Retribuzioni in calo, calo dell'occupazione, forza lavoro sempre più anziana. E’ questa la fotografia del lavoro nel pubblico impiego nell'Italia ai tempi di crisi. La radiografia della fine di un falso mito (i privilegi dei lavoratori pubblici) è stata scattata dall'Aran, l'agenzia del governo creata ad hoc per le trattative nel settore pubblico, in un rapporto presentato ieri.
Il settore pubblico è ormai da tre anni sotto la scure dei diktat dell'Unione Europea e dei governi italiani obbedienti. La retribuzione media dei dipendenti pubblici nel 2012 è stata infatti di poco superiore ai 34.400 euro lordi annui, lo 0,6% in meno rispetto all'anno precedente. Nella cifra occorre tener conto degli stipendi d'oro dei dirigenti (spesso numerosi ma niente affatto indispensabili) che alzano la media. Alla fine dello scorso anno gli occupati nella pubblica amministrazione erano circa 3.350.000, il 2% in meno rispetto al dato del 2011. In due anni la cifra è diminuita di 120mila unità , mentre la spesa (lordo contributi) e' diminuita di 6,6 miliardi di euro. "Si conferma la tendenza, già messa in luce dagli ultimi rapporti, di una diminuzione delle retribuzioni medie pagate dal settore pubblico, quale effetto delle misure di blocco della dinamica retributiva e dei rinnovi contrattuali, varate dal 2010", ha spiegato il presidente dell'Aran, Sergio Gasparrini. Sul dato, si spiega nel documento, “hanno inciso in particolare le misure di blocco del turn-over, applicate con particolare rigore negli ultimi anni”. Circa la metà dei 3,3 milioni di dipendenti del pubblico impiego, inoltre, ha più di 50 anni, ha detto Gasparrini. In dieci anni, tra il 2001 e il 2011, l'età media della 'popolazione' della pubblica amministrazione è aumentata di più di 4 anni, passando da 43,6 a 47,8 anni. Al dato se ne aggiunge un altro altrettanto negativo: i dipendenti fino a 34 anni di età sono circa il 10%. In Francia e Germania la percentuale è superiore al 20%. A settembre, dopo ben cinque anni, dovrebbe riprendere la discussione per il rinnovo della parte normativa dei contratti del pubblico impiego. La parte economica infatti è ancora soggetta al blocco che è stato rinnovato fino al 2015.
Sulla situazione dei lavoratori pubblici un comunicato della USB del pubblico impiego:
CONTINUA LA GUERRA CONTRO I DIPENDENTI PUBBLICI
ALLA PROROGA DEL BLOCCO DI CONTRATTI E RETRIBUZIONI
RISPONDIAMO CON LO SCIOPERO GENERALE IN AUTUNNO
Continua l’accanimento contro i lavoratori pubblici. Il Consiglio dei Ministri di ieri ha approvato definitivamente la proroga a tutto il 2014 del blocco delle retribuzioni e degli scatti e avanzamenti di carriera, a qualunque titolo denominati, nonché il tetto alle risorse destinate alla contrattazione integrativa.
A fronte di un blocco delle risorse economiche, l’USB Pubblico Impiego considera inoltre una beffa la previsione di un’apertura della contrattazione sulla sola parte normativa. In questo modo saranno recepite nei contratti tutte le odiose norme previste dalla Riforma Brunetta, mentre non potrà essere restituito valore alle retribuzioni, ferme al 2009, né assicurate prospettive di crescita professionale ai lavoratori, soprattutto ai tanti che svolgono mansioni superiori al loro livello di inquadramento.
Nella stessa giornata di ieri l’Aran ha pubblicato il Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti. La fotografia che ne esce è il risultato della politica di tagli applicata al pubblico impiego: nel biennio 2011-2012 si sono persi 120.000 posti e la spesa complessiva per le retribuzioni è diminuita del 4,8%; l’età media dei lavoratori pubblici italiani è la più alta rispetto agli altri paesi OCSE.
Nonostante i sacrifici imposti ai lavoratori, la spesa pubblica tuttavia continua a salire. A renderlo noto questa volta è il rapporto della Ragioneria generale dello Stato, pubblicato il 31 luglio. L’aumento annuale della spesa pubblica è del 2,7%”.
Secondo l’USB P.I., è evidente che il problema non sono i lavoratori ma la gestione della Pubblica Amministrazione. I risparmi andrebbero fatti sulle esternalizzazioni e consulenze, sugli appalti, aggredendo anche la corruzione che spesso circonda l’affidamento dei lavori. Si colpiscono invece i lavoratori e si tagliano i servizi ai cittadini per ridisegnare il Welfare del Paese e privatizzare ciò che è pubblico.
L’USB Pubblico Impiego sta rispondendo colpo su colpo a questa politica in tutti i settori del lavoro pubblico. I lavoratori pubblici non ci stanno ad essere rosolati a fuoco lento e il 18 ottobre parteciperanno allo sciopero generale convocato dalla Confederazione USB, scendendo in piazza con rabbia e determinazione. Di caldo ormai non c’è solo l’autunno, ma l’intero anno.
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