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01/10/2014

Netanyahu all’Onu: Hamas come lo Stato Islamico

L’Iran è peggio dello Stato Islamico, mentre Hamas è come lo Stato Islamico. I jihadisti dell’Isil (lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante) che stanno mettendo in subbuglio il Medio Oriente, sono diventati il termine di paragone preferito dal premier israeliano Benjamin Netanyahu che ieri è intervenuto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con un discorso privo di novità e aperture verso i palestinesi.

Un discorso che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha definito una “lampante manipolazione dei fatti” e in cui il premier israeliano ha riproposto il solito assioma resistenza (palestinese) uguale terrorismo, affossando (di nuovo) la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Senza dimenticare il nemico a Teheran, il governo iraniano che ha intrapreso un faticoso dialogo con Washington e con altre potenze occidentali sul proprio programma nucleare. Un’apertura che Tel Aviv ha sempre osteggiato.

Netanyahu è intervenuto all’indomani del discorso del presidente dell’Anp, Mahmud  Abbas, che aveva accusato Israele di crimini di guerra durante l’offensiva estiva contro Gaza (oltre 2.000 morti), e ha lanciato i suoi strali anche contro gli amici occidentali, prendendosela contro quei governi che hanno condannato la campagna militare israeliana e oggi sostengono quella statunitense contro i jihadisti in Iraq e in Siria. Si tratta della medesima causa, ha detto Netanyahu, affermando che Isil e Hamas sono “i rami dello stesso albero velenoso” e che il Movimento islamico palestinese ha usato i civili come scudi e che vuole instaurare il terrore nel mondo, proprio come i “nazisti”.  

Per la dirigente dell’Olp, Hanan Ashrawi, Netanyahu “ha perso il senso della realtà, rifiutandosi di comprendere che l’occupazione in sé e tutti gli atti che comporta da parte dell’esercito israeliano sono crimini di guerra”. Il discorso del premier, ha aggiunto Ashrawi, è “un tentativo di fuorviare la platea attraverso una combinazione di linguaggio odioso e di calunnie”.  Il Movimento islamico che governa Gaza ha rigettato l’accostamento con lo Stato Islamico per bocca del portavoce Sami Abu Zuhri che ha ribadito che “Hamas è un movimento di liberazione nazionale”.

L’accostamento Stato islamico-Hamas è sembrato troppo anche a Washington. La portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, ha espresso, con un pizzico di sarcasmo, le sue riserve a riguardo: “Entrambi sono definiti organizzazioni terroristiche, ma ovviamente l’Isil pone una minaccia diversa da Hamas, e questo è un fatto. Non penso che Netanyahu o qualche altro israeliano stia suggerendo che gli Stati Uniti lancino una campagna militare contro Hamas”.

Netanyahu non ha risparmiato l’altro nemico regionale, Teheran, e ha avvertito gli amici occidentali di non farsi abbindolare dalla “ammaliante offensiva” del presidente Hassan Rouhani. Un Iran con armi nucleari potrebbe essere una minaccia peggiore dello Stato Islamico, ha detto: “Sconfiggere lo Stato islamico e ignorare l’Iran sarebbe come vincere la battaglia e perdere la guerra”.

Una stoccata agli amici di Washington che hanno aperto il dialogo con Teheran sul programma nucleare iraniano. Un negoziato in stallo, dopo i progressi iniziali, che rischia di arenarsi definitivamente prima della scadenza di novembre. Anche su questo, la signora Psaki non si è trovata del tutto d’accordo con il premier israeliano e ha messo in chiaro che gli Usa non si fanno ammaliare e che ogni accordo con l’Iran si baserà sui fatti.

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