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26/10/2014

Bombe chimiche Isis usate contro l’ Iraq. E prima in Siria?


Isis usò ‘cloro’ in attacchi alle forze irachene, denuncia il Washington Post. 11 poliziotti iracheni ricoverati il mese scorso con sintomi di vomito e vertigini. Alcuni vecchi arsenali chimici di Saddam nella mani Isis. Tra Erdogan e curdi a Kobane intanto scambio di accuse: chi è il bugiardo.

“I jihadisti dell’Isis hanno usato gas cloro in attacchi contro le forze irachene”, scrive il Washington Post in una sua inchiesta. 11 poliziotti sono stati ricoverati lo scorso mese con sintomi di vomito, vertigini e difficoltà respiratorie. Diagnosi: avvelenamento da cloro. E’ il primo caso confermato di uso di armi chimiche da parte dei jihadisti. In particolare, i militanti dell’Isis avrebbero usato gas il mese scorso durante un’offensiva vicino alla città di Balad, a nord di Baghdad. I testimoni raccontano che i jihadisti hanno provocato un’esplosione che ha liberato una nube di fumo giallo.

Quello di Balad sarebbe solo uno degli attacchi in cui l’Isis avrebbe sperimentato le sue capacità di costruire armi chimiche. L’allarme era stato lanciato da tempo e da più parti. I jihadisti in Iraq hanno conquistato dall’estate scorsa il controllo di vaste aree in cui sorgevano anche gli impianti di armi chimiche dell’ex regime di Saddam Houssein. Anche se gli esperti continuano a ripetere che erano rimasti solo circa 2.500 razzi inutilizzabili, anche se pieni di gas nervino e agenti letali. Sostanze con cui i jihadisti starebbero sperimentando ordigni che potrebbero diventare sempre più efficaci.

Il cloro è stato utilizzato varie volte nel nord della Siria, ma gli americani avevano sempre incolpato i governativi. In realtà è stato provato che pure i ribelli hanno usato i gas. Lo spettro delle armi chimiche, che aleggia nella regione fin dai tempi di Saddam, sta riapparendo. Un anno fa gli Usa stavano per bombardare Damasco e il regime di Assad ha evitato il peggio consegnando il suo arsenale, poi distrutto dopo una sofferta e complessa operazione di recupero e trasporto, in mezzo al mare sulla nave laboratorio Usa Cape Ray e col passaggio travagliato dal porto di Gioia Tauro.

Intanto a Tallinn, Estonia, il presidente turco Erdogan in visita di Stato ha annunciato che i curdi siriani di Kobane avrebbero accettato l’aiuto di 1.300 uomini dell’Esercito libero siriano. “Ho saputo che il numero di peshmerga, i combattenti curdi che dal Kurdistan iracheno devono attraversare la Turchia per dare rinforzo a Kobane è stato ridotto a 150. E che il Pyd ha accettato l’arrivo di 1.300 uomini dall”Esercito libero siriano”, ha spiegato il presidente turco. Ma i vertici delle milizie curde che a Kobane resistono all’assedio dell’Isis smentiscono quanto affermato dal presidente turco.

Citato dalla tv panaraba al Arabiya, il leader delle Forze di protezione curda Ypg, Saleh Muslim, ha detto che nessun accordo è stato raggiunto finora con l’Esercito libero siriano (Els), miliziani ribelli non islamisti. Muslim ha però ricordato che i curdi di Kobane e i miliziani dell’Els già collaborano e che tra i due gruppi esistono contatti. Damasco governativa intanto vanta a sua volta il sostegno militare e logistico ‘alle milizie curde che si battono contro l’Isis per difendere Kobane. E continuerà a combattere il terrorismo, nonostante non faccia parte della Coalizione guidata dagli Usa’. Astuti.

Fonte


Forse più che astuti, i governativi dicono semplicemente il vero. Dopo più di un anno di balle occidentali/NATO su quanto si svolge in Siria sarebbe l'ora di ripensare l'attendibilità delle varie fonti che si esprimono nel merito di quanto si verifica da quelle parti.

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