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03/06/2014

Bruxelles. Già finita la “luna di miele” con il governo Renzi. Arrivano i diktat

Passata la festa gabbato lo santo, passate le elezioni si torna alla dura realtà. C’è una forte attesa per  la conferenza stampa del commissario agli affari economici e monetari della Unione Europea, Olli Rehn, preceduta dal Presidente uscente  della Commissione europea Jose Manuel Barroso. Le voci che circolano a Bruxelles segnalano che – nel quaderno nero dell’Unione Europea – all'Italia mancherebbero 9 miliardi di euro. Per l’Italia scatterebbero per ora le “raccomandazioni” e non ancora una richiesta esplicita di una manovra correttiva. Ma il segnale indica che la “luna di miele” e la tregua assicurata fino alle elezioni sta finendo. I diktat dell’Unione Europea tornano di nuovo sul tavolo.

La bocciatura della richiesta italiana di far slittare di un anno il pareggio di bilancio, è stata cancellata dal testo delle raccomandazioni rese note dalla Commissione Europea. Nelle raccomandazioni della Commissione Ue all'Italia si legge che "in base alla valutazione del programma e delle previsioni della Commissione, il Consiglio è dell'opinione che servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità".

Alla vigilia del discorso di Rehn nel governo italiano resta la convinzione  di aver fatto quello che si doveva fare: taglio del cuneo fiscel, riforma della pubblica amministrazione, spending review . Il premier Renzi si è detto tranquillo in vista delle "pagelle" di oggi. Da Bruxelles è arrivato il plauso sulle controriforme. Ma l'attenzione è ancora puntata sul debito pubblico sempre troppo elevato, che invece di scendere quest'anno sfonderà il 135% e sul quale incombe la tagliola del Fiscal Compact.
All'Italia era stato raccomandato un aggiustamento strutturale di 0,66 punti e invece nel 2014 lo sforzo è risultato solo dello 0,12. Questo ritardo non solo allontana il pareggio di bilancio ma anche il rispetto del Fiscal Compact che scatterà già nel 2015 e che imporrà dolorosissimi tagli (nell’ordine di un ventesimo del debito pubblico all'anno) della parte eccedente il 60% del nostro debito pubblico (che viaggia verso il 135%) qualora non vi sia un piano di riduzione già in atto
Il ministro dell’Economia Padoan ha ribadito che le previsioni di crescita e di finanza pubblica su cui la Commissione  produce le proprie raccomandazioni sono diverse dal punto di vista metodologico dalle cifre del governo.

Se dovesse attenersi strettamente alle regole Bruxelles, che a causa del debito elevato aveva messo l'Italia sotto stretto monitoraggio per gli "squilibri eccessivi", dovrebbe lanciare un avvertimento  formale e chiedere maggiori sforzi per ridurre il deficit strutturale che quest'anno stima a 0,8 e nel 2015 a 0,7 (mentre secondo il governo Renzi sarebbe dello 0,6 e 0,1).

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