratterizza maggiormente l’Unione Europea è il suo ruolo di importatrice a causa dell’elevata dipendenza energetica, mineraria e industriale dall’estero, che è in parte il risultato della politica di espansione e delocalizzazione delle multinazionali europee.

Nel 2021 l’UE aveva una dipendenza energetica del 55% e del 54% per i minerali metallici (13). L’UE è un importatore netto di “tecnologie pulite”, ad eccezione dei componenti delle turbine eoliche. Circa un quarto delle automobili e delle batterie elettriche, e quasi tutti i moduli solari fotovoltaici e le celle a combustibile, sono importati dalla Cina, sebbene i veicoli elettrici siano prodotti anche da aziende europee e statunitensi in territorio cinese (14).

Per ultimi ci sono i numerosi paesi del Sud globale, inseriti nelle catene di approvvigionamento globali in forma subordinata attraverso l’estrazione e l’esportazione di beni naturali.

Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, il Mozambico, il Perù, il Ghana e l’Indonesia hanno una matrice di esportazione primaria e sono principalmente impegnati nell’estrazione di minerali e nella loro vendita con una raffinazione/trasformazione di base o, in termini economici, a basso valore aggiunto.

Altri paesi, come il Cile, la Bolivia, l’Argentina o il Brasile, hanno diversi progetti di industrializzazione, ma si sono scontrati con barriere interne che vanno dalla loro stessa Costituzione, come nel caso del Cile, a crisi interne, o a governi progressisti privi di una chiara volontà di abbandonare l’estrattivismo, o semplicemente a governi reazionari negazionisti.

Comunque, la maggior parte di questi paesi hanno un denominatore comune: sono sottomessi al debito estero o a trattati commerciali e di investimento che funzionano come strumenti per sostenere la loro subordinazione.

Per entrare in dettaglio nelle posizioni dominanti, avvantaggiate, importatrici e subordinate, nelle seguenti sottosezioni analizzeremo la posizione di questi attori nelle fasi di estrazione, produzione e commercializzazione: la miniera, la fabbrica e il commercio.

Chiarire concetti: estrazione, riserve e risorse. Elementi, metalli, minerali, materie prime e materiali.

L’estrazione si riferisce alle fasi iniziali più elementari dell’attività mineraria, spesso indicate come produzione. Riteniamo che non esista detta produzione perché l’attività consiste nell’estrazione di minerali depositati in natura.

Le riserve sono le materie prime di cui è legalmente, economicamente e tecnicamente possibile l’estrazione. Le riserve variano nel tempo.

Le risorse sono invece il risultato di processi di esplorazione e sono valutate tramite modelli geoscientifici. Anche le risorse variano nel tempo e, quando è possibile estrarle, diventano riserve.

Gli elementi sono il tipo di materia costituita da atomi con lo stesso numero atomico e sono classificati nella tavola periodica.

I metalli sono elementi chimici che sono buoni conduttori di elettricità e calore.

I minerali sono sostanze inorganiche di origine naturale, con una composizione chimica definita e una certa struttura cristallina.

La materia prima è il materiale estratto dalla natura, di origine minerale, vegetale o organica che, attraverso una serie di trasformazioni artigianali o industriali, viene trasformato in prodotti di consumo intermedi o finali.

I materiali sono elementi o composti chimici, sostanze o miscele di sostanze che costituiscono la materia. Nel presente rapporto questo termine viene utilizzato per indicare elementi, composti o rocce di origine naturale estratti dall’attività umana per essere sfruttati.

3.2. La miniera: estrarre gli ingredienti delle “tecnologie pulite”

La prima e fondamentale fase per la produzione delle cosiddette “tecnologie pulite” consiste nel garantire la loro base materiale, ossia gli elementi necessari per la loro produzione. Stiamo parlando di minerali come rame, litio, nichel, manganese, cobalto, grafite, silicio, terre rare, platino, cromo, zinco e materiali sfusi come acciaio, cemento, plastica e alluminio (15).
Figura 1

Elaborazione degli autori sulla base della Supply chain analysis and material demand forecast in strategic technologies and sectors in the EU (analisi della catena di approvvigionamento e della previsione della domanda di materiali in tecnologie e settori strategici nell’UE).

NOTA: I materiali sono stati suddivisi in due categorie: strategici e critici. Per l’UE, la criticità dei materiali si misura in base alla loro importanza per l’economia e al rischio nelle catene di approvvigionamento (16).

I materiali strategici, invece, sono fondamentali per le tecnologie importanti per la “transizione verde e digitale” dell’Europa, per la difesa e per il settore aerospaziale e possono anche essere soggetti a rischi futuri nella catena di approvvigionamento (17).

