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04/06/2025

Bilaterale di riappacificazione tra Meloni e Macron?

Si è svolto martedì l’incontro tanto atteso tra il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. È durato più del previsto – oltre tre ore – il faccia a faccia tra i due politici, che aveva l’obiettivo di distendere i rapporti tra Parigi e Roma.

Nelle ultime settimane, infatti, si erano susseguiti momenti di tensione tra Macron e Meloni, in particolare in riferimento al ruolo dei ‘volenterosi’ nella continuazione della guerra in Ucraina. Anche se la presidente di Fratelli d’Italia ha fatto poi da mediatrice nel dialogo tra Bruxelles e Washington, è stata considerata troppo vicina a Trump e troppo accondiscendente con le sue trattative con Mosca.

L’incontro di Roma doveva quindi servire a ribadire l’unità europea nello scenario determinato dalla rottura dell’euroatlantismo, e in parte lo ha fatto. Sul terreno degli interessi economici, della cooperazione, della difesa comune europea, e non senza un po’ di retorica anche sul dossier ucraino, la faglia tra Italia e Francia sembra ricucirsi.

Nel comunicato finale del bilaterale si legge: “l’Italia e la Francia, fedeli al loro ruolo di Nazioni fondatrici della costruzione europea, intendono rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini”.

Riguardo alla situazione di Kiev, l’unica cosa che è stata scritta è una generica rivendicazione di una “soluzione equa e duratura”, ma quel che è davvero interessante è che la ricerca di tale via d’uscita è immediatamente collegata “a un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea”.

Sono infatti i temi di un salto di qualità della UE e i nodi del Mediterraneo in particolare che sembrano aver tenuto banco nel dialogo tra Meloni e Macron. Dal comunicato si evince che dai due leader è stata riservata molta attenzione alla competitività europea, all’energia, alla semplificazione delle norme comunitarie.

Francia e Italia hanno concordato anche di lavorare insieme per la “preparazione del prossimo Consiglio europeo e, più in generale, sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla migrazione, sull’allargamento e sulle riforme”. Nella dichiarazione congiunta finale c’è scritto che i due paesi devono ragionare “sulle condizioni necessarie a far concorrere le imprese europee ad armi pari”.

“Ciò vale – si legge sempre nel comunicato – anche per i settori in transizione, come l’industria automobilistica e siderurgica, che richiedono un forte impegno europeo, nonché per i settori più avanzati, come l’intelligenza artificiale, le fonti di energia de-carbonizzate rinnovabili come il nucleare, e lo spazio, dove i nostri interessi bilaterali ed europei sono collegati”.

Automotive, IA, nucleare, spazio: dalla spina dorsale dell’industria europea alla frontiera delle nuove tecnologie, dall’atomo e dalla ricerca dual use ai servizi satellitari, è la concretezza degli interessi in questi campi che ha riportato Macron e Meloni a parlarsi. Che essi trovino solo nel rafforzamento dell’autonomia strategica europea una possibilità di stare al passo coi tempi è evidente.

Ma non bisogna precipitare le opinioni sul disgelo tra Parigi e Roma. Appena prima dell’incontro con Macron, Meloni ha incontrato anche Robert Fico, unico partecipante alla parata del 9 maggio a Mosca. Per una buona mezz’ora ha parlato con la presidente del Consiglio della situazione ucraina, e i messaggi che ne sono usciti rimangono contraddittori.

Anche se il capo del governo slovacco e di quello italiano hanno ribadito il comune “impegno per la ricostruzione del paese (l’Ucraina, ndr) in vista della Ukraine Recovery Conference”, che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio, Fico ha anche detto ai cronisti che la strategia di alcuni membri UE, che vogliono prolungare la guerra per danneggiare la Russia, non funziona.

Anche in questo caso, quando ci sono di mezzo grandi opportunità di speculazione finanziaria, allora un’intesa si trova, o per lo meno si tenta di trovarla. Ma i nodi della concorrenza strategica sempre più evidente tra le due sponde dell’Atlantico, e della risoluzione dei conflitti che oggi determinano lo scenario globale, rimangono in bilico. Vedremo se quello di martedì è stato davvero un disgelo...

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