di Carlo Musilli
La sua assenza era quasi una stonatura. Proprio lei, la seconda banca
degli Stati Uniti, tenuta fuori da uno dei club più esclusivi della
finanza internazionale. Una vera ingiustizia. Ora però è entrata almeno
in lista d'attesa per ottenere l'iscrizione. Il circolo in questione
riunisce i responsabili della truffa del secolo, quella dei mutui
subprime, da cui nel 2008 è partito l'effetto domino che ha generato la
crisi globale. L'istituto in attesa di tesseramento è Bank of America
(BofA).
Ieri il dipartimento di Giustizia degli Usa e la Sec
(la Consob americana) hanno avviato in sede civile due cause parallele
per frode nei confronti di BofA e di due sue controllate, accusate di
aver ingannato gli investitori nel 2008. Il copione è lo stesso già
sentito varie volte negli ultimi cinque anni: le banche avrebbero
nascosto agli investitori i rischi connessi all'acquisto di titoli
derivati legati ai mutui immobiliari subprime. In particolare, non
sarebbe stato comunicato alla clientela che oltre il 70% di quei
prodotti proveniva da intermediari esterni al gruppo bancario e quindi
era molto più esposto al rischio default. I titoli nel mirino delle
autorità americane valevano in tutto 850 milioni di dollari.
La
replica di Bank of America non si è fatta attendere. Secondo l'istituto -
che promette battaglia in tribunale - quei derivati erano rivolti a
investitori "sofisticati" e avrebbero perfino garantito un ritorno
migliore rispetto a titoli analoghi. L'autodifesa si riassume in una
frase: “Non siamo responsabili del crollo del mercato immobiliare”.
Il
caso riguarda oltre mille mutui venduti tra gennaio e febbraio 2008 a
cinque investitori, tra cui la Federal Home Loan Bank di San Francisco e
Wachovia, banca rilevata durante la crisi da Wells Fargo. Il
dipartimento di Giustizia ritiene però che il numero di mutui finiti in
default sia troppo alto e "non possa essere spiegato solo con la crisi
del mercato immobiliare degli ultimi anni".
Intanto, il
Presidente in persona è intervenuto nel dibattito sulla riforma del
sistema di finanziamento e di garanzia dei mutui. Secondo Barack Obama,
bisogna ridurre il coinvolgimento pubblico e aumentare al contempo i
capitali privati: sarebbe "inaccettabile" tornare "al sistema della
bolla destinata a scoppiare, che ha causato la crisi finanziaria" ed è
necessario "mettere fine all’era del salvataggio di Fannie Mae e Freddie
Mac", ovvero i due colossi del credito ipotecario nazionalizzati
durante la crisi.
Ma come funziona(va) il sistema (suicida) della
bolla? La truffa dei subprime va analizzata su due piani. Il primo è
quello della vita reale, in cui le banche americane spingevano i loro
clienti a usare le case come bancomat, accendendo mutui immobiliari in
serie. Ad ogni prestito che ottenevano (bastava chiedere), i debitori
estinguevano il mutuo precedente e, avendo ottenuto dagli istituti un
importo superiore (perché nel frattempo il prezzo delle case era
salito), intascavano la differenza. Appena i prezzi delle case hanno
smesso di crescere, naturalmente, il giocattolo si è rotto. Milioni di
americani si sono ritrovati con debiti impossibili da ripagare e sono
stati sfrattati.
Il
secondo piano è quello della finanza più rarefatta. Mentre concedevano
mutui a profusione, le banche emettevano titoli derivati garantiti
proprio da quei prestiti e li vendevano con l'inganno: sapevano che
prima o poi i subprime sarebbero scoppiati, ma facevano credere agli
investitori che si trattasse di prodotti sicurissimi. Il tutto con la
complicità delle agenzie di rating che, in un clamoroso conflitto
d'interessi (erano pagate dalle banche stesse) assegnavano a quei
derivati il giudizio d'affidabilità più alto, la mitica tripla A. Il
vero capolavoro, tuttavia, è arrivato quando gli istituti hanno iniziato
a scambiare fra loro i titoli legati ai mutui: invogliati dai facili
guadagni (e dai maxi-bonus) garantiti dal trading, hanno finto di non
vedere che stavano gonfiando il palloncino come una mongolfiera.
Ora,
le azioni legali sono notizia recente, ma è scorretto pensare che fin
qui Bank of America sia stata immune allo tsunami dei subprime. Anzi, lo
scorso inverno l'istituto ha accettato di pagare qualcosa come 11,6
miliardi di dollari a Fannie Mae per archiviare un pesantissimo
contenzioso. La grana era iniziata con l'acquisto della Countrywide
Financial, vera regina della truffa dei mutui, che è già costata a BofA
circa 40 miliardi di dollari.
Ma non basta. A gennaio Bank of
America figurava anche nella lista dei 10 colossi di Wall Street (fra
cui anche JP Morgan, Citibank e Wells Fargo) che hanno siglato un
accordo con le autorità americane, accettando di pagare in tutto 8,5
miliardi come risarcimento per i pignoramenti facili a danno delle
famiglie americane.
Entrambi i precedenti si sono risolti quindi
in un patteggiamento. Forse anche le nuove cause avranno il medesimo
epilogo, ma non è questo il punto cruciale. I risarcimenti sono
importanti per gli americani e per gli investitori. Al resto del mondo,
invece, interessa che gli Stati Uniti riescano finalmente a varare una
riforma seria per evitare che negli anni si gonfino nuove bolle
assassine. Anche se i membri del club, lungimiranti come al solito, non
saranno d'accordo.
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