23/10/2014
Usa-Russia-Ucraina, rivoluzione, energia e conti molto salati
Anche gli Stati Uniti pagano pegno. Le nuove sanzioni occidentali contro Mosca impongono alla società americana ExxonMobil di interrompere la partnership con la russa Rosneft nel Mar Artico. E per Kiev solo il saldo di pagamenti arretrati può sbloccare la situazione. Prossimo caldo gelido inverno.
Proprio adesso che la partnership con la società russa Rosneft cominciava a dare i suoi frutti. Brutto colpo per ExxonMobil, costretta ad abbandonare i ricchi fondali del Mar Artico. Beffa per gli Stati Uniti è che lo strappo è avvenuto a sole 48 ore dalla scoperta da parte di Rosneft di un immenso giacimento petrolifero nel Mare di Kara, nella porzione russa dell’Artico. Secondo le prime stime potrebbe trattarsi di una vera e propria ‘miniera di idrocarburi’, una enormità capace di ospitare fino a 100 milioni di tonnellate di greggio e circa 338 miliardi di metri cubi di gas. Da record planetario.*
Numeri che fanno schizzare il patrimonio di quest’area ai livelli di quello posseduto dall’Arabia Saudita e ridisegnare gli equilibri energetici del pianeta. Ma la ExxonMobil Usa non potrà essere della partita. La compagnia di Stato russa e il suo numero uno Igor Sechin sono nella black list dei soggetti sanzionati dall’Occidente. Qualche problema anche per la Rosneft. Le ultime sanzioni le impediscono di ricevere da USA e UE tecnologie di ricerca e perforazione. Caccia a nuovi partner. Con un tesoro così grande come quello scovato nel Mar Artico, non sarà difficile ricevere proposte.
Sul fronte diretto con l’Ucraina - quello energetico - i negoziati di Berlino condotti dall’Ue scoprono l’ovvio. Solo il saldo di pagamenti arretrati da parte di Kiev garantirà le forniture dalla Russia. L’Ue ci prova e propone il pagamento di 3,1 miliardi dollari entro la fine dell’anno contro 5 miliardi di metri cubi di gas a Kiev per permetterle di superare i mesi invernali. Ma Kiev s’inalbera. Questione sottoposta a un tribunale arbitrale di Stoccolma ma il verdetto è atteso per l’anno prossimo. Il duro primo ministro ucraino Yatsenyuk assicura che Kiev non ritirerà la sua denuncia. Adesso, autunno.
Caldo gelido inverno per i nazionalisti più accesi attorno a cui si stanno gradatamente spegnendo molto simpatie anche in casa occidentale. Già prima dell’inizio dei negoziati di Berlino, il ministro russo Novak aveva spiegato che i Paesi dell’Unione non potranno vendere gas russo all’Ucraina “a flusso invertito”. Pena il blocco dei loro stessi rifornimenti. Va ricordato che i Paesi Ue importano un terzo del loro gas dalla Russia e la metà di questo flusso passa per l’Ucraina.
Sola notizia positiva, regge la tregue militare pur nell’orrore dei 3.200 morti accertati in Ucraina orientale.
Fonte
* Come ho già avuto modo di riportare, non è la prima volta che si parla di enormità, negli ultimi 15 anni, all'indomani della scoperta di un nuovo giacimento, poi chissà come mai gli entusiasmi calano, i numeri da ingegner cane finiscono nel dimenticatoio e si torna con ansia a fare stime ed elaborare modelli matematici che spostino un po' più avanti l'orizzonte temporale - ormai sempre più prossimo - del collasso anche materiale di un modello di sviluppo che in 150 anni ha prodotto e scoperto di tutto ad eccezione di una fonte energetica alternativa a buon mercato capace di perpetrarlo.
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