Nella tabella, i metalli del gruppo del platino (rutenio, palladio, osmio, iridio, rodio e platino) sono raggruppati insieme. Le terre rare hanno tre sottogruppi: quelle utilizzate per i magneti permanenti, come il neodimio e il disprosio, le terre rare pesanti e quelle leggere.

Nella Figura 1 si può notare come rame e alluminio siano necessari per tutte le tecnologie. Altri materiali sono presenti in 6 tecnologie su 7: il nichel in tutte tranne che nei motori di trazione, mentre boro e silicio non sono presenti nelle batterie agli ioni di litio. Le terre rare per i magneti e il manganese sono presenti in 5 delle 7 tecnologie. (18)

Di seguito sono riportati altri studi che valutano anche l’intensità di utilizzo dei materiali per ciascuna tecnologia (Fig. 2).

Figura 2

È importante sottolineare che ogni tecnologia ha delle sotto-tecnologie (VI) che, a seconda del loro sviluppo, finiscono per determinare la maggiore o minore intensità di un materiale o di un altro.

In ogni caso, la Figura 3 ribadisce l’elevata importanza del rame e dell’alluminio praticamente per tutte le tecnologie, così come delle terre rare e dello zinco per l’energia eolica, del nichel per l’idrogeno, e del cobalto, del nichel, del litio e anche delle terre rare per i veicoli elettrici e le batterie.

Figura 3

Proseguendo su questa linea di valutazione dell’intensità mineraria delle tecnologie e della proiezione della loro domanda futura, analizziamo ora il rapporto su Il ruolo dei minerali critici nella transizione verso l’energia pulita dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Per gli scenari ambientali e climatici più ambiziosi, la domanda totale di materiali per le “tecnologie pulite” dovrebbe quadruplicare tra il 2020 e il 2040.

Nello stesso periodo, settori come i veicoli elettrici e le batterie dovrebbero aumentare la loro domanda di 30 volte (19).

Il dettaglio della Figura 3 mostra come lo scenario SDS richieda più materiali rispetto allo STEPS; ovvero, nel quadro della “transizione verde” dell’IEA che promuove lo sviluppo tecnologico senza mettere in discussione il modello economico, una maggiore ambizione climatica richiede un maggiore sfruttamento dei minerali.

SDS significa moltiplicare la domanda di litio per le tecnologie citate per 42, di grafite per 25, di cobalto per 21, di nichel per 19, di manganese per 8 e di terre rare per oltre 7, in soli due decenni (20).

Prendendo come riferimento ambedue gli scenari SDS e STEPS, anche la pubblicazione Metalli per l’energia pulita: modi per risolvere la sfida delle materie prime in Europa, dell’Università di KU Leuven su richiesta di Eurometaux 21, quantifica la differenza tra gli scenari.

Lo SDS, che corrisponde a un’ambizione climatica più elevata secondo l’IEA, rappresenta un’estrazione di 30 megatonnellate all’anno di materiali in più rispetto allo STEPS. Oltre il 50% del fabbisogno totale sarebbe costituito da alluminio, seguito da rame, nichel e zinco.

Le quantità assolute non riflettono l’importanza di minerali come il cobalto o le terre rare per i magneti che, pur essendo estratti in quantità minori, hanno un impatto climatico maggiore per tonnellata nella loro estrazione e raffinazione. (VII).

(2. Continua)

*****

I) A differenza del Build Back Better dell’amministrazione Joe Biden, il governo americano guidato da Donald Trump non ha scommesso su una ripresa verde. Per saperne di più consultare qui.

II) L’elenco dei progetti finanziati tramite NGEU è guidato da grandi aziende europee ed è destinato principalmente ai settori della mobilità elettrica, dell’idrogeno verde e delle energie rinnovabili.

III) Oltre alla contraddizione percepibile di mantenere un discorso di lotta all’emergenza climatica e al finanziamento e all’uso dei combustibili fossili, REPowerEU è riuscita a reindirizzare 225.000 milioni di euro dal Recovery and Resilience Fund, la parte effettiva del NGEU, verso progetti e riforme, consentendo un processo di deroga al principio di non arrecare danni significativi alle infrastrutture e agli impianti energetici che necessitano di soddisfare le immediate esigenze di sicurezza dell’approvvigionamento: Per maggiori informazioni.

IV) I paesi del G7 sono Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Per vedere il Comunicato dei Ministri del Clima, dell’Energia e dell’Ambiente di aprile 2023 vedere qui.

