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22/10/2014

"Contratto a tutele crescenti": E' quello che dice Renzi. Ma contro cosa manifesta sabato la Cgil?

Ringrazio i compagni della Cgil che hanno postato questa lettera di Camusso perché mi consentono di fare qualche considerazione. Invito tutti a leggere bene le proposte con le quali la segretaria generale pro tempore propone di scendere in piazza il 25 ottobre.

Sono rimasto stupefatto che al punto 4 si proponga, con addirittura la stessa terminologia, ciò che Renzi propone nel Jobs Act "l'istituzione di un contratto indeterminato a tutele crescenti" scrive di suo pugno Camusso.
Pur volendo sorvolare sull' "italiano" utilizzato per esprimere il concetto, dato che "un contratto indeterminato" è ciò che da sempre sognano i padroni, e neppure la fantasia di Renzi ha potuto tanto.

Ma supponiamo, (aspettiamo conferme), che la dirigente Cgil volesse dire "contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti" a questo punto ci domandiamo: contro cosa manifesta la Cgil? Il Jobs Act di Renzi recita testualmente: "previsione per le nuove assunzioni del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità".

Dato che le parole in Cgil pesano come macigni e questo testo, prima di uscire sarà stato letto da parecchi dirigenti, appare chiaro che l'averlo inserito così platealmente nella lettera agli iscritti, è un chiaro messaggio di disponibilità a trattare sull'argomento. Eppure, nel dibattito mediatico - dato che nel testo della proposta di legge non viene mai citato l'articolo 18 - questo è stato usato come dimostrazione della sua cancellazione.
Il testo della lettera di Camusso da cui traggo le mie citazioni è allegato e tutti possono verificare ciò che dico. Il testo di Renzi è di dominio pubblico.

Inoltre non tranquillizza neppure il punto tre, dove si parla di estensione dello statuto dei lavoratori a tutto il mondo del lavoro. Non si chiede la cancellazione delle norme introdotte dalla Fornero. Chiedere oggi tout court l'estensione dello statuto (si noti non si cita l’art. 18, né si parla di reintegro) vuol dire poco, in quanto avendo oggi l'art. 18 come giusta causa anche la motivazione economica e per il reintegro la manifesta infondatezza del licenziamento, significa non cambiare molto la situazione di chi opera nelle piccole aziende. Inoltre, lasciare la riforma Fornero vuol dire accettare la drastica riduzione della tutela dell'art. 18 per gli otto milioni di lavoratori che ne godevano un tempo i benefici.

So bene che le centinaia di migliaia di compagne e compagni che scenderanno a Roma sabato 25 ottobre vogliono cacciare Renzi e ripristinare l'articolo 18, difendere lo statuto del lavoratori e, direi soprattutto, riaffermare la dignità del lavoro. Ma scendere in piazza non basta.

E' importante verificare dove ci portano coloro che stano davanti e tengono in mano lo striscione di testa. Per adesso posso solo chiedervi di leggere la piattaforma di Usb per lo sciopero generale del 24 ottobre e verificarne i contenuti. Certo non abbiamo i "numeri" che porterà in piazza la Cgil, però i compagni e le compagne di Usb spingono tutti dalla stessa parte, quella dei lavoratori e delle lavoratrici. E ognuno di voi che si aggregherà, aggiungerà forza alla nostra lotta sinché saremo così tanti da liberarci dei Renzi, dei Letta, dei Monti, dei Berlusconi. Nomi diversi, stessa politica. Diversi partiti, stessa linea politica.

USB, semplicemente, il sindacato.

Fonte

Diventa sempre più palese che le politiche perpetrate dalla dirigenza CGIL non sono la soluzione per i lavoratori, ma il problema.

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