Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha chiuso la partita delle Olimpiadi negando il consenso della città ad ospitare i giochi: non ha fatto bene, ha fatto benissimo dimostrando coraggio.
Finalmente, dopo due mesi di sangue acido per le vicende romane, posso
scrivere di essere completamente d’accordo con una decisione della nuova
giunta 5 stelle e lo faccio senza riserve e con grande piacere.
Entro nel merito:
questa delle Olimpiadi si presentava come l’ennesima operazione
speculativa che avrebbe prosciugato risorse comuni per il vantaggio dei
soliti pochi. Ormai è storia nota e ripetuta quella che la politica dei
“grandi eventi” produce regolarmente costi molto maggiori e ricavi molto
più modesti di quelli previsti. E questo non solo in Italia ma
dappertutto. Ancora non abbiamo i conti dell’Expo, ma sappiamo che i
costi sono stati sicuramente maggiori del previsto, quanto ai ricavi
forse è meglio stendere un pietosissimo velo e lasciar perdere.
Non voglio dire che non ci siano le
eccezioni di eventi che hanno effettivamente giovato alla città
ospitante, che hanno avuto spese ragionevoli e ricavi più o meno vicini
a quelli promessi: è il caso delle olimpiadi invernali di Torino il cui
lascito durevole è stata la metropolitana ed un più generale rilancio
della città. Ma queste sono le eccezioni e nel caso di Roma, per le
condizioni della città, per il volo di avvoltoi che già ruotavano sulla
preda, per le facce che abbiamo visto alla testa del progetto, tutto
faceva presagire una grande mangiate dei soliti noti.
Per di più, il comune avrebbe dovuto
coprire in parte le spese con ulteriori debiti ed in una situazione in
cui già oggi la città è al limite del default.
Quanto al ritorno economico, certamente
ristoratori, albergatori, taxisti, locali di intrattenimento, i negozi
di abbigliamento avrebbero avuto una buona stagione ma la parte del
leone l'avrebbero fatta i soliti palazzinari, le compagnie
assicuratrici, le banche e così via. Insomma ai ristoratori ed
albergatori le briciole, ma i bocconi grossi e più golosi ai
profittatori di sempre.
Ma il motivo più serio è un altro:
è ovvio che il peso più consistente per gli investimenti sarebbe
ricaduto sullo Stato che avrebbe dovuto anche sostenere il comune di
Roma. E non si tratterebbe di un investimento leggero. Non è
ancora passato un mese esatto dal terremoto di Amatrice, la terra trema
ancora in tutto l’Appennino centrale con scosse sino al 4° grado,
abbiamo una situazione di pericolo che riguarda intere regioni e voi ci
venite a parlare di spese diverse da quelle della messa in sicurezza di
queste località?
Al solito, passata la festa gabbato lo
santo: per dieci giorni dopo il disastro si fa il mea culpa per le
troppe omissioni, per i ritardi, per le dimenticanze e si giura che
questa volta sarà diverso che non ci saranno altre priorità che la
ricostruzione e la messa in sicurezza. Poi, tutto passa in cavallerie e
ricostruzione e messa in sicurezza scivolano rapidamente verso le
posizioni basse nella lista delle priorità.
Ma, per una volta, questo paese riesce ad essere serio?
Queste sono le occasioni in cui uno può dire perché scegliere il M5s,
nonostante i pasticci che spesso combina. Sulle grandi scelte nella gran
parte dei casi è della parte giusta.
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