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28/09/2016

Il M5s dopo la manifestazione di Palermo e il ritorno di Beppe Grillo

La manifestazione nazionale del M5s, non è stato un appuntamento come gli altri, questa volta perché troppe cose sono cambiate dall’anno scorso: in primo luogo la scomparsa di Roberto Casaleggio, poi le elezioni amministrative con il grande successo di Roma e Torino, l’approssimarsi di uno scontro di importanza primaria come il referendum, le difficoltà della giunta romana, il clima nervoso nel movimento, a cominciare dal Direttorio ecc ecc.

Soprattutto, adesso sta arrivando veramente la botta della morte di Roberto. Come quando si cade e si urta, ma sul momento non si sente dolore e non si vedono lividi che, saranno evidenti a distanza di uno o due giorni. Le elezioni amministrative ed il successo avevano impedito di realizzare la perdita a caldo. Ora è diverso: la situazione della giunta romana fa emergere le difficoltà del governare al primo impatto con la conquista di una posizione importante, si inizia a realizzare la necessità di un riassetto interno che era già necessario prima ma che ora è ineliminabile e così via.

Dunque il “rientro in campo” di Grillo non sorprende ed è perfettamente spiegabile con il suo temperamento. Molti si sono chiesti se quella del “passo di lato” non sia stata solo una trovata pubblicitaria: assolutamente no, Beppe era effettivamente stanco dalla metà del 2014 ed aveva anche preso male l’insuccesso delle europee, per cui, come dimostrano i fatti, aveva deciso di riprendere il giro dei suoi spettacoli, anche perché, almeno sino a febbraio, nulla lasciava presagire un crollo così rapido di Roberto che, invece, si sperava potesse lentamente guarire.

E’ stato il precipitare della situazione che ha richiamato bruscamente Grillo che, per la prima volta, ha usato per sé la parola “capo”. Sin qui lui si era proposto piuttosto come il garante del movimento. La definizione della linea politica ed anche l’assetto organizzativo del movimento erano piuttosto campo d’azione di Casaleggio e ricordo diverse occasioni in cui lo stesso Grillo lo ha dichiarato (ad esempio una assemblea del gruppo parlamentare 5 stelle nel luglio 2014).

Come mai questa metamorfosi? Qui giornalisti ed antipatizzanti si sono scatenati a dire che era come al solito la dittatura del capo non eletto da nessuno, che è la fine dell’uno vale uno” eccetera eccetera.

Il punto è che Grillo ha temuto che, mentre ci si avvicina alla fine della legislatura, le difficoltà romane potessero compromettere il successo alle prossime politiche e che il movimento potesse, poi, “impazzire” esplodendo in mille rivoli. E si è riproposto come centro unificatore, come punto di riferimento che tiene insieme tutto.

E’ realistico pensare che ora procederà ad una ristrutturazione organizzativa del M5s, in modo da assicurare il formarsi di un gruppo dirigente equilibrato.

Non credo che abbia voglia di restare troppo a lungo in questo ruolo, anzi credo che non andremo molto oltre la scadenza delle politiche: Beppe resta un uomo di palcoscenico ed il teatro gli manca molto, e se se ne allontana per un po’ è perché ritiene necessario farlo per il movimento, che cerca di preservare da tendenze centrifughe, da implosioni e da involuzioni.

Non so se ci riuscirà, ma glielo auguro di tutto cuore, sapendo che, allo stato attuale, il M5s è l’unico strumento di opposizione al sistema che abbiamo, pur se con limiti, carenze, ambiguità (e non mi pare di tacerli).

Il primo appuntamento che lo aspetta è questo del referendum nel quale più che mai si sente la necessità della sua presenza nelle piazze. Attenti: la politica televisiva va rapidamente decadendo, anche il web inizia a dar segni di stanchezza, bisogna tornare in piazza e Beppe in questo può essere il principale attrattore.

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