V) Per l’Agenzia Internazionale dell’Energia, organizzazione OCSE creata dopo la crisi petrolifera del 1973 e punto di riferimento per le istituzioni internazionali, l’energia pulita o tecnologie pulite sono il solare fotovoltaico e termico, gli elettrolizzatori e le celle a combustibile, l’energia eolica onshore e offshore, il biogas/biometano sostenibile, le batterie e stoccaggio, cattura e stoccaggio del carbonio, pompe di calore ed energia geotermica e tecnologie di rete. In questo gruppo vengono considerate anche le tecnologie sostenibili dei combustibili alternativi, le tecnologie avanzate per produrre energia da processi nucleari con residui minimi nel ciclo del combustibile, piccoli reattori modulari e i migliori combustibili correlati. In questo testo faremo riferimento principalmente all’eolico, al fotovoltaico e alla mobilità elettrica e, in alcuni casi, alle celle a combustibile, agli elettrolizzatori e alle pompe di calore.

VI) Le batterie più comunemente utilizzate nei veicoli elettrici sono agli ioni di litio. All’interno di questa categoria possiamo trovare batterie al litio-ossido di cobalto (LCO), al nichel-cobalto-ossido di alluminio (NCA) e alle batterie al nichel-manganese-cobalto (NMC). Gli NMC si dividono a loro volta in base alle proporzioni di manganese, cobalto e nichel nella chimica del catodo. Esistono anche altre composizioni di batterie al litio che non contengono cobalto come ossido di litio manganese (LMO) e litio ferro fosfato (LFP). Per ulteriori informazioni, vedere: Martín Lallana, Jorge Torrubia e Alicia Valero (2023). Minerali per la transizione energetica e digitale in Spagna: stato dell’arte, revisione delle politiche pubbliche e delle alternative. CIRCE – Universidad de Zaragoza, encargado por Amigos de la Tierra España. Disponibile qui.

VII) La produzione di una tonnellata di solfato di cobalto o di ossido di neodimio emette rispettivamente 16,73 tonnellate e 65,80 tonnellate di CO2 equivalente. Per maggiori informazioni.

Note

1) Pérez, Alfons (2021). Pactos verdes en tiempos de pandemias. El futuro se disputa ahora. Observatori del Deute en la Globalització, Libros en Acción e Icaria editorial. Disponibile qui.

2) Organización Mundial de la Salud (27/04/2020). COVID-19: cronología de la actuación de la OMS. Disponibile qui

3) OECD. Focus on Green Recovery. Disponibile qui.

4) Scherer, Nicola; González, Erika y Blázquez, Nuria (2021). Guía Next Generation EU: más sombras que luces. Ecologistas en Acción, Observatorio de Multinacionales en América Latina y Observatorio de la Deuda en la Globalización. Disponibile qui

5) Comisión Europea (30/08/2021). Do No Significant Harm. Disponibile qui.

6) Observatorio de la Deuda en la Globalización (28/07/2022). Crisis energética en Europa, ¿qué podemos esperar?. Disponibile qui.

7) G7 Climate, Energy and Environment Ministers (16/04/2023). G7 Climate, Energy and Environment Ministers’ Communiqué [Comunicato]. Disponibile qui.

8) Unión Europea. You are Europe [Web].

9) International Energy Agency. (Maggio 2021). The Role of Critical World Energy Outlook Special Report Minerals in Clean Energy Transitions [Report]. Disponibile qui.

10) International Energy Agency (2023). Energy Technology Perspectives [Report]. Disponibile qui.

11) International Energy Agency. (Maggio 2021)…, op.cit.

12) International Energy Agency (2023). Energy Technology Perspectives… op.cit.

13) Eurostat. Energy statistics – an overview. Recuperato il 9 giugno 2023, da qui.

14) International Energy Agency (2023). Clean Energy Supply Chains. Energy Technology Perspectives [Web]. Disponibile qui.

15) International Energy Agency (2023). Mining and Materials Production [Web]. Disponibile qui.

16) Comisión Europea. Materias primas críticas. Recuperato il 9 giugno del 2023 da qui.

17) Comisión Europea. Critical Raw Materials: ensuring secure and sustainable supply chains for EU’s green and digital future [comunicato stampa].

18) Oficina de Publicaciones de la Unión Europea. Supply chain analysis and material demand forecast in strategic technologies and sectors in the EU [Report].

19) International Energy Agency. (Maggio 2021)…, op.cit.

20) Ibid.

21) KU Leuven (Abril 2022) Metals for Clean Energy: Pathways to solving Europe’s raw materials challenge Eurometaux. Encargado por Eurometaux. Da qui.

Fonte

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