Nei rastrellamenti compiuti dall’esercito libanese in
questi giorni sono state scoperte tre autobombe, un magazzino
contenente grandi quantità di esplosivi e di materiale militare e 50
ordigni “pronti per essere fatti esplodere”.
A Bhanin, inoltre, i soldati libanesi hanno attaccato
anche la scuola al-Salam in cui si erano asserragliati i miliziani
islamisti. Nelle stesse ore elicotteri militari hanno sorvolato l’area
vicino alla moschea di Haroun dove si sono nascosti i miliziani di
Sheykh Khaed Hablas, il gruppo islamista che ha attaccato l’esercito
libanese sabato.
Secondo quanto riferisce la NNA, sono decine le famiglie in fuga da Tripoli a causa dei combattimenti.
Gli scontri a fuoco tra miliziani ed esercito sono iniziati venerdì
quando almeno 20 uomini armati hanno attaccato una pattuglia
dell’esercito nell’area di Khan al-Askar vicino al centro della città
costiera libanese. Nel corso della sparatoria sono stati feriti quattro
soldati. La situazione è peggiorata sabato quando i combattimenti si
sono estesi nello storico mercato cittadino, tra i patrimoni
dell’Unesco. Per la prima volta dall’inizio della guerra civile siriana
del 2011, sono entrati in azione anche gli elicotteri militari che hanno
colpito alcune zone del suq in cui presumibilmente si nascondevano i
combattenti islamisti.
Decine sono i negozi distrutti. Un inviato dell’Afp
afferma che numerosi civili (tra cui donne e bambini) sarebbero rimasti
intrappolati nel mercato mentre infuriavano i combattimenti e sono
fuggiti una volta raggiunta una temporanea tregua.
Fonti governative hanno rivelato, inoltre, che un soldato libanese è stato rapito da uomini armati mentre era in taxi.
Giovedì l’esercito aveva comunicato di aver
ucciso tre militanti islamici e arrestato un “comandante dello Stato
islamico”, Ahad Salim Mikati, ad Assoun a Dinniyeh nel nord del Paese
durante un raid compiuto all’alba nella sua abitazione. Secondo fonti
militari Mikati ha ammesso di appartenere all’organizzazione jihadista e
di aver reclutato per essa giovani libanesi. Mikati progettava anche il
rapimento di soldati e di forze di sicurezza – 27 sono già ostaggio dei
qaedisti di al-Nusra e dello Stato Islamico – per fare pressioni sul
governo libanese per il rilascio dei fondamentalisti islamici arrestati
da Beirut negli ultimi mesi.
Secondo i media locali, Mikati e i membri
della sua ”cellula terroristica” (formata da 5 libanesi e 7 siriani) si
sarebbero dovuti incontrare con un altro gruppo terrorista per
pianificare attacchi nelle zone sciite della capitale libanese. Il
quotidiano Assafir ha scritto che Mikati era “in contatto costante” con
un parlamentare locale del nord del Libano. Sebbene il quotidiano non
abbia rivelato il suo nome, le descrizioni fatte farebbero pensare a
Khaled Daher (al-Mustaqbal) del distretto di Akkar.
La situazione a Tripoli resta fluida sebbene una tregua sia stata raggiunta.
Ieri sera, infatti, un membro dell’Autorità dei religiosi islamici
libanesi, Sheykh Ahmad al-Umari, ha detto all’Agenzia Anadolu che
esercito e miliziani hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco con
inizio oggi alle ore 7 locali. Una fonte medica ha poi aggiunto che,
approfittando della relativa calma, i soccorritori sono riusciti ad
entrare nell’area investita dagli scontri riuscendo ad evacuare diversi
civili feriti.
Il cessate il fuoco viene chiesto a gran voce anche dai gruppi jihadisti. Se dovesse continuare l’“assedio” dell’esercito a Tripoli, fanno sapere i qaedisti del Fronte al-Nusra, sarà giustiziato il soldato Ali al-Bazzal catturato ad Ersal lo scorso agosto. Tre militari rapiti dagli estremisti islamici nella cittadina libanese a confine con la Siria sono stati finora giustiziati.
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