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25/10/2014

Il "paese scalabile" da gestire nel declino

C'è una sola parola che merita di essere ricordata nel discorso renziano all'apertura della Leopolda: "scalabile". Per la precisione, la frase in cui era inserita è la seguente: «La Leopolda del 2011 mi ha fatto capire che questo paese era scalabile, so che questo termine creerà polemiche ma lo dico: per anni ci hanno raccontato che l’Italia era un paese chiuso, eppure giorno dopo giorno ci rendevamo conto che si potevano cambiare le cose sul serio, presa, rivoltata e cambiata».

Un chiarimento per i non esperti di evoluzioni societarie ci sembra necessario: "scalabile" è il termine tecnico che si usa per definire la condizione proprietaria di una società per azioni. Si usa anche in altri campi, per esempio informatico, ma non è questo il senso in cui Renzi l'ha utilizzato.

Una società è "scalabile" quando la proprietà è abbastanza frammentata tra numerosi soggetti diversi, tutti quanti con una piccola partecipazione azionaria. Quando, insomma, non esiste un "azionista di riferimento", possessore di una quota di controllo (una golden share) di almeno il 30%.

L'Italia, in questo senso, era davvero un paese "scalabile". E lo è ancora. Inutile chiedere a Renzi per conto di chi stia conducendo questa scalata. Dietro di lui si nota con sempre maggiore chiarezza il solito mondo italico di arraffatori, imprenditori per modo di dire, poteri criminali palesi o semiclandestini, industria allo sbando e finanzieri d'assalto, multinazionali che vogliono la certezza di poter stare o arrivare qui trovando un ambiente "favorevole all'impresa" e soprattutto libertà assoluta di ripartire senza pagare il conto. Del resto, chi volete potesse essere interessato a piazzare il figlio del distributore del giornale di Denis Verdini al vertice di un paese "senza padrone certo"?

"Scalare" un paese così è un affare tutto sommato magro. Il suo futuro è compromesso dal declino industriale, istituzionale, dell'istruzione a tutti i livelli (senza università eccellente non si va da nessuna parte). "Merito" di una classe imprenditoriale piccina nelle dimensioni e nelle ambizioni, abituata a sussidiare "la politica" in cambio di piccoli favori, appalti, subappalti, concessioni e sinecure, senza mai un progetto non diciamo "epocale", ma almeno degno di essere segnalato.

Serviva qualcuno con un'idea in fondo rassegnata alla pochezza del paese e ad un futuro disegnato da quella congrega di poteri "forti" solo per assenza di competitori. Un futuro di caduta lenta, rassegnata, storica, ma capace comunque di mantenere posizioni acquisite, privilegi veri (non quelli tipici di un "contratto di lavoro a tempo indeterminato"), aumentando magari la quota di ricchezza nazionale che va a questo ristretto gruppo sociale. Ovvio, penalizzando tutti gli altri, a partire da quelli che lavorano per sopravvivere.

Altrettanto logicamente, questo "programma strategico" non poteva e non può essere venduto così come lo stiamo descrivendo. E' depressivo, respingente, caricaturale. Serve nasconderlo sotto una coltre molto spessa, quasi parossistica, di iniziative "innovative" sul piano della comunicazione. Che insomma diano l'impressione di un "cambiamento" anche là dove c'è soltanto restaurazione. Un buon avvocato civilista ci potrebbe magari dare una scheda della "riforma del processo civile"; ci sarebbe di che farsi due risate. Amare, of course.

Nessuna idea, nessuna strategia, nessun obiettivo, nessuno "Stato" degno di questo nome. Giusto quel tanto di capacità repressiva e normativa sufficiente a garantire la classe dominante dalla sempre possibile rivolta dei dominati. Questo era ed è un "paese scalabile". E Renzi ve lo dice in faccia. Sorridendo, ci mancherebbe...

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