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23/10/2014

Raid aerei in Siria, ‘effetti collaterali’ e le ironie turche


I raid aerei condotti da Usa e alleati in Siria contro l’Isis hanno causato in un mese almeno 553 morti, 32 dei quali civili. Per l’Osservatorio siriano dei diritti umani, vittime 464 di Isis, 57 di al-Nusra, ala qaedista del fronte anti-Assad, ma anche 32 civili inclusi 6 bambini e 5 donne.

La guerra tecnologica e dall’alto, colpisce duro, ma non può prendere meglio la mira. ‘Effetti collaterali’ nel bilancio dei raid aerei condotti da Usa e alleati in Siria contro l’Isis. Su 553 morti, 32 sono i civili innocenti. Dati dettagliati dell’Osservatorio siriano dei diritti umani: 464 jihadisti di Isis, 57 di al-Nusra, branca qaedista del fronte anti-Assad, ma anche 32 civili inclusi 6 bambini e 5 donne. Intanto, sottolinea Damasco, la Siria sta fornendo “sostegno militare e logistico” alle milizie curde che si battono contro Stato islamico per difendere la città di Kobane, nel nord della Siria.

Anche se non «fa parte della coalizione internazionale» anti-Isis, come tiene a precisare, il governo siriano sta conducendo una sua guerra aerea parallela. Di un’intensità anche superiore a quella di Stati Uniti e alleati arabi. In due giorni l’aviazione di Bashar al Assad ha condotto 70 raid, 200 nell’ultima settimana. Messaggio chiaro: la Siria del ‘cattivo’ Assad sta dalla parte dei ‘buoni’, ma tutti gli altri della Coalizione Usa sono realmente dalla parte giusta? Nel frattempo Damasco ha informato di aver distrutto due dei tre jet finiti nelle mani dell’Isis e usati con voli di addestramento.

Offensiva aerea siriana sulla città di Dair az Zour, dove una grande base governativa è assediata da mesi in parallelo con gli americani a Kobane, dove a essere assediati sono 2mila guerriglieri curdi che devono fronteggiare almeno 6mila miliziani islamisti. La situazione disperata di una settimana fa è stata in parte rovesciata dalle decine di raid, che, secondo il Pentagono, hanno ucciso «centinaia di miliziani». A giorni dovrebbero arrivare i primi rinforzi dal Kurdistan iracheno, 200 peshmerga con blindati e cannoni. Il presidente turco Erdogan ha dato l’ok al transito, dopo infiniti tentennamenti.

Ma Erdogan non smette di punzecchiare Washington. Nel mirino ora il lancio sbagliato che ha fatto finire nelle mani dell’Isis casse di granate e munizioni destinate ai combattenti curdi. Un carico su 29, va detto, ma con parecchi imbarazzi Usa dopo che le immagini dei rifornimenti finiti nel posto sbagliato sono state diffuse sul Web dagli islamisti. E il presidente turco fa finta di chiedersi ‘cosa sia andato storto’. Sulla questione del sostegno a Kobane: «Mi riesce difficile comprendere perché Kobane sia così strategica per gli Stati Uniti, visto che non vi sono civili ma soltanto combattenti».

Ma è il califfo Abu Bakr al Baghdadi, a considerare strategica la città, visto che ha investito nell’attacco il 10-15% di tutte le sue forze, mentre è impegnato in altre tre offensive: contro gli yazidi di nuovo sotto assedio, verso Baghdad, e verso la diga di Haditha, nella provincia irachena dell’Anbar. I raid della coalizione non hanno stroncato la capacità offensiva dell’Isis, ma cominciano a essere un problema a Raqqa, dove i black out elettrici erodono i consensi del Califfo. Fallita poi l’illusione di contrastare lo strapotere aereo degli avversari col volo di due Mig-21 e un Mig-23 ora distrutti.

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