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03/06/2014

Unione euroasiatica concorrente orientale dell’Unione Euro-Nato


In Ucraina è guerra aperta con spunti di tale ferocia da far temere che non si potrà più tentare una futura convivenza. Un’Ucraina associata dagli Stati Uniti all’Ovest, sul fonte Nato, contro il suo Est separato nei fatti. Contro la traballante Unione Europea, l’Unione euroasiatica di Mosca.

Nel silenzio dell’Europa, il presidente Usa Obama incontrerà domani 3 giugno a Varsavia il neo presidente ucraino Poroshenko prima del suo formale insediamento il 7 a Kiev. Subito dopo la benedizione statunitense, il presidente ucraino potrebbe firmare l’accordo di associazione con l’Unione Europea che aveva scatenato le prime proteste a Kiev.
Si torna da capo: mossa decisa da tempo. Scontata e decisamente ‘sostanziosa’ la contromossa.
Putin il 29 maggio ha firmato con Bielorussia e Kazakistan l’accordo per l’Unione Euroasiatica.
Attiva dal gennaio 2015, l’Unione avrà nel giugno successivo l’adesione anche dell’Armenia.
Sarà il nuovo spazio economico con libera circolazione di prodotti, servizi, capitali e lavoratori in un mercato di 170 milioni di persone con un PIL di oltre 2000 miliardi di euro, il 20% delle riserve mondiali di gas e il 15% di quelle petrolifere.

Un successo per almeno tre motivi.
Il Trattato è il passo successivo dell’Unione Doganale creata nel 2010 dagli stessi Paesi e un punto fermo in quella strategia di mercato comune orientale a guida russa elaborata sin dal 1991 da Eltsin alla formazione della Comunità degli Stati Indipendenti.
Individuati già allora quattro “insiemi economici”: Unione Doganale, Spazio Economico Unico, Comunità Economica Euroasiatica e Zona di Libero Scambio.
La prospettiva verso l’Unione Economica Euroasiatica - copia alternativa dell’Unione Europea - incentrata sull’asse Russia, Bielorussia e Kazakhistan che prevede allargamenti a geometria variabile.
Oltre al Trattato di Sicurezza Collettiva, struttura militare di cui oggi fanno parte Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tajikistan, dopo la fuoriuscita di Azerbaijan, Georgia e Uzbekistan.

Secondo punto a favore di Putin nell’iniziativa dell’Unione Euroasiatica.
Il leader russo è riuscito a superare l’isolamento evidenziato il 27 marzo nel voto all’ONU sulla Risoluzione che condannava l’annessione della Crimea con 100 voti a favore, 58 astenuti fra cui Cina e Kazakistan, e solo 9 contro, mentre Kirghizistan e Tagikistan non hanno neppure partecipato al voto.
Oggi, sommando il Trattato Euroasiatico al recente accordo con la Cina sulle risorse energetiche, la Russia ha depotenziato le sanzioni subite da USA ed EU, ha segnato la fine della leadership mondiale unilaterale a guida USA e ha dimostrato di non esitare a risolvere conflitti anche con l’uso delle armi.
Segnali giunti già nell’agosto 2008, quando la Georgia bombardò Tskhinvali in Ossezia del Sud e la caserma dei militari russi che vi si trovavano. Mosca prese allora il controllo di tutto l’Ovest della Georgia e riconobbe le regioni secessioniste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud.
Allo stesso modo, dopo che nel 2008 USA ed EU avevano proposto anche all’Ucraina di entrare nella NATO e alla fine del 2013 negoziato con Kiev un accordo di associazione con l’EU, Mosca non ha esitato a inviare truppe ai confini orientali dell’Ucraina fino ad annettere la Crimea.

Quest’ultima mossa - la Crimea - può invece produrre ricadute negative.
In Estonia e Lettonia, i russi sono il 25% della popolazione e l’annessione della Crimea può suonare come un campanello d’allarme, come nello stesso Kazakhistan, la cui parte settentrionale è russofona.
Ancora più difficile diventa la posizione della Moldavia, da oltre 20 anni in lotta con la regione della Trasnistria.
Con solo 500 mila abitanti la regione ha oltre 200 mila russi e di fatto si comporta come una Repubblica indipendente pur facendo parte de iure della Moldavia.
Sostenuta economicamente dalla Russia, intenderebbe essere riconosciuta come Stato indipendente e sollecitare l’annessione alla Russia stessa.
In merito, mentre il Presidente del Parlamento Mikhail Burla avrebbe attivato una procedura in tal senso, il 23 maggio nella capitale moldava, Chisinau, il Presidente EU José Manuel Barroso e il Premier moldavo Iuria Ceauko si sono incontrati per discutere sull’associazione della Moldavia all’EU, cui ha promesso 160 milioni di euro per il 2014.
L’accordo eventuale verrebbe discusso il 27 giugno e riguarda il settore energetico.
Potrebbe portare a un’altra crisi, con esiti imprevedibili.

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