di Mario Lombardo
Da ormai quasi
una settimana, la marina militare svedese sta conducendo operazioni di
ricognizione nelle acque del Mar Baltico, al largo di Stoccolma, alla
ricerca di un misterioso sottomarino che rappresenterebbe una “minaccia
subacquea” per il paese scandinavo. Da venerdì scorso le segnalazioni di
avvistamenti si sono moltiplicate e, anche se non vi sono prove
concrete dell’effettiva presenza di imbarcazioni subacquee né tantomeno
che queste ultime costituiscano una reale minaccia per la Svezia, il
colpevole della presunta provocazione sembra essere già stato
individuato nel governo di Mosca.
Dopo alcuni giorni di ricerche
senza successo, il comandante supremo delle forze armate svedesi,
generale Sverker Göranson, ha fatto sapere che il suo paese non intende
per il momento ridurre il dispiegamento di mezzi militari per
l’individuazione del sottomarino. L’obiettivo, infatti, sarebbe quello
di costringere il mezzo misterioso a emergere in superficie, “se
necessario anche con la forza”.
Lo stesso comandante ha poi
ricordato che è “estremamente difficile” rintracciare dei sottomarini e
come alla Svezia non sia mai riuscita una simile impresa, mettendo
perciò le mani avanti nel caso più che probabile che alla fine nessuna
imbarcazione di questo genere venga individuata.
Le allusioni
alla Russia si sono comunque sprecate sui media locali e internazionali,
soprattutto con l’accostamento della vicenda in corso agli episodi
registrati durante gli ultimi anni della Guerra Fredda, quando la marina
svedese aveva varie volte dato la caccia a possibili sottomarini
sovietici sconfinati nelle proprie acque territoriali.
Al di là
dell’effettiva presenza di minacce nelle acque svedesi del Baltico,
l’allarme scattato in questi giorni è stato subito sfruttato dal governo
e dai militari svedesi per promuovere ulteriormente le politiche
militariste perseguite in questi anni da Stoccolma.
Il senso di
quanto sta accadendo al largo di questa città è stato riassunto sempre
dal generale Göranson, il quale ha affermato che il valore più
importante delle ricerche, “indipendentemente dal fatto che troveremo
qualcosa, consiste nell’inviare un segnale molto chiaro che le forze
armate svedesi agiscono e sono pronte ad agire in presenza di attività
che riteniamo violino i nostri confini”.
Lo
spettro di uno sconfinamento da parte di un sottomarino da guerra
inviato dal Cremlino e la risposta della Svezia si inseriscono in
particolare nel clima di isteria anti-russo che sta attraversando i
governi dell’Europa orientale e dell’area del Baltico fin
dall’esplosione della crisi in Ucraina.
Il colpo di stato
orchestrato a Kiev da Washington e Berlino, contro il presidente
democraticamente eletto Yanukovich, ha fornito la giustificazione per
pianificare un vero e proprio accerchiamento della Russia, alla cui
messa in atto contribuisce l’irrigidimento delle posizioni verso Mosca
degli ex membri del Patto di Varsavia e di paesi come Svezia o
Finlandia.
L’innalzamento dei toni di questi governi
filo-occidentali serve al preciso scopo di ingigantire una minaccia
russa praticamente inesistente, così da favorire la militarizzazione
della periferia europea come strumento per esercitare pressioni su Mosca
e provocarne l’isolamento.
L’episodio registrato in questi
giorni a Stoccolma, ad esempio, è stato subito seguito da dichiarazioni
dei governi di Lettonia ed Estonia. Il primo, tramite il ministro degli
Esteri Edgars Rinkevics, ha definito gli eventi nelle acque territoriali
svedesi come una “svolta” per gli equilibri della sicurezza nella
regione del Mar Baltico.
Quello estone, invece, ha fatto sapere
di voler aumentare le operazioni di sorveglianza nelle proprie acque
territoriali. Martedì, inoltre, lo stesso primo ministro svedese da poco
insediato, il socialdemocratico Stefan Löfven, proprio nel corso di una
visita in Estonia ha annunciato l’intenzione del suo governo di
incrementare le spese militari.
L’area del Baltico, d’altra
parte, rappresenta un centro nevralgico della strategia statunitense di
contenimento della Russia. Il presidente Obama lo scorso settembre aveva
visitato l’Estonia, dove si era lasciato andare alla promessa di
difendere i paesi baltici in caso di scontro con la Russia, prima di
recarsi in Galles a un vertice NATO con al centro l’Ucraina e la
creazione di una forza militare di risposta rapida da dispiegare in
Europa orientale.
Riguardo la Svezia, poi, sono sempre maggiori
le spinte interne ed esterne per portare il paese scandinavo nella NATO.
Anche se il neo-premier Löfven ha ribadito proprio in questi giorni
l’intenzione di non aderire all’Alleanza atlantica, questo sembra essere
l’esito più logico nel medio o lungo periodo, visto il livello di
collaborazione stabilitosi negli ultimi anni.
Lo
status di paese neutrale è stato di fatto abbandonato da tempo dalla
Svezia, visto che, tra l’altro, i governi susseguitisi nel nuovo
millennio hanno preso parte più volte alle avventure belliche
dell’imperialismo USA, come in Afghanistan o in Libia.
La
partnership di Stoccolma con Washington è dunque consolidata, tanto che
la Svezia, come dimostra il polverone sollevato in questi giorni attorno
al fantomatico sottomarino russo, è ormai uno dei paesi sui quali gli
Stati Uniti possono contare per mettere in atto provocazioni dirette
contro Mosca per i propri obiettivi strategici.
Stoccolma non è
infatti nuova a denunce con toni infuocati di incindenti o presunte
violazioni dei propri confini territoriali. Nel marzo del 2013, ad
esempio, il ministero della Difesa svedese aveva puntato il dito contro
Mosca, accusando la Russia di avere condotto una simulazione di attacco
nel sud del paese con alcuni aerei da guerra. A metà settembre, invece,
l’ingresso nello spazio aereo svedese per una trentina di secondi di due
velivoli SU-24 russi aveva convinto il governo di Stoccolma a
presentare una protesta ufficiale all’ambasciatore russo.
Tutti
questi episodi servono a creare un clima di tensione in Svezia, in modo
da far digerire alla popolazione un militarismo spinto e una
cooperazione sempre più intensa con la NATO. A queste politiche aveva
dato un impulso decisivo il governo conservatore da poco sconfitto nelle
elezioni di settembre ma, come appare già chiaro, le posizioni
anti-russe e accesamente filo-americane saranno tutt’altro che
abbandonate dal gabinetto di minoranza guidato dai Socialdemocratici
appena installatosi a Stoccolma.
Fonte
La riedizione di "Caccia a Ottobre Rosso"... che tristezza...
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