Sono quasi 6 milioni le persone che in Germania percepiscono l’Hartz IV, il sussidio statale previsto dal sistema tedesco per aiutare disoccupati di lungo termine, sottoccupati, lavoratori stagionali, precari. Tra questi, circa 440mila sono cittadini provenienti da altri stati europei, di cui 71mila italiani – il secondo gruppo più grande dopo i polacchi. Dal primo agosto 2016, data in cui è entrata in vigore la nuova riforma dell’Hartz IV proposta dal ministro SPD Andrea Nahles, molti di loro rischieranno di essere bollati come “antisociali” e condannati al risarcimento del sussidio ricevuto. Diventeranno, cioè, da persone che usufruiscono del diritto a una prestazione sociale erogata dallo stato, persone che ricevono un credito da parte del Jobcenter. In altre parole: debitori.
Annunciata da tempo e ora diventata realtà, la riforma Nahles era stata promulgata già a giugno dal parlamento tedesco con il nome di Rechtsvereinfachungsgesetz, legge per la semplificazione giuridica, e presentata come alleggerimento dell’enorme carico burocratico che grava su questa parte fondamentale del welfare tedesco. In realtà al di là delle procedure tecniche promesse per migliorare il meccanismo del sistema degli aiuti sociali, oltretutto già stroncate dagli addetti ai lavori, la legge è stata ampiamente attaccata dalla stampa per l’ulteriore decurtazione dei sussidi e l’inasprimento delle sanzioni. Dei vari provvedimenti (“assurdi”, li ha definiti recentemente Die Welt) messi già in luce, particolarmente dibattuti sono stati i tagli agli aiuti per le madri single – in una città come Berlino in cui un terzo dei bambini vive di Hartz IV e in cui le cosiddette alleinerziehende Mütter rappresentano una delle categorie sociali più deboli – nonché la riduzione generale dei tempi per poter presentare ricorso nel caso in cui il Jobcenter abbia sbagliato nell’erogare i sussidi (50% dei casi, secondo alcuni). D’ora in avanti si avrà a disposizione solamente un mese per il reclamo, passato il quale ogni diritto verrà a decadere.
Ad essere sfuggito all’attenzione dei principali media tedeschi è stato però l’aspetto sicuramente più interessante tra quelli introdotti dalla ministra Nahles, un aspetto che comporterà un vero salto di qualità rispetto alle misure di sanzionamento e controllo sin ora applicate dai Jobcenter: stiamo parlando degli ampliamenti apportati al 34° paragrafo del Sozialgesetzbuch II (SGB II, il codice che appunto dell’Hartz IV contiene la legislazione), che espone e spiega il concetto di sozialwidriges Verhalten, letteralmente “comportamento antisociale”. Un concetto in realtà già esistente nel SGB II ma ben poco osservato, che grazie alla nuova stesura troverà invece un uso di gran lunga più ampio. Cosa significa dunque sozialwidriges Verhalten e chi – soprattutto – tra quei 6 milioni di disoccupati, sottoccupati, precari potrà d’ora in avanti essere bollato dal Jobcenter come “antisociale”?
Antisociale, prima della riforma e per come era definito nel 34° paragrafo, era una persona che dopo aver dilapidato con coscienza il proprio patrimonio chiedeva poi di vivere degli aiuti sociali erogati dallo stato. In questo caso, dunque, si decideva di erogare sì il sussidio richiesto, ma in forma di credito, così da scongiurare e punire con la restituzione dei soldi un’azione considerata dannosa per collettività. Per i Jobcenter era però difficile provare gli intenti con i quali il denaro fosse stato veramente sprecato, motivo per il quale il 34° paragrafo restava poco utilizzato. Con la riforma Nahles il rischio è esattamente l’inverso: dalla limitazione a un caso singolo e piuttosto raro – chi dilapida i propri beni – si passa a una generalizzazione della categoria di antisociale, tale da comprendere ed essere applicata a una sorprendente molteplicità di atteggiamenti: difatti antisociale sarà ora considerato chi, attraverso il suo comportamento, mantiene inalterato, aumenta oppure semplicemente non diminuisce la necessità che lo spinge a richiedere l’Hartz IV.
Nel concreto? Istruzioni in materia interne all’Agenzia per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit) offrono molteplici esempi di cosiddetta condotta antisociale: chi non accetta un impiego proposto dal Jobcenter apportando una motivazione per così dire soggettiva (bassa retribuzione, condizioni di lavoro frustranti etc); l’abbandono di un minijob mentre si percepisce l’Hartz IV; il licenziarsi più in generale da un qualsiasi impiego, anche fosse per continuare la propria formazione, senza tuttavia avere concrete prospettive di un posto futuro – tutto questo potrà essere marchiato come antisociale, nella misura in cui si chiederà aiuto al Jobcenter. Ovvero: il sussidio richiesto diventerà debito e dovrà essere restituito. A ciò è da aggiungere la cumulazione di eventuali sanzioni normalmente già in vigore, che possono iniziare con una decurtazione del 30% del sussidio per 3 mesi. Con l’unica differenza che, al contrario della sanzione, la richiesta di risarcimento potrà durare fino a 5 anni e, in caso di decesso, passare agli eredi.
Non sorprende dunque che del 34° paragrafo poco o nulla si discuta. Che la minaccia del debito, tanto sostenuta contro la Grecia da molta dell’opinione pubblica tedesca, sia ora definitivamente entrata come meccanismo nella regolamentazione del sistema sociale della stessa Repubblica Federale, non è cosa di cui parlare volentieri.
Per dimostrare il proprio dissenso alla nuova normativa, venerdì 2 settembre dalle 7.30 del mattino è previsto un corteo per il centro di Berlino. Qui maggiori info sull’itinerario e su prossime iniziative. Aggiunta (12.38, 2 settembre); si sono registrati scontri durante il corteo. Questo l’articolo.
“Berlin Migrant Strikers: organizzano periodicamente dei sozial beratung in italiano con consulenza legale gratuita. su Hartz IV Mini Job Lavoro e primo orientamento all’immigrazione presso il Babylonia in Cuvrystrasse a Kreuzberg il lunedì dalle 14:00 alle 16:00 e il martedì presso Basta in Schererstrasse 8 Wedding”
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