La Turchia, con i suoi terminali GNL al confine tra Grecia e Bulgaria, ha tutti i numeri per diventare un 'hub' per la distribuzione di gas naturale all'Europa. E soprattutto il regime Erdogan-Davutoglu aspira fortemente a questo ruolo, una sorta di rivincita nei confronti dei paesi europei che hanno a lungo frenato e rimandato l'ingresso di Ankara nell'Unione.
La "generosa offerta" è stata ribadita da Hizir Hakan Unal, un funzionario della Botas, la società statale turca per i gasdotti. "Le tubature per il trasporto del gas naturale della Turchia potrebbero essere integrate con quelle dell'Ue qualora la Grecia non dovesse costruire un nuovo terminale GNL" ha detto il funzionario. "La Turchia può ricevere un visto d'ingresso per il mercato energetico dell'UE lasciando che Grecia e Bulgaria utilizzino i propri terminali di GNL" ha aggiunto Unal.
La Botas costruirà un nuovo gasdotto nella regione nord-occidentale turca di Corlu entro il mese di aprile del 2015. "Dopo il completamento della costruzione di questo gasdotto, aumenterà anche la capacità di gas naturale della Grecia", ha detto Unal, aggiungendo che oltre agli accordi sul gas naturale già in atto, la Turchia potrebbe essere un collegamento per il trasferimento di gas verso l'Europa. "I terminali GNL della Turchia sono in grado di offrire accesso a terze parti e ciò significa che i Paesi europei li potrebbero utilizzare", ha detto. La Turchia importa attualmente ogni anno 4 miliardi di metri cubi di GNL dall'Algeria e 1,2 miliardi di metri cubi di GNL dalla Nigeria.
Oltre a diventare un 'hub' energetico per il gas, la Turchia aspira anche a rendersi autonoma grazie all'energia nucleare. E' proprio questo, infatti, che ha ribadito il premier turco Ahmet Davutoglu al termine di un incontro con esperti e funzionari del ministero dell'Energia e delle Risorse naturali che lo hanno messo al corrente degli ultimi studi in proposito. "La Turchia - ha detto il leader del Partito Giustizia e Sviluppo - costruirà una terza centrale nucleare tra il 2018 ed il 2019, quando avremo personale sufficientemente qualificato per realizzare un progetto di portata nazionale".
Ma intanto il governo della Repubblica di Cipro ha annunciato che bloccherà qualsiasi progresso nei negoziati di adesione all'Unione Europea della Turchia in risposta ad una violazione della propria Zona economica esclusiva (Zee) da parte di una nave turca per ricerche petrolifere. "Non possiamo consentire l'apertura di nuovi capitoli (del processo di adesione) nelle attuali circostanze", ha detto il portavoce del governo cipriota, Nicos Christodoulides, parlando con i giornalisti al termine di una riunione del Consiglio nazionale, composto dai leader dei partiti presenti in Parlamento e presieduto dal capo di Stato Nicos Anastasiades. Il Consiglio nazionale ha deciso di adottare in tutto otto misure in reazione alle aggressive iniziative intraprese da Ankara, tra cui la presentazione di una denuncia formale contro la Turchia alla riunione dei leader dell'UE questa settimana.
La nave turca per ricerche sismiche Barbaros, scortata dalla fregata della marina militare turca TCG Gelibolu e da due unità di supporto logistico, è entrata lunedì mattina nel 'Blocco 3' all'interno della Zee cipriota, nella stessa zona dove dall'inizio di settembre la nave-piattaforma Saipem 10000 del consorzio italo-coreano Eni-Kogas sta effettuando trivellazioni. La Barbaros si è mossa in base ad una direttiva marittima (NavTex) emessa dalla Turchia all'inizio del mese secondo cui la nave dovrà effettuare indagini sismiche per l'esplorazione di gas naturale fino al 30 dicembre. L'iniziativa di Ankara ha indotto il presidente Anastasiades a sospendere i colloqui diretti con la controparte turco-cipriota per la riunificazione dell'isola che si tengono sotto l'egida dell'Onu.
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