Prosegue la “guerra fredda” tra Israele e Hezbollah, dopo il raid che
l’aviazione israeliana ha compiuto la scorsa settimana in territorio
libanese. Questa mattina le truppe di Tel Aviv hanno aperto il fuoco
contro due miliziani del Partito di Dio che, secondo quanto riportato
dall’intelligence israeliana, stavano posizionando un ordigno al confine
con le Alture del Golan occupate, tra Israele e Siria.
Si sarebbe trattato di uomini presenti in territorio siriano per
sostenere il presidente Bashar al-Assad, contro l’avanzata delle
opposizioni laiche e islamiste. Il leader di Hezbollah,
Nasrallah, ha più volte dichiarato che non intende abbandonare l’amico
Assad e non fa mistero dell’appoggio militare – in termini di uomini e
armi – fornito al regime alawita, necessario – ha detto la
scorsa settimana – ad impedire il rafforzamento dei gruppi di
opposizione e un loro possibile ingresso anche in territorio libanese.
Un nuovo episodio che segue alla presunta morte di quattro miliziani
di Hezbollah la notte del 24 febbraio, uccisioni che il movimento sciita
libanese ha negato. Che un raid aereo ci sia stato però è certo,
confermato dallo stesso Hezbollah, che ha promesso una reazione contro
il nemico israeliano: Israele avrebbe preso di mira due mezzi
pesanti che dalla Siria stavano entrando in Libano carichi di missili e
piattaforme di lancio, nei pressi del villaggio di Nabi Sheet, dove
negli anni Ottanta Hezbollah ha costruito una propria base militare.
Israele intende chiaramente indebolire Hezbollah, nel timore che la
vicina guerra civile siriana permetta al movimento sciita di far entrare
in Libano armi e munizioni con i quali attaccare il territorio
israeliano. Nell’autunno scorso, il governo di Tel Aviv fece immense
pressioni sull’amministrazione di Washington perché lanciasse
un’operazione militare contro Damasco, per poi accusare tra le righe il
presidente Obama di vigliaccheria per aver ceduto alle pressioni della
comunità internazionale, intenzionata a non aprire un nuovo fronte di
conflitto potenzialmente incontrollabile.
Per questo più volte Tel Aviv ha agito in solitaria,
bombardando con l’aviazione postazioni di Hezbollah in Siria o presunti
convogli di armi diretti verso il Paese dei Cedri.